IN RICORDO DI CLEMENTE MOSCA

- di Giuseppe Lalli -

 

La scomparsa di Clemente Mosca, “l’ispettore”, come spesso l’ho sentito chiamare in riferimento al ruolo svolto per lunghi anni nella Polizia di Stato prima di ritirarsi nella quiete del suo Assergi, paese che amava molto e nel quale era nato e cresciuto, mi addolora molto, come se si trattasse di un parente stretto.

   Clemente era una di quelle persone che danno l’impressione che non debbano mai morire. Mi mancheranno il suo sorriso cordiale e la finezza del suo tratto, oltre che l’eleganza della persona, che in lui sembrava naturale, per nulla acquisita. Mai una parola fuori posto: sempre discreto ed educato. Quando ti parlava ti faceva sempre sentire a tuo agio.

  Era quel che si dice “un signore di altri tempi”, un uomo del primo Novecento, oltre che, per il suo aspetto fisico gradevole, un bell’italiano.

   Mi faceva spesso i complimenti, e questo mi gratificava, naturalmente. L’ultima volta che ci siamo incontrati è stato circa due anni fa (come passa velocemente il tempo!), alla fine di dicembre, in occasione di una mia piccola presentazione della chiesa di Assergi. Alla fine della mia illustrazione mi aveva detto, con la sua solita classe: «Ma allora sei un piccolo Sgarbi...».

  Ecco chi era Clemente: un uomo che sapeva sempre dire la frase giusta, quella più gradita all’interlocutore. Di persone come lui, in questi nostri tempi di diffusa volgarità, si sente la mancanza.

  Riposa in pace, caro Clemente! Il Signore userà con te lo stesso tratto dolce che tu usavi con quanti venivi a contatto.



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