Importanti personalità delle istituzioni e della ricerca al convegno: Scienza e Giustizia

Si è tenuto oggi, nell’Auditorium del GSSI – Gran Sasso Science Institute, il convegno “Scienza e Giustizia”, organizzato dal GSSI con il patrocinio del Consiglio Superiore della Magistratura, alla presenza di importanti personalità delle istituzioni e della ricerca.
Il Rettore, Professor Eugenio Coccia ha rivolto il suo saluto ai presenti e ha introdotto le tematiche del convegno. Il Rettore ha menzionato le sfide che le nuove conquiste della scienza pongono al diritto, ma anche l’interazione tra i due ambiti, facendo riferimento all’apporto delle tecniche scientifiche nello svolgimento del processo.


La Presidente della Corte d’Appello dell’Aquila, Fabrizia Ida Francabandiera, ha osservato che la giustizia è un’aspirazione della giurisprudenza, che si serve degli strumenti del diritto. Il magistrato, spiega la Presidente, deve tenere conto dei saperi altri e dialogare con loro, ma rimane colui che governa il processo e le conoscenze e le evidenze scientifiche in esso acquisite.
Nell’introduzione ai lavori, guidati dal direttore di Radio Radicale Alessio Falconio, il Consigliere di Stato Giancarlo Montedoro si è soffermato sul nodo centrale del metodo giuridico, sugli aspetti che lo differenziano dal metodo scientifico. In una prima parte del suo intervento ha tracciato un percorso sulle teorie del metodo giuridico, per poi sottoporre ai presenti alcuni esempi tratti dalla giurisprudenza degli ultimi anni. Concludendo, dopo aver passato in rassegna alcuni casi di pratiche mediche che si sono poste all’attenzione della giurisprudenza, il Consigliere ha messo l’accento sull’opportunità di mantenere un equilibrio di giudizio, “guardandosi bene da ogni esaltazione scientista, ma anche da ogni deriva antiscientifica”.
La Professoressa Maria Chiara Carrozza della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e il Professor Alfonso Celotto dell’Università di Roma Tre hanno animato con i loro interventi la prima sezione del Convegno dedicata a “Robotica, intelligenza artificiale e giustizia”. La Professoressa Carrozza, docente di Bioingegneria industriale, ha posto un quesito di grande interesse: si è chiesta se il giudice possa essere sostituito da un robot e da un’intelligenza artificiale. Ha subito richiamato l’attenzione sulla differenza tra “Sense” e “Sensibility” e ha osservato che la macchina sente, ma il cervello del giudice percepisce, ha una sensibilità che alle macchine manca ed è indispensabile per emettere un giudizio.
Il Professor Celotto, docente di Diritto Costituzionale, ha messo in evidenza che il Diritto è più portato a guardare al passato, rispetto alla Scienza, e nutre timore verso la novità. Si è quindi soffermato su come le tecnologie possano modificare i diritti delle persone e ha toccato argomenti attuali come il diritto all’oblio, il diritto alla rettifica, il tema delle fake news. Riallacciandosi poi all’intervento della Professoressa Carrozza ha affrontato il problema del diritto delle macchine: “Possono esserne solo oggetto o possono diventarne soggetto?”. Quindi, il costituzionalista è tornato anche sulla questione della sostituibilità del giudice da parte di un’intelligenza artificiale.
La seconda sessione ha trattato il tema “Scienza e processo”. Il Primo Presidente Emerito della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, ha messo l’accento sulla maggiore complessità delle conoscenze necessarie al giudice e sulle molteplici risposte della comunità scientifica. È mutato il rapporto tempo e giustizia, perché le nuove conoscenze scientifiche hanno la possibilità di instillare il ragionevole dubbio di innocenza anche rispetto alla sentenza passata in giudicato. Ha osservato che le neuroscienze non sciolgono ancora i nodi della causalità psichica che il giudice deve valutare per la decisione, fondandosi anche sulle massime di esperienza cui bisogna ancora far riferimento.
La virologa Ilaria Capua, Università della Florida è intervenuta in videoconferenza dagli Stati Uniti e si è rivolta ai presenti con un’espressione di nostalgia verso l’Abruzzo: “L’Abruzzo è una terra che amo moltissimo e che ho fatto davvero fatica a lasciare”. Si è quindi soffermata su tre aspetti della sua vicenda biografica e giudiziaria, che l‘ha vista pienamente prosciolta, suscitando l’emozione della platea. Ha messo in rilievo nodi importanti relativi al processo: la fuga di notizie, la ricostruzione erronea del fatto, con particolare riferimento all’importanza dei dettagli quando si considerano dati scientifici, la contraddizione tra la fragilità del sistema e la gravità delle accuse. A conclusione la scienziata ha lanciato un’esortazione anche ai giornalisti, perché contestualizzino meglio al lettore le parole e lo stato delle indagini. Ha concluso: “Io continuerò a parlarne perché l’Italia merita di più”. Il Presidente Canzio, riprendendo la parola ha affermato di sottoscrivere tutto quanto detto dalla Professoressa Capua, confermando la criticità dei problemi della fuga di notizie, della durata delle indagini e del fact-checking e prefigurando una soluzione possibile nell’apertura di finestre giudiziarie sulle indagini.
Nelle conclusioni del convegno, Luciano Maiani, fisico e Professore Emerito della Sapienza Università di Roma, ha osservato come la frontiera fra Scienza e Diritto sia in movimento. Ha ripreso alcune tematiche trattate nella mattinata e ha poi proposto una riflessione sulla Scienza, sintetizzata nella formula “Scienza: dubbio e riproducibilità”. Ha spiegato che la necessità di dubitare è parte della scienza e che le ipotesi devono essere supportate da esperimenti riproducibili. Ha ricordato – citando Brecht – Giordano Bruno, Galileo Galilei, e ha osservato che gli scienziati tendono a sottovalutare le relazioni tra Scienza e Diritto, relazioni che, secondo il fisico, vanno curate per superare le incomprensioni e integrarsi. Si è poi soffermato sul ruolo del caos nella Scienza e sull’importanza di una buona informazione che passi attraverso strumenti di analisi e sintesi come le commissioni scientifiche.
Il Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, ha concluso rivolgendo un apprezzamento per la giornata al GSSI: “Il confronto tra giuristi e scienziati ospitato oggi al GSSI - una realtà che, crescendo, sta dando moltissimo al territorio e a tutto il Paese - è stato di livello notevole e raro. Questo dialogo tra le due discipline deve essere sviluppato”. Il Vicepresidente del CSM ha inoltre auspicato la pubblicazione degli atti del convegno e, riprendendo le tematiche trattate, ha affermato: “Questa mattina abbiamo appena iniziato con una riflessione che impegnerà molti giuristi in Italia e nel mondo”. Dopo aver tracciato alcune differenze tra il ruolo dello scienziato e quello del magistrato, è tornato sull’argomento della sostituibilità del giudice con un’intelligenza artificiale, concludendo che, nel processo, la razionalità si accompagna alle emozioni, ai rapporti umani, alla relazione con le parti del processo, all’obbligo di decisione e di motivazione. La funzione del giudice è su questo punto insopprimibile, ma la robotica potrà aiutare il sistema giudiziario, come ci conferma la storia dell’informatica giuridica. Il Vicepresidente ha poi chiuso il convegno, ricordando il cortocircuito che ci fu tra Scienza, Politica e Giustizia, nel 1938, quando le aberranti leggi razziali furono precedute dal Manifesto della razza. Ha sottolineato, in questo modo, l’importanza di un franco e costruttivo dialogo tra Scienza e Giustizia anche per la nostra democrazia.


 



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