Voi restate a casa, io torno in corsia - Il racconto di Silvia, che ha sconfitto il virus

Ed eccomi qui, a raccontarvi di me in questo periodo difficile, difficile per chi ha perso un familiare, difficile per chi lotta tra la vita e la morte, difficile per chi come me nella sfortuna, è stato fortunato.
Sono un Operatore Socio Sanitario.
Ho contratto il covid19 svolgendo la professione che ho scelto con amore e con passione, sapendo fin dall'inizio dei rischi a cui andavo incontro.
Ho cominciato la mia quarantena in isolamento a casa. Passavano i giorni ed ho cominciato a stare male.
Stavo male...tutti pensavano fosse ansia, stress...poi arrivò la chiamata, il tampone era positivo e da lì ricovero. Le luci blu dell'ambulanza che mi portavano in ospedale, la mia valigia pronta da giorni perché sapevo che qualcosa in me non andava, le flebo da fare, la forma rara del virus da affrontare, la febbre, il mal di pancia, lo stomaco sotto di sopra che mi faceva contorcere dai dolori, il ritorno a casa per l'isolamento, i tamponi da effettuare per il controllo e quel bastoncino che mi provocava dolore fino al cervello. Di nuovo positiva e con me conviveva ansia e paura, tanta paura.
Forse per la prima volta ho avuto paura, e forse ne avrò ancora. Una paura che mi porta, però, a tornare a quello che è il mio lavoro più forte di prima. La mia paura accompagnerà il mio coraggio.
È stata dura.
Giorni infiniti, come infiniti sono stati i dolori alle ossa e ai muscoli.
Ogni cosa fatta dentro casa mi diventava pesante tanto da dovermi fermare per il senso di oppressione e stanchezza. Non ero più io. Facevo fatica ad alzarmi dal letto la mattina e raggiungere la cucina per fare la colazione. Che poi quella colazione nel mio stomaco non durava più di 30 secondi.
Giornate passate a guardare il vuoto senza sapere cosa stesse succedendo al di fuori, se non a vederlo nei telegiornali.
È stato impossibile guardare con i miei occhi la realtà di questi giorni.
Ad ogni calar del sole scendeva sul mio volto la tristezza, la malinconia e da li lunghe notti passate in bianco.
Infinite sono state le mie lacrime nella mia solitudine.
Mi sono buttata a terra e mi sono rialzata, mi sono rialzata Grazie alla mia famiglia che era sempre pronta lì con il telefono in mano preoccupandosi per me. GRAZIE ai miei genitori che nonostante le difficoltà del momento non mi hanno mai fatto mancare nulla (soprattutto da mangiare😂) e per essersi presi cura di mio figlio a 360°. Grazie alle Dottoresse che hanno lottato per me, agli infermieri e ai miei cari colleghi OSS di reparto e non per avermi sostenuto nel trascorrere dei giorni. A tutto il personale del reparto di Malattie Infettive. Grazie ai dipendenti dell'ASM che la mattina mi chiamavano dicendomi di portare il secchio fuori la porta con l'indifferenziata. Li aspettavo guardando fuori dalla finestra arrivavano vestiti con le protezioni e guardandomi lì dietro un vetro mi facevano cenno con la mano salutandomi. GRAZIE a mio figlio che con il suo sorriso durante le nostre videochiamate ha riempito le mie giornate con i colori dell'arcobaleno. Grazie agli amici, quelli di sempre che hanno avuto un pensiero per me. GRAZIE a TE che mi sei stato accanto ogni singolo istante, che nei miei momenti di sconforto hai saputo trasformare ogni mia lacrima in un sorriso, grazie perché ci sei sempre.
Quello che desidero di più al mondo adesso è poter abbracciare di nuovo le persone che amo. Desidero l'abbraccio di mio figlio, stringendolo forte a me e non lasciarlo mai più per così tanto tempo senza la sua mamma.
Il virus ha scelto la persona sbagliata perché ho vinto io.
Adesso posso dire di avercela fatta e sono pronta, sono pronta a "rischiare" di nuovo, sono pronta ad indossare la mia divisa come se fosse il mio primo giorno di lavoro, sono pronta a riprendere la mia vita tra le mani.
Voi restate a casa, io torno in corsia.



 



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