Gesù al Fianco: il Cammino di Claudia Koll

 

 

 

- di Giuseppe Lalli -

A San Pietro della Jenca, nel quadro della bella iniziativa del Giardino Letterario posta in essere dall'Associazione Culturale San Pietro della Ienca, si sono svolti interessanti incontri. Il tutto in coerenza con la figura e la spiritualità di San Giovanni Paolo II°, a cui la bellissima chiesetta - santuario è dedicata.
Gli incontri avvengono nella cornice suggestiva del luogo, a poca distanza dal tempietto, in uno spiazzo erboso gradevolmente ombreggiato e vagamente rinascimentale.
Uno di questi incontri si è svolto nel pomeriggio di sabato 22 luglio e ha avuto come protagonista la celebre attrice Claudia Koll, non nuova a queste iniziative nella nostra terra d'Abruzzo. Claudia Koll, attualmente animatrice di una compagnia teatrale, è un volto noto del cinema e della televisione italiana.
A partire da un'esperienza esistenziale che lei spesso descrive come un passaggio  dal buio della disperazione alla luce della Vita, l'attrice ha dedicato tutto il tempo al di fuori della sua attività professionale e delle innumerevoli iniziative caritative,
a comunicare alle persone disposte ad ascoltarla, il senso del suo nuovo cammino con "Gesù al fianco", come lei ama spesso ripetere. Lo fa non per darsi "visibilità" (parola abusata del nostro lessico quotidiano), ma nella certezza di obbedire alla volontà di quel Signore che ha dato un corso nuovo alla sua vita. Lo fa per dire agli altri che Dio non è un'astratta idea filosofica, ma una presenza personale che è "più intima a noi di quanto noi lo siamo a noi stessi", secondo l'efficace gioco di parole inventato da Sant'Agostino. Lo fa perché, avendo ritrovato la moneta smarrita di cui parla la parabola evangelica, sente il bisogno di partecipare agli altri la sua gioia.
Tutto è cominciato a Roma con il Giubileo del 2000 e con l'ideale benedizione di Giovanni Paolo II°, nella cui forte spiritualità Claudia Koll si riconosce. Il grande papa polacco ha canonizzato il 30  Aprile 2000 una sua connazionale, suor Faustina Kowalska, una mistica nata ai primi del Novecento e vissuta tra le due guerre che ha diffuso la devozione e l'apostolato della Divina Misericordia, secondo un'esortazione ricevuta dallo stesso Gesù nel corso di ripetute apparizioni. Claudia ha ravvisato nella figura di questa originale santa un'altro segno della sua vocazione.
La chiave e la misura di questa sua vocazione corrisponde al messaggio stesso che essa si sente di dover dare a questa nostra società malata: la parola del Vangelo come perenne sorgente di acqua viva e la carità fattiva che da questa parola prende slancio.
È in questa prospettiva che le associazioni nate per sua iniziativa operano. Come esempio di questa carità operativa, ha parlato di una lavanderia con annesso servizio docce realizzata in una parrocchia romana e messa a disposizione dei senza-tetto. Ha parlato poi di una casa, chiamata "la casa del sì" che ospita donne in difficoltà. In Africa è stata allestita una sartoria che offre lavoro a molte ragazze madri e un centro specializzato per disabili, significativamente chiamato "La piccola Lourdes".
Si tratta, a ben vedere, della stessa prospettiva nella quale si muoveva Madre Teresa di Calcutta: piccole gocce nel mare dell'indifferenza e una carità che vuol sanare sia il corpo che l'anima e che non può attendere i tempi lunghi ed incerti della politica,  né peraltro intende ad essa sostituirsi.

