FILETTO, STUPRO VIOLENTO - STORIE DELL’800

- di Giovanni Altobelli -

 

Premessa. Nel corso della storia ci sono stati sempre stupri e violenze contro le donne. Già nel XVIII e XIX secolo ancora avvenivano stupri impuniti soprattutto fatti da persone facoltose, provocando alle donne la violenza e il danno psichico, nei piccoli paesi quando una donna subiva una violenza, la vergogna era tanta. Gli incontri improvvisi avvenivano in campagna a pascolare le mucche, nei pagliai e a volte anche nelle stalle. In questo racconto non si vuole colpevolizzare nessuno, in quanto ancora c’era ignoranza, l’analfabetismo e a volte anche la dominazione verso le donne. I fatti che sto per raccontare sono accaduti nell’800 a Filetto, appena 16 anni dopo l’unità d’Italia.

A Filetto regnava la miseria e come in tutte le parti del centro meridione, anche se il paese era piccolo c’erano quei soggetti incontrollabili senza regole. Siamo nell’anno 1877, gli abitanti di Filetto vivono nel piccolo paese e si conoscono tutti. La popolazione vive esclusivamente con i lavori della terra e dell’allevamento del bestiame. Le donne sono dedite alla filatura, alla tessitura e all’aiuto nei lavori dei campi. Gli avvenimenti di questo racconto risalgono al giorno 30 settembre 1877, nella campagna di Filetto, vicino al paese, quel giorno accade un fatto strano. La giovane ventiquattrenne filettese Palmira Altobelli, classe 1853, figlia di Daniele Altobelli e Maria Cialone, abitante in Via del Castello, durante la tarda mattinata transitava per la strada di campagna dalla contrada “Pago” fino alla contrada “ Volanella” per ritornare in paese. Ad un certo momento viene raggiunta all’improvviso dal giovane filettese di 22 anni Crisante Ciampa, nato il 2 ottobre 1855, figlio di Domenico Ciampa e Carolina Riccitelli. Il giovane Crisante, all’improvviso, aggredisce con forza e violenza la giovane Palmira Altobelli, sdraiandola per terra, con l’intenzione di avere un rapporto sessuale. La ragazza si difende, grida ma viene con violenza e atti di libidine ripetutamente stuprata con aggressività inverosimili, con forte sopraffazione verso la giovane donna. Il Crisante, dopo aver compiuto lo stupro, decide di allontanarsi da quei luoghi per non essere braccato e scoperto da qualche contadino o dalle forze dell’ordine. Si incammina indisturbato verso sud, probabilmente in direzione delle provincie Siciliane, verso zone ignote e lontane. La giovane Palmira faticosamente si riprende dall’accaduto e si dirige verso Filetto per avvertire i propri genitori. Il padre di Palmira, Daniele Altobelli, constatata la gravità della situazione, si reca immediatamente verso Paganica per denunciare ai carabinieri l’accaduto ed impedire che il Crisante potesse fuggire. Mentre i carabinieri salivano a cavallo verso Filetto, incontrano nella parte nord di Paganica il Crisante in località “Collalto”, confine fra Paganica e Filetto, intento a fuggire frettolosamente. Viene immediatamente acciuffato ed identificato dai carabinieri, arrestato e condotto alla caserma di Paganica e quindi viene interrogato dal pretore di turno, mentre uno dei carabinieri presenti verbalizzava le domande e le risposte:

“Crisante Ciampa, questa mattina nella campagna di Filetto in località Volanella, hai violentemente stuprato la giovane filettese Palmira Altobelli?”

