MONUMENTI ALLA TERRA Dissodamenti - maceri - croci - combuste e desertificazione

                                                     MONUMENTI ALLA TERRA
(Dissodamento – maceri -  croci – combuste e desertificazione)

- di Giovanni Altobelli -

(Premessa). Intorno all’anno 1000 le popolazioni dell’Italia Centro-Meridionale costruirono nuove città e paesi. Anche nelle zone montuose vennero costruiti nuovi insediamenti rupestri, abitati dall’uomo insieme agli animali. Vennero costruite caverne e piccole ville, successivamente raggruppati in insediamenti umani che diedero vita ai paesi e al loro consolidamento.  La popolazione locale oltre ad abitare pensava anche a mantenere il ricovero bestiame. Ma come si presentava mille anni fa il comprensorio dove attualmente si trova Filetto dell’Aquila  e  dintorni?   E’ ovvio che il territorio   montuoso, appariva erboso e privo di boschi, arido e sassoso. La prima cosa che fecero gli antichi fu il cosiddetto “dissodamento”, ossia le zone erbose vennero dissodate sia quelle comode e fertili che altre più sassose e sterili. Una volta dissodate vennero rese coltivabili e seminate a grano, orzo,  segala,  granturco, lenticchie e patate. Nelle zone irrigue  “La Spogna - Fossauto-Fonte Vecchia”, venivano seminati fagioli, pomodori, insalate e varie.  A ogni campagnolo o bifolco  venivano assegnate le terre per la lavorazione dei campi e renderle fertili per sopravvivere alla fame. Nei secoli vennero fatte bonifiche ai terreni, modellando il territorio in piccoli fazzoletti di terra. Nel corso dei secoli i contadini ammucchiarono tanti sassi e pietre creando delle vere “macerine” come fossero dei veri “monumenti alla terra”  muri e muraglie in tutto il territorio di una bellezza straordinaria, ancora oggi si possono ammirare.  Questi mucchi di sassi e muri sono la testimonianza di un passato fatto di miseria e sacrifici.  Col passare dei secoli vennero  costruiti lunghi muri di contenimento in pietra, fra un terreno e l’altro e lungo le strade di campagna più importanti. I campagnoli costruivano anche capanne in pietra nei rispettivi fondi per ripararsi dalle intemperie e ricoverare anche gli attrezzi agricoli all’occorrenza.  Fin dall’origine i primi abitanti cominciarono a dare i primi toponimi alle località di campagna del territorio di Filetto a seconda della conformazione o come ritenevano  opportuno ed ognuna di esse aveva il proprio significato. Agli inizi del 1800 già nel territorio di Filetto erano stati battezzate oltre 150 località con toponimi di campagna, molti di essi prendevano il nome del possidente della zona. Gli antichi abitanti di Filetto pensarono anche alla limitazione dei confini con gli altri paesi vicini. Le persone più esperte e qualificate di ogni paese si misero d’accordo sulla perimetrazione,  affinchè non avvenissero sconfinamenti di terre e di bestiame. Vennero poste delle “Croci” e “Combuste” in pietra come punti di riferimento nelle varie alture, tutt’ora ne esistono  ancora.  Le cime delle montagne erano contrassegnate da una croce scolpita su una pietra.  Il territorio di Filetto di circa 60 Kmq per secoli è stato dissodato e coltivato con sistemi arcaici, ma dopo gli anni 60 arrivarono i moderni trattori e la terra venne lavorata abbastanza bene. Oggi nel terzo millennio è arrivata la “desertificazione” le terre assegnate e registrate catastalmente oltre un secolo fa,  sono tutte abbandonate a causa della diminuzione della popolazione e del mutamento climatico. Conclusioni. La terra è tornata incolta come era 1000 anni fa, non viene più coltivata dall’uomo ed è rimasta abbandonata a se stessa come una volta.

                  Collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli

                                                 




 



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