Bruno Faccia: «Quella volta in baita che scambiai il panino con papa Wojtyla»

«Eravamo in baita per una veloce colazione e venne spontaneo, ad un certo punto, scambiarci i panini». Come si fa tra vecchi amici, amanti della montagna, durante una giornata sulla neve. Un brivido percorre ancora la schiena di Bruno Faccia, storico maestro di sci del Gran Sasso. Sì, perché quel panino era di papa Giovanni Paolo II, che sorrideva sorseggiando un bicchiere di vino. Perfettamente a suo agio, lì a Campo Imperatore, in una delle sue prime uscite segrete sulle montagne abruzzesi. «Lo vidi sciare una volta sulle piste di Montecristo. Mi sembrò di riconoscerlo ma preferii non dire niente. Poi, qualche settimana dopo, fui chiamato per accogliere un ospite importante, alle sette di mattina, alla base degli impianti. Era lui e feci davvero fatica a gestire l’enorme emozione. Ma l’imbarazzo durò solo pochi minuti. Poi si cominciò a sciare con questo signore ancor giovane e dal fisico atletico, giacca a vento bianca e pantaloni neri, e tutto sembrò incredibilmente normale se non fosse stato per la presenza dello staff che lo aveva accompagnato e seguiva a distanza, con discrezione, i suoi movimenti».
E così, tra papa Wojtyla ed il maestro di sci del Gran Sasso, nacque un rapporto di amicizia che si è allungato nel tempo. «Vedi, Bruno, poco fa ero un papa, non adesso. Un pomeriggio mi disse proprio così, con quel sorriso affabile che ha affascinato il mondo intero, dopo che, tolti gli indumenti da sci, era tornato in quelli da pontefice. Scherzava, felice di aver trascorso una bella giornata sul Gran Sasso, montagna che amava e della quale voleva conoscere ogni cosa. Sciava bene su ogni pendio ed ogni tanto si fermava a guardarsi intorno. Assorto e al tempo stesso rilassato».
Faccia è stato anche diverse volte in Vaticano. «Mi riceveva nel suo appartamento ed subito ricordava le giornate in montagna. Un rapporto affettuoso che mi ha lasciato dentro sensazioni difficili da descrivere. Domenica prossima sarò anch’io in piazza San Pietro, con altri aquilani, per questa particolare occasione». E nella voce commossa trapela evidente un pudore persino nel parlare delle piste innevate che faceva preparare a puntino per accogliere il giorno successivo quell’illustre amico con il quale, magari, dividere poi un panino con salame e formaggio.





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