ALLARMI UFFICIALI INGIUSTIFICATI, MORETTI SI SCAGLIA CONTRO GRANDI RISCHI

 

 

 

"Appare assolutamente ingiustificato, tanto storicamente che sismologicamente, l'allarme diffuso dalla Commissione Grandi Rischi, la quale peraltro non accenna esplicitamente all'area aquilana come possibile scenario di un 'futuro evento di magnitudo ancora maggiore'".

Risponde duramente e con supporti scientifici alla Commissione Grandi Rischi il geologo Antonio Moretti, del Dipartimento di Medicina clinica, Sanità pubblica, Scienze della vita e dell'ambiente (Mesva) dell'Università dell'Aquila, su quanto affermato dall'organo scientifico consultivo della presidenza del Consiglio circa la possibilità che nelle zone dell'Aquilano al confine col Lazio possano verificarsi forti terremoti di magnitudo Richter fino a 6-7 gradi dopo i terremoti del Centro Italia di agosto e ottobre 2016 e di mercoledì scorso.

Affermazioni, quella della Commissione Grandi Rischi, che hanno scatenato una ondata di polemiche.

"Già dai giorni immediatamente successivi ai terremoti dell'Aquila del 6 e del 10 aprile 2009 - scrive Moretti - si era venuta a delineare la possibilità del propagarsi della deformazione alle strutture adiacenti verso NW e verso SE. È ben noto infatti, ed anche intuitivo, che un terremoto (rilascio di energia elastica sotto forma di onde sismiche) si genera a seguito del movimento improvviso (cambiamento di posizione reciproca) di grandi masse rocciose lungo una superficie discreta (la faglia) che interrompe la continuità delle strutture crostali".

"Le grandi faglie sismogenetiche - prosegue - in genere si propagano dalla superficie terrestre fino alla profondità di circa 10-12 chilometri dove, in tutto l'Appennino, si sviluppa un piano di debolezza o di 'scollamento' tra le rocce della crosta superiore, rigide, e la crosta inferiore, più duttili a causa del progressivo aumento di temperatura e di pressione. Questi movimenti, dell'ordine di grandezza di qualche metro nei grandi terremoti, generano una perturbazione nel campo degli sforzi in sottosuolo e vanno a 'spingere' sulle porzioni rocciose adiacenti, le quali, se sono sufficientemente cariche di energia elastica, possono liberarla in una sorta di 'effetto domino' che si interrompe quando tutta l'energia del sistema è esaurita".

"A questa fase segue un periodo più o meno lungo di relativa quiete sismica e di 'ricarica' delle strutture tettoniche, secondo la teoria del 'ciclo sismico'", dice ancora Moretti.

NEL LINK IL DOCUMENTO DEL PROF MORETTI



 



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