L’aprutino Italo Foschi, fondatore dell’A.S.Roma ed i legami con L’Aquila.

Condivido molto volentieri questo scritto dello storico aquilano Enrico Cavalli, docente nella nostra città, a cui ha dedicato molto ed assai illuminante impegno storiografico, segnatamente nel campo dello sport. In questo suo breve saggio  Cavalli traccia la figura di un personaggio abruzzese, Italo Foschi, che durante il ventennio fascista svolse nella capitale, nuova meta degli intellettuali abruzzesi dopo la fine della "patria napoletana", un ruolo di primo piano nell'organizzazione agonistica, nel quadro di un impegno di uomo sì fedele al regime ma niente affatto allineato.
Al professor Cavalli va il merito, anche in questa occasione, di aver riscoperto e valorizzato la figura di un degno figlio della nostra " patria abruzzese"

(Giuseppe Lalli).

 


- di Enrico Cavalli -
  In un suo non recente, ma mirabile saggio, il professor Umberto Dante (Capitale, Provincia, Campagne, in AA.VV., Intellettuali e Società in Abruzzo fra le Due Guerre, Roma, Bulzoni, 1986), ci dice che per i mutamenti di  gerarchie territoriali indotte dall’Unità,  la ‘più popolosa città abruzzese’ diventa Roma.
  Coloro che dal Gran Sasso alla Majella, piuttosto che dal Tronto al Trigno, a prescindere da un proprio talento di base, avessero inteso di trovare impieghi e/o un’affermazione notabilare, non potevano che sbarcare, caduta la ‘patria napoletana’,  nella Capitale, e di esempi ed illustrissimi ce ne sono a iosa e superfluo citarli.
  Non sfugge a questa regola della matrice capitolina per l’anoblissement personale, Italo Foschi, nativo da famiglia benestante il 7 marzo 1884 alla teramana Corropoli, uno di quei centri laboriosi e silenti che guardano al più alto massiccio appenninico, come simbolo delle sommità da scalare, nella quotidiana esistenza.
Trasferitosi coi familiari  ‘armi e bagagli’ a Roma ad inizio ‘900, il personaggio si laurea in Legge alla ’Sapienza’ nel 1906 e da brillante avvocato della Corte dei Conti, passerà alla storia, più che per la sua vocazione nazionalfascista, ma dai connotati ‘di sinistra’ essendo in perenne conflitto col Duce, invece, per il suo ruolo nella politica sportiva del Ventennio: fu l’ispiratore della famosa ‘Carta di Viareggio’ del 1926, conformativa per lungo tempo di una certa visione del football italico ed il regista di importanti fusioni di club, a Giulianova nel 1923 e San Benedetto del Tronto nel 1924, per finire alla grande fondazione dell’A.S. Roma, il 22 luglio 1927, in antitesi ‘popolare’ alla ’olimpica’ e liberale S.S.Lazio.
  Insomma, la vicenda di Foschi, si inscrive in quei gerarchi adusi a delle estrinsecazioni agonistiche, deprecabili dal pensiero di un salientissimo abruzzese e che non a caso si sottrasse ai ’salotti romani’, quale Benedetto Croce, ma questo è un altro discorso.
 Le inquietudini post ‘normalizzazione’ mussoliniana del 1925, di Foschi, dentro la Federazione fascista dell’Urbe furono una molla che lo portarono a mantenere una visibilità operativa (col favore e non malcelato di Palazzo Venezia!), nello sport, una passione che incideva profondamente nella sua stessa vita,  perendo, dopo l’amnistia  dalle responsabilità di regime, il 20 marzo 1949 alla notizia riportano gli annali, della sconfitta della sua A.S. Roma.
  A livello locale, Foschi balza agli onori della cronaca per effetto del torneo calcistico fra i ‘Giovanissimi’ giallorossi e rossoblù, a sfondo benefico per il 7 giugno ed a lui dedicato dal Roma Club di L’Aquila, ‘Vittorio Zingarelli’: per inciso, l’intitolazione del rassemblement cittadino di aficionados romanisti, è a riconoscimento non solo del nipote per parte materna di Italo Foschi, ma di colui che nel capoluogo abruzzese, fu  benemerito e massimo dirigente delle aziende municipalizzate ed artefice del rugby neroverde e dello sport in generale, negli anni’60.
 Non radi gli intrecci di Foschi con l’aquilanità dal punto di vista sportivo e politico, ambedue i fronti tipici di quegli ’anni ruggenti’: all’atto degli accorpamenti calcistici, di cui sopra, egli venne assistito dall’edile pizzolano Elia Federici, con questa amicizia realizzatore di via dei Fori Imperiali; una volta esautorato dalla segreteria del fascio capitolino, fu sostituto dal rocchigiano Nino D’Aroma e poi dall’aquilanissimo Adelchi Serena, anzi, per una comune appartenenza alla corrente farinacciana, i contatti fra il futuro capo del P.N.F., e Foschi, avranno aspetti collegabili all’allestimento dell’A.S. L’Aquila in serie B dal 1934-37.
Un profilo quello di Foschi, da meglio discettare, extra pregiudiziali e/o revisionismi a targhe alterne, la qualcosa spetta a chi tenta di fare storia, invece, la cosa più importante e meritoria è che sia stato occasionato a L’Aquila un momento di riaggregazione giovanile ed a favore della onlus cittadina ‘Per la Vita’ , in nome, soprattutto, dei valori interclassisti ed idealmente apolitici dello sport.

 



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