Sindaco dell’Aquila replica al Financial Times sui fondi UE

“Per il Financial Times, L’Aquila è l’emblema dell’Italia che, sostenuta nell’emergenza e nella ricostruzione con fondi pubblici, non sa come spenderli. Da aquilano e sindaco degli aquilani, e con alle spalle 11 anni di esperienza alla guida di un piccolo comune duramente colpito dal sisma 2009, mi sento in dovere di chiarire alcune cose”. Così il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi.

“La ricostruzione dell’Aquila non è stata sostenuta dall’Europa, se non per una quota di circa 500 milioni su un totale, a oggi, di oltre 18 miliardi degli italiani: 11,2 stanziati dal governo Berlusconi, 1,8 dal governo Letta e 5,1 dal governo Renzi”.

“Per la ricostruzione dell’Aquila servono ancora 4 miliardi e ci stiamo battendo come leoni, in tutte le sedi, per ottenerli e consegnare al Paese un esempio di bellezza, sicurezza, innovazione e – con un po’ di romanticismo – coraggio”.

“La ricostruzione privata dell’Aquila è al 76% del totale e i suoi abitanti sono rimasti 70mila e sono tutt’altro che fantasmi”.

“L’Aquila è una delle poche città in Italia in cui l’attività artistica è ripresa, in cui non sono stati annullati eventi. Chiedete alle nostre imprese culturali e ai tantissimi attori o musicisti di fama nazionale e internazionale che si alternano ogni sera sui nostri palchi”.

“All’Aquila esiste un’Università ambita, due premi Nobel (Carlo Rubbia e Barry Barish) sono attivi nel Gran Sasso Science Institute, i laboratori nazionali di fisica nucleare sono sede di esperimenti di caratura mondiale”.

“Ai detrattori, vorrei dire che mentre un popolo fiero e operoso, ricostruisce il suo territorio e la sua identità, c’è una parte della politica e dell’apparato burocratico che, a tutti i livelli, invece di sostenere questa velocità, ha solo ed esclusivamente messo le catene ai nostri piedi, con leggi e leggine, adeguamenti e revisioni, che ci hanno condannato – nel nome di un deformato principio legalitario – a una lentezza elefantiaca nella ricostruzione pubblica. Quella sì, fa male all’Italia. E soprattutto all’Europa. Che alle aziende aquilane, oggi, chiede la restituzione delle tasse sospese subito dopo l’emergenza sisma”.



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