Le parole di don Federico nel cuore della California

Oggi, Barbara Minafra, caporedattrice del settimanale L'Italo Americano, il più antico giornale italiano negli Stati Uniti (1908) che esce a Los Angeles ed è diffuso in tutta la California e l'Oregon. In un suo articolo (nel numero del 14 maggio, in iglese/italiano) sulla pandemia in Italia, parlando del Centro Italia, ha commentato con le parole di don Federico Palmerini dette nell'omelia della festa della Madonna d'Appari, a Paganica:
“Oggi questo vuoto è una pugnalata, mi azzardo a dire, quasi peggiore del 2009, quando eravamo senza niente, ma almeno eravamo insieme. Oggi non possiamo guardarci negli occhi, stringerci la mano, darci un abbraccio: e quanto ci sta pesando quest’assenza! Sorge una profonda nostalgia, nostalgia di tornare alla normalità, di riprendere a fare le cose di prima, sperando che finisca subito questa situazione.  E mentre rimaniamo in questo tempo così difficile, o ci rifugiamo nel bel passato, o fuggiamo con la mente nel futuro, quando invece dovremmo cambiare vita. Sì, perché se questo flagello della pandemia dovesse finire in questo preciso istante e noi fossimo rimasti quelli di prima, sarebbe una disgrazia forse peggiore.
Non dobbiamo tornare indietro, quando sarà passato questo momento. Come ci ha esortato il Santo Padre, non dobbiamo sciupare questa occasione. Non facciamo che tanto dolore, tanti morti, tanto eroico impegno da parte degli operatori sanitari sia stato invano. È questa la ‘recessione’ che dobbiamo temere di più: così ha esortato con forza nella sua predica del Venerdì Santo, davanti a Papa Francesco, padre Raniero Cantalamessa. Sì, ci saranno difficoltà economiche grandi, dure, lo sappiamo bene, ma la principale recessione da temere è un’altra: quella di uscire da questa tragedia senza averne imparato nulla. Perché non basta una mazzata, personale o collettiva a cambiare il cuore di un uomo; ce lo ha insegnato il terremoto. Non è sufficiente, se non è presente anche il riconoscimento umile e limpido che nella nostra vita personale ci sono cose che devono cambiare. Attenti! Non sto dicendo che è il mondo, la società, il sistema economico che deve cambiare: sono io, perché, come diceva qualcuno, ‘se cambio io, il mondo ha cominciato a cambiare’”.

 



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