Gli ambientalisti bocciano il piano di investimenti nell’Aquilano per il turismo invernale

Il Wwf e il Comitato parchi lanciano l’allarme sul «diluvio di cemento gabellato per “opera di bene”, che presto colerà sulle montagne circostanti, dal Gran Sasso al Velino-Sirente». Nel mirino degli ambientalisti il sottosegretario Gianni Letta e il suo “protocollo”, 200 milioni di investimento sui Comuni di L’Aquila, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, Ovindoli, Lucoli e San Demetrio Ne’ Vestini. Si tratta, dice l’associazione, «di creare i tanto decantati bacini sciistici: impianti, costruzioni e consumi di territorio nel cuore degli ultimi ambienti naturali finora scampati alla distruzione. Poco importa che si tratti di Parchi Nazionali di grande valore, sottoposti a tutti i vincoli di tutela, nè rileva che - come ormai tutti dovrebbero sapere - l’innevamento della penisola (anche a causa del riscaldamento globale, reso evidente dalla progressiva scomparsa dell’unico ghiacciaio appenninico, il Calderone), non risulta davvero in grado di sostenere attività invernali per prolungati periodi».
 Secondo il Comitato parchi «gli impianti sciistici nell’Appennino costituiscono imprese disastrose sul piano economico, capaci di produrre molti danni paesaggistici, ecologici e ambientali, ma in grado di offrire pochissimi posti di lavoro, e destinate a restare comunque fortemente passive. I ricorrenti fallimenti delle stazioni di Scanno e Pescasseroli, che continuano a divorare fiumi di danaro senza risolvere mai alcun problema, lo dimostrano chiaramente».
 «Nessuno si rende conto del fatto che la verità è ben diversa, e che si prepara invece un diluvio di edilizia residenziale di media e alta quota, con alberghi, condomini e ville da vendere a romani e napoletani? In questo periodo di crisi finanziaria, da dove mai proverranno questi fiumi di danaro pronti a cementificare l’Aquilano in nome di una causa santa, definita “un vero atto d’amore” per le comunità locali? Qualcuno avrà il coraggio di rivelare cosa stia covando davvero sotto alle montagne dell’Abruzzo, un tempo noto come la mitica “Regione Verde d’Europa”? Nessuno ricorda le battaglie degli anni Settanta condotte con successo contro la speculazione selvaggia al Parco Nazionale d’Abruzzo? Allora le analisi socioeconomiche condotte dal direttore Franco Tassi, le prime del genere a livello internazionale, dimostrarono in modo inoppugnabile che a trarre guadagno dallo sfacelo del territorio erano pochi affaristi, che i paesi e le comunità locali ne ricavavano soltanto svantaggi, e che assai meglio sarebbe stato invece puntare sulla risorsa Parco».
 «Una strategia innovativa, che poi avrebbe avuto pieno successo con l’ecosviluppo e l’ecoturismo di Civitella Alfedena e di altri villaggi nel cuore del Parco, privi di impianti sciistici ma ricchi di natura protetta. La domanda che sorge spontanea è quindi una sola», conclude l’associazione, «perché l’Abruzzo non torna ad essere la Regione Verde dei Parchi? Rilanciandoli davvero, e cercando nell’ambiente, nella sua conservazione e intelligente utilizzazione la risorsa migliore per il futuro».




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