MODULI ABITATIVI PROVVISORI - ARRIVANO LE PRME RICHIESTE DI SANATORIA

Arrivano sui tavoli dei Comuni del "cratere" le primissime richieste di sanatoria per trasformare in definitivi i manufatti temporanei post-terremoto: quelli di natura provvisoria, della durata di tre anni, per lo più "casette" di legno, la cui costruzione è stata autorizzata mediante una semplice comunicazione per far fronte all'emergenza abitativa.

A un anno dalla scadenza dei termini, ossia a un anno dall'obbligo di smantellare i manufatti, salvo deroghe, nessuna delle istituzioni che fanno parte della governance del terremoto ha esaminato il problema, che presto diventerà un caso.

Alcuni cittadini, infatti, già ora rivendicano il fatto di aver sborsato soldi propri dopo il sisma e di non aver pesato sullo Stato, avendo rinunciato alle soluzioni abitative come progetto C.a.s.e., Map o appartamenti in affitto concordato. Però il fenomeno è complesso e ha molte letture e fattispecie, tra cui il non trascurabile rischio della speculazione e dell'abusivismo.

Per ora, alla scadenza dei tre anni, le proroghe sono previste solo per chi abita in una casa "E" non ancora agibile. Ma su questa operazione di conoscenza del fenomeno pesano le stime sui numeri di questi manufatti.

Secondo una prima valutazione, infatti, nei territori comunali del "cratere" sarebbero circa 4 mila, di cui 3 mila solo nel comune dell'Aquila, le strutture provvisorie. Non solo. Secondo un'altra stima, solo la metà delle "casette", quindi 2 mila realizzazioni, di cui 1.500 all'Aquila, sarebbero "rintracciabili" perché note all'amministrazione in quanto gli uffici hanno ricevuto comunicazione.

Gli altri 2 mila manufatti, di cui circa 1.500 nel capoluogo, non sarebbero stati accompagnati dal modulo per la richiesta dell'installazione di manufatti temporanei e quindi non sono a conoscenza delle varie amministrazioni.

Per ora queste "casette" non possono essere considerate abusive perché non sono scaduti i termini dei tre anni, anche se alcune inchieste attivate da esposti hanno portato la procura della Repubblica a chiedere e ottenere il sequestro di alcuni alloggi per irregolarità urbanistiche.

Inoltre, sia il Comune dell'Aquila sia la stessa procura hanno fatto ricorso a elicotteri e mezzi aerei per individuare i casi non segnalati, soprattutto su terreni che hanno una destinazione d'uso agricola.

I manufatti sono stati realizzati anche su terreni edificabili e sulle cosiddette aree bianche, quelle, cioé, con vincoli decaduti originariamente previsti dal piano regolatore.




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