Eugenio Coccia: "Vinceremo il Premio Nobel per le nostre ricerche"

 

 

 

 «Che otterremo il Premio Nobel è certo. Quest'anno non ci è stato assegnato solo per una questione tecnica». Non fa una piega il rettore del Gran Sasso Science Institute, Eugenio Coccia, alla notizia che l'ambito riconoscimento è stato attribuito, nei giorni scosi, agli studi sulle transizioni della materia e non alle onde gravitazionali, che definisce «la scoperta del secolo». Una scoperta che parla anche aquilano: gli studi, infatti, sono stati condotti da una cooperazione internazionale cui hanno partecipato gli esperimenti-osservatori Virgo di Cascina (Pisa) e Ligo di Washington, con il coinvolgimento di 1.004 studiosi appartenenti a 133 istituzioni scientifiche di tutto il mondo, tra cui il Gran Sasso Science Institute. Professor Coccia, perché quest'anno le onde gravitazionali non hanno avuto il Nobel? Le regole del comitato Nobel sono abbastanza rigide: ogni anno si raccolgono le nomination attraverso un sondaggio che coinvolge scienziati di tutto il mondo. Queste nomination si effettuano entro la metà di gennaio di ogni anno. L'annuncio delle onde gravitazionali è dell'11 febbraio. Secondo il protocollo, quindi, gli scopritori delle onde gravitazionali non sono potuti entrare nella competizione, per definirla così, di quest'anno. È per questo che non ci stupisce non aver ricevuto il premio Nobel. Sarebbe stata un'eccezione il contrario. Tra chi conosce l'importanza storica di questa scoperta c'era la speranza che si facesse uno strappo alla regola. Così non è stato, ma bisogna anche ricordare che chi ha ottenuto il Nobel quest'anno porta avanti la propria ricerca da circa trent'anni. C'è speranza che il Premio arrivi il prossimo anno? Non c'è dubbio che verrà dato il Premio Nobel per questa scoperta. Probabilmente sarà anche più di uno. Ma sulla tempistica non abbiamo certezze. Da cosa deriva tanta sicurezza? Dalla portata della scoperta, grazie alla quale possiamo utilizzare un nuovo modo di avere informazioni dell'universo. Finora abbiamo potuto solo guardare il cielo: le stelle, le galassie e gli altri corpi da cui ci arriva la luce, i cosiddetti fotoni. Questi fotoni non sono tutti visibili, ma sono tutte onde elettromagnetiche. Le onde gravitazionali sono le vibrazioni dello spazio/tempo. Lo spazio secondo Einstein non è rigido, ma è flessibile, come fosse una gelatina. Quando due buchi neri si scontrano si propaga un'onda gravitazionale, che può essere paragonata al suono dell'universo. È come se queste vibrazione dello spazio che si propagano fossero la musica dell'universo. Abbiamo acquistato un nuovo senso: l'udito. Prima avevamo solo gli occhi, adesso possiamo anche ascoltare l'universo. Il 14 settembre 2015, alle 10.50, avete potuto ascoltare, con queste nuove orecchie, flebili perturbazioni del campo gravitazionale provocate dallo scontro di due buchi neri. Il segnale è stato eccezionale. I buchi neri ci hanno detto prima di tutto che esistono, erano oggetti previsti teoricamente, ma di cui non avevamo ancora certezza. Si tratta di corpi talmente compatti, dove la gravità è talmente forte, che neanche la luce può uscire. Sono oggetti da dove le cose possono entrare, ma non potranno mai uscire. Oggetti misteriosi. Dai buchi neri non abbiamo avuto solo un segnale, ma altri due: altre due coppie dei buchi neri si sono fuse. Questo ci indica che i buchi neri sono molto di più di quelli che pensavamo. Una scoperta che apre tutto un nuovo capitolo della astronomia: da dove vengono questi buchi neri? Da dove sono stati formati? Domande che per ora non hanno risposta. Quanto le onde gravitazionali sono abruzzesi? Il lavoro scientifico è stato firmato da una serie di persone e otto di queste provengono dal Gran Sasso Science Institute, una delle istituzioni che hanno scoperto le onde gravitazionali. Personalmente sono uno degli otto firmatari di questo lavoro. Insomma, nel capoluogo abruzzese si formano alcuni tra i fisici migliori del mondo? I nostri allievi sono al top della ricerca mondiale. Perché fanno queste cose: attività alla frontiera della conoscenza. Ammettiamo 40 dottorandi di ricerca ogni anno che percepiscono una borsa di studio di 16.000 euro l'anno. Quest'anno abbiamo avuto 1320 domande di iscrizione. Ci sono molti ragazzi appassionati di queste materie? Negli ultimi anni c'è stato nel campo delle scienze dure, come la fisica, un incremento di iscrizioni. La fisica negli ultimi anni, con scoperte o mancate scoperte, è andata sulle prime pagine dei giornali e ha attirato l'attenzione da parte dei giovani. Noi abbiamo un numero sempre maggiore di richieste: l'anno scorso le domande erano 750, quest'anno 1320. Un grande risultato se si pensa che il primo ciclo di dottorato è partito a novembre 2013.

di Michela Corridore - da Il Centro"

 



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