Claudia Koll non nasconde le difficoltà piccole e grandi che incontra ogni giorno sia nella sua attività professionale (non è sempre facile la coerenza cristiana nel mondo dello spettacolo), sia nella realizzazione dei suoi progetti caritativi. Inoltre, ha tenuto a sottolineare le insidie del Nemico  (lo ha chiamato proprio così!...).
Tra le tante parole ascoltate, una frase da lei pronunciata durante l'incontro a me pare particolarmente significativa   e suona pressappoco così: "Se ci sforziamo in ogni circostanza di fare la volontà di Dio, certo incontreremo difficoltà, ma anche, prima o poi, riconosceremo dei segni che ci rassicureranno sulla bontà del cammino intrapreso". Mi è venuta alla mente, per...assonanza, una celebre frase di Alessandro Manzoni: "Fate del bene ed incontrerete sempre visi che vi metteranno allegria".

La parabola esistenziale di Claudia Koll ci induce a pensare che la patologia morale delle nostre società moderne è definita da tre "ismi": egoismo, materialismo, modernismo.
L'egoismo ci fa vivere soli anche in mezzo a folle assordanti e spesso plaudenti. Il materialismo si manifesta in stili di vita gaudenti e vuoti (la Bologna grassa e disperata di cui parlava tanti anni fa il cardinale Biffi) e mode  insensate. Azzera ogni anelito spirituale, ci fa vedere il prossimo solo in funzione utilitaristica (quanto conta questa persona? In che modo me ne posso servire?) e la società come una montagna da scalare e dominare, con tutto il corredo di invidie, rancori e risentimenti che ciò comporta nei rapporti umani.
Infine, il modernismo, malattia filosofica ma non meno reale, che induce a pensare che tutto quello che la scienza e la tecnica rendono possibile, per questo solo fatto, diventa anche moralmente lecito.
In campo culturale è l'atteggiamento che tende a relegare la religione e i suoi simboli nel campo dei reperti archeologici più o meno interessanti. Claudia Koll ricorda invece, anche a tanti cattolici "anagrafici", che la Scrittura è parola viva e vivente.
Non si rimane indifferenti di fronte a tale testimonianza, tanto limpida e tanto anticonformistica.
C'è da sperare di rivederla prossimamente dalle nostre parti, dove viene sempre molto volentieri. Mi pare di ricordare che una nonna di Claudia era abruzzese. Sarebbe troppo facile parafrasare un vecchio adagio e dire : dietro  una grande donna c'è sempre una... grande nonna.

La migliore conclusione, a corredo di questa testimonianza cristiana, credo possano essere alcune parole prese dal Diario di Santa Faustina Kowalska, mistica tra le più grandi del secolo scorso, canonizzata, come si ricordava, da Giovanni Paolo II°. Ad essa Claudia Koll ha dedicato un agile libretto di pagine scelte del Diario stesso, introdotte e commentate con stile sobrio e penetrante. Sono parole, quelle che seguono, scritte in forma di versi dalla giovane Suor Faustina, donna niente affatto colta, appena appena alfabetizzata.
Lo scrittore francese André Malraux, nella prima metà del secolo scorso, scrisse, con profetica visione, che il secolo XXI° (quello che stiamo vivendo) sarebbe stato mistico o non sarebbe stato. Io, assai più modestamente, ho spesso accarezzato il pensiero che solo la lucida follia dei mistici e dei poeti salverà il mondo. Nelle parole che seguono sembra che mistica e poesia si prendano per mano, come la  Speranza di cui parla Charles Pegui, "virtù bambina" che prende per mano e quasi conduce le sue due sorelle maggiori, la Fede e la Carità.

Naviga la barca della mia vita
Fra il buio e le ombre della notte,
E non vedo alcun approdo,
Sono in balìa del mare profondo.
In mezzo al rumoroso frastuono delle onde,
Navigo tranquillamente con fiducia,
E guardo avanti senza timore, come un bimbo,
Poiché Tu, o Gesù, sei la mia luce.
Benché all'intorno sia pieno di pericoli,
Non li temo, perché guardo il cielo stellato,
E navigo con coraggio ed in letizia,
Come conviene ad un cuore puro.
Ma soprattutto unicamente perché
Sei Tu, o Dio,  il mio timoniere,
La barca della mia vita naviga così serenamente.
Lo riconosco nella più profonda umiltà.



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