La fiaccola alla chiesetta di San Pietro Celestino V e la sosta notturna del tripode a Paganica

- di Raffaele Alloggia –

 

Il passaggio della fiaccola alla chiesetta di San Pietro Celestino V e la sosta notturna del tripode a Paganica, dopo il riconoscimento da parte dell’Unesco della Perdonanza Celestiniana, quale Patrimonio Culturale Immateriale dell’umanità, sarebbe dovuto essere un evento importante da ricordare nella storia locale, in quanto avviene dopo la ricostruzione, seguito i terremoti degli anni scorsi, da parte della Soprintendenza Regionale i cui lavori sono stati diretti dall’architetto Giuseppe Meduri e realizzati dalla ditta “Aterno Costruzioni”.

La sistemazione della pavimentazione all’esterno ivi compreso un’area attrezzata verde, il drenaggio delle acque irrigue e piovane e l’accesso alla chiesetta da parte degli Usi Civici di Paganica, l’illuminazione esterna a titolo gratuito eseguita dalle ditte Bergamotto Paolo e Enrico, così come l’illuminazione interna eseguita dalla ditta “Luna Impianti”, donati accessori interni da parte di cittadini paganichesi che intendono rimanere anonimi.

Non meno importante, la riposizione nell’altare della reliquia di San Pietro Celestino V, nell’antica pietra sacrale, avvenuta Il 1° febbraio scorso con una cerimonia presieduta dal Cardinale Giuseppe Petrocchi Arcivescovo Metropolita dell’Aquila, coadiuvato dal parroco di Paganica Don Dionisio Rodriguez, Don Federico Palmerini e Don Luca Capannolo, alla presenza di autorità civili e militari, oltre una folta comunità di cittadini.

Poteva esserci anche la presentazione dell’aggiornamento del libro che racconta la storia della chiesetta (sec XII) e il rapporto del papa del Morrone con i paganichesi, ricostruita negli archivi della nostra città, fino ai nostri giorni. Ad oggi rimane solo da restaurare l’affresco trequattrocentesco (già restaurate le micro lesioni) e i due dipinti sull’altare seicentesco, di cui l’autore anonimo forse non famoso, ma certamente conosceva bene la storia di papa Celestino V in quanto lo rappresenta vestito da monaco, con lo Spirito Santo in alto, raccolto in preghiera dopo aver deposto la tiara e le chiavi pontificie sull’altare. A proposito dei versi danteschi sul gran rifiuto, scrive Angelo Semeraro insigne scrittore, poeta e archeologo paganichese nel suo libro, “Celestino V Un Santo allo specchio della Storia”, “si rinuncia a quel che si possiede/e si rifiuta quel che non s’ha”.

Ma le restrizioni dovute al Covid-19 non hanno permesso che il passaggio del Fuoco del Morrone, primo dopo il riconoscimento Unesco, avesse la giusta solennità.

Comunque il programma del 41° Fuoco del Morrone, per la giornata di sabato 23 prevede la partenza da Onna alle ore 17, la carovana attraverserà il progetto Case di Paganica, via Casale e poi a 150 metri prima di arrivare alla chiesetta di San Pietro Celestino V lungo la strada provinciale per Pescomaggiore, la fiaccola come da tradizione sarà ceduta ai quattro atleti della “Corsa del Cappello” che rappresentano i quattro Rioni, ci sarà una sosta con breve cerimonia religiosa e poi si riscende a Paganica. Alle 21,30 accensione della fiaccola alla Fonte di S. Antonio con la predisposizione del corteo fino alla Villa Comunale, dove ci sarà l’accensione del tripode, il saluto delle Autorità civili e religiose e la firma della Pergamena delle Perdonanze locali. Chiaramente tutto nel massimo rispetto delle regole vigenti relative al Covid-19.



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