Crisante, in un primo momento, nega di essere stato Lui a stuprare Palmira, ma messo alle strette dai carabinieri e dal pretore comincia “a vuotare il sacco” confessa tutto. Crisante riferisce nei verbali di rito di aver fatto l’amore con la Palmira e di averla trovata già “sverginata”, il pretore ribadisce volevi dire “deflorata”? Il Crisante aggiunge durante l’interrogatorio che la Palmira ogni tanto gli faceva dei regali… e ci stava pure!  Il pretore lo interrompe e neanche i carabinieri credono alle frottole e alle stupidaggini raccontate da Crisante. Anzi, con immediatezza viene subito condotto a L’Aquila alle carceri di S. Domenico. Viene istruita una causa penale fra le parti, il cui processo durerà circa un anno. Durante il dibattimento nel Tribunale dell’Aquila in Piazza Palazzo, il Crisante Ciampa, alla presenza del Giudice, ripete le stesse parole che aveva già detto al Pretore a Paganica. Dopo tre dibattimenti in Tribunale, il Crisante avendo scontato la pena di vari mesi in carcere, il giudice ne ordina la scarcerazione il 14 novembre 1878. Inoltre il giudice gli ricorda che in precedenza era già stato condannato a due anni di reclusione in complicità con altri due filettesi per l’omicidio di “Giulio Alloggia del 1872”. Infine il giudice infligge a Crisante una multa pecuniaria da sborsare alla Palmira Altobelli. Quindi viene ammonito verbalmente dal giudice affinché metta la testa a posto. Questi sono i fatti dello stupro. Si tratta di vicende accadute nell’800, ma che succedono ancora oggi e a volte rimangono impunite per vergogna di chi le subisce. Per completare il nostro racconto, la Palmira Altobelli, dopo qualche anno dimentica tutto della brutta vicenda del 1877 col giovane Crisante Ciampa. Anzi, si sposerà all’età di 29 anni, il 21 febbraio 1882 con il giovane filettese Matteo Massaro, figlio di Romualdo Massaro e Domenica Cupillari. Da questo matrimonio nasce un figlio il 14/10/1885, gli viene dato il nome “Giustino”, il quale giovane si trasferisce a Paganica a lavorare come garzone. Ma veniamo al nostro Crisante Ciampa. All’età di 28 anni e precisamente il 18 novembre 1883, sposa la giovane filettese Rossana Cialone, figlia di Filippo Cialone e Grazia Floris. Da questo matrimonio nascono due figli: Domenico e Faustino. Crisante adotta in seguito un altro figlio all’orfanotrofio preso alla “ruota” dell’Aquila. Si tratta di Basilio Flavini, al quale riconosce gli stessi diritti di proprietà degli altri figli, dopo un ricorso legale del Flavini.  Il nostro Crisante Ciampa è un personaggio controverso dell’800/900, venne chiamato “Ferretto”, perché andava alla ricerca dei “vomeri” (strumenti di ferro, di forma triangolare, taglienti da due spigoli, che si incastrano nell’aratro per fendere la terra). I vecchi dell’800 raccontano che Crisante nella spartizione della proprietà, avendo nel passato accumulato 21 vomeri di aratri, li divise ai tre figli maschi, toccandogliene sette a testa. Inoltre Crisante insieme al figlio Domenico, era solito fare la calzetta con i ferri, come una donna nelle stalle. Pertanto, venne nominato la “Razza di Ferretto” o “Firrittu”. Il nostro personaggio dell’800 morirà all’età di 75 anni il 3 aprile 1930. Questi sono stati i personaggi che hanno fatto la storia di Filetto nel bene e nel male. Ma c’è ancora tanto da raccontare di quanto è successo nel passato, con questo breve racconto non si vuole offendere nessuno, sono soltanto racconti e fatti di un periodo storico che certamente nel bene e nel male non si ripeteranno più. Sono stati dei grandi personaggi dell’800/900 che hanno fatto la storia di questo paese.  A memoria dei posteri, questi semplici racconti fanno ricordare un passato che non deve essere dimenticato, poiché è parte integrante della nostra storia di Filetto.

 

Collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli.

 

Ricerche storiche:

Fascicolo n. 1132 busta 98.

Corte d’Assise dell’Aquila “Archivio di Stato”.

Documentazione registri Anagrafici Delegazione Camarda.

Consultazione registri parrocchiali.



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