L’Aquila, i soldi ci sono ma il Pd non li usa

(Da Il Giornale) - Quarantaquattro milioni dello Stato buttati al vento, altri 4 persi dalla regione Veneto, 34 milioni di progetti della Caritas fermi. E infine uno dei simboli, la funivia di Campo Imperatore, incredibilmente aperta solo l’8 gennaio, con una perdita per gli operatori turistici di tutti gli incassi delle feste di Natale. La ricostruzione all’Aquila sembra bloccata. La macchina, gestita nei primi tempi dalla protezione Civile, ora nelle mani delle autorità locali e in particolare del Comune per tutto ciò che concerne il capoluogo, si è impantanata in colossali ritardi, incomprensioni, sprechi di tempo e soprattutto di denaro: almeno cento milioni sono volati via, e c’è da augurarsi che non avvenga lo stesso per altri fondi in attesa di essere investiti. Gli albergatori sono pronti alle vie legali contro il Comune dell’Aquila. Negli uffici municipali diretti dal sindaco Massimo Cialente (Pd) fioccano i documenti di biasimo della commissione «garanzia e controllo», istituita per verificare il buon andamento di una ricostruzione partita sotto i migliori aspici e che ora non sa giovarsi nemmeno del simbolo, il Gran Sasso d’Italia.
40 milioni persi per le «case con le ruote». L’ultimo spreco in ordine cronologico riguarda un progetto fortissimamente voluto dal sindaco Cialente: la costruzione di Mar (moduli abitativi removibili), ovvero casette su ruote. Dovevano essere 500, e ospitare tutti coloro che dal 6 aprile del 2009 ancora vivono negli alberghi della costa abruzzese, circa 2mila persone. A un anno e otto mesi dal terremoto, il 22 dicembre del 2010, la protezione Civile ha deciso di revocare «l’importo stanziato» in quanto i fondi «non sono stati impegnati». La delibera che assegnava i fondi a Cialente era del 16 ottobre del 2009. Un anno e due mesi dopo, delle case a rotelle non s’è vista traccia. Il denaro torna dunque nelle disponibilità del dipartimento governativo.
Traditi anche dalla funivia. Con un’economia al collasso e un centro storico chiuso e spopolato, l’Aquila aveva però la sua certezza: la montagna. Tre milioni e mezzo di euro erano destinati dallo Stato proprio alla revisione tecnica di una delle più antiche funivie d’Italia, che collega Fonte Cerreto al famoso nevaio dove fu prigioniero Mussolini: «Fu un’intuizione di Bertolaso: dare questi fondi alla piccola fetta di economia che si era salvata dal terremoto – racconta Ada Fiordigigli, proprietaria dell’omonimo albergo a Fonte Cerreto – e invece ci hanno mezzo in ginocchio, è una vergogna, non li chiamo nemmeno incapaci. Peggio: alieni». È successo infatti che i fondi statali erano stati concessi nel settembre del 2009, ma il bando di gara è stato indetto dal Comune solo a giugno del 2010, con inizio lavori a fine ottobre, il periodo più inclemente per il tempo. Il Comune aveva promesso l’apertura per il 23 dicembre, invece tutto rimandato al 2011. E al primo giorno di attività, l’8 gennaio, la funivia fascista si è fermata per un guasto tecnico. Centinaia di sciatori sono rimasti bloccati alla base. L’associazione Gran sasso 360 denuncia una perdita di «almeno il 70% dei ricavi dell’intera stagione» per la mancata apertura durante le Feste. L’albergo Campo Imperatore (dove si parlò di un possibile alloggio di Obama durante il G8) ha perso circa 180mila euro di beni alimentari e di rifornimenti predisposti per l’apertura del 23. Dopo il blocco della funivia, quattro giorni fa, Cialente sospettò un sabotaggio: «Pensare che – il suo commento – il giorno prima, sono spariti misteriosamente un paio di bulloni». Ma i carabinieri hanno escluso nella maniera più assoluta l’ipotesi del boicottaggio.Il Veneto spazientito ritira la sua beneficenza. Una delle istituzioni più generose con l’Aquila durante il terremoto aveva deciso di adottare un monumento storico del centro: la chiesa di San Marco. Fondi destinati: oltre 4 milioni e mezzo di euro. A quasi due anni dal terremoto, l’interno della chiesa è completamente inaccessibile, nessun lavoro svolto. E questo perché le lentezze e le incomprensioni nell’amministrazione dell’Aquila ha fatto sì che passasse troppo tempo. Troppo davvero: anche il Veneto è stato colpito dalla sua calamità naturale, l’alluvione di novembre, con migliaia di sfollati. A quel punto l’emergenza per i veneti è diventata un’altra. L’assessore regionale alla Protezione civile, Daniele Stival, conferma al Giornale: «Di fronte alla disponibilità di risorse da parte nostra, avevamo chiesto di coinvolgere imprese venete nei lavori, ma non abbiamo avuto risposte. Bisognava poi mettere una serie di progettisti che andavano bene agli enti locali e alla Curia. Insomma, a ottobre di quest’anno non eravamo arrivati a una convenzione per gestire questi quattro milioni. Con i soldi dei veneti volevano fare quello che pareva a loro. Poi l’alluvione, e i tagli della Finanziaria



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