NUOVE AZIONI PER SALVARE IL CENTRO TURISTICO...

È convocata per martedì 5 luglio la seconda convocazione del consiglio d’amministrazione del Centro turistico del Gran Sasso. In quell’occasione verrà valutata l’ipotesi di aumento di capitale della società ex municipalizzata attraverso l’emissione di nuove azioni per il reperimento di fondi necessari per le esigenze più impellenti e per la programmazione dell’attività a medio lungo termine. Nell’immediato è necessario reperire quattro milioni di euro: sia per la messa in ordine dei conti, per le opere di manutenzione ordinaria delle strutture nonché dell’albergo di Campo Imperatore sul quale, comunque, esiste un contenzioso tra gestori e Ctgs per la gestione davanti al Tar. Altri quattro milioni, invece, saranno necessari per il prossimo anno, quando sarà necessario effettuare la revisione ventennale dell’impianto di risalita della seggiovia delle Fontari. Più ampio il discorso riferito ai circa 17 milioni occorrenti per la realizzazione del “Piano d’area”, con la realizzazione di nuovi impianti e il potenziamento dell’offerta turistico-ricettiva. Il futuro dell’azienda, come dichiara il presidente del cda Vittorio Miconi, è legato alla privatizzazione, invocata dal Consiglio comunale con due distinte deliberazioni già approvate. “È il momento delle scelte non più derogabili – spiega – Dopo i problemi legati al terremoto e alla manutenzione ventennale della funivia adesso bisogna pianificare il futuro. Il mandato del cda era di predisporre tutti gli atti necessari alla vendita, ma è il proprietario, in questo caso il Comune, che dovrà avere l’ultima parola per la vendita del Centro turistico”. In questi due anni sono diverse le offerte ricevute, “ma la più interessante è sicuramente quella di Invitalia. L’aumento di capitale sarà rivolto in prima battuta a soggetti pubblici e, solo eventualmente, ad altri soggetti terzi con evidenza pubblica. In questo modo le risorse andranno direttamente in capo al Centro turistico. Abbiamo proposto un aumento di capitale in più tranche”. Sui conti dell’azienda Miconi è stato chiaro: “Il 2010 è stato chiuso sostanzialmente in pareggio, segno che è possibile effettuare una gestione virtuosa. I problemi più grandi sono legati al fatturato che la società: a causa della sua natura pubblica non ha la vocazione per il raggiungimento di buoni livelli di fatturato. Un problema che si può risolvere attraverso l’acquisto di un altro soggetto. La società, a mio avviso, rappresenta un gioiello da valorizzare che possiede potenzialità ancora tutte da sfruttare”. 


Guarda l'intervista all' Ing. Marco Cordeschi

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