LA MALIA DELLE CIARAMEDDE CALABRESI ACCAREZZA IL DESERTO DI AMATRICE NEL QUINTO NATALE DOPO IL SISMA

Sono passati più di quattro anni dal sisma che ha cancellato la cittadina di Amatrice che è diventata un deserto agghiacciante e che, pertanto, non può essere definita “borgo fantasma” o “città ferita”: della cittadina appenninica non è rimasto nulla, se non rari e miserrimi lacerti, mucchi di macerie che attendono di essere rimossi e abissali voragini di silenzio. Nell’immensa spianata svuotata dal sisma, svetta soltanto la Torre civica decapitata e ingabbiata da strutture metalliche, e una radura agghiacciante e abbandonata chiude spazi alla memoria e al sogno di rinascita. Nell’area dove sorgeva il centro storico, tutto è fermo e cristallizzato e in questo scenario desolante e privo d’identità, la ricostruzione è totalmente assente: anche gli abitanti del borgo sono diventati “invisibili”, come le loro pene.

La polvere di Amatrice, nel quinto Natale dopo il sisma, è accarezzata da una dolce e malinconica armonia di “Ciaramedde” calabresi che in versione zampognara eseguono il canto “Matrix Pulcherrima” (Amatrice Bellissima) scritto da Concetta Persico e da Camillo Berardi. Il Gruppo Folk “I Nuovi Zampognari” di Catanzaro, diretto dal Prof. Giuseppe Mezzatesta, ha voluto fare questo generoso omaggio al borgo appenninico distrutto e ingoiato dal sisma, che è sempre stato culla di cultura e tradizioni zampognare agro-pastorali. Gli affreschi quattrocenteschi di molte chiese di Amatrice devastate dal sisma, raffiguravano anche orchestre di angeli musicanti che nell’organico degli strumentisti comprendevano sempre il suonatore di zampogna.   

Nel 2020, per l’emergenza Covid-19, non è stato possibile organizzare ad Amatrice e dintorni il “Festival delle Ciaramelle” che nelle edizioni precedenti aveva richiamato in molti giovani l’interesse e l’attenzione verso questi strumenti arcaici della tradizione popolare. Il tema pastorale nella musica colta ha ispirato molte opere di compositori celebri. Ascoltando, per esempio, la 6^ sinfonia di Beethoven, la “Pastorale”, si nota che il tema principale del primo movimento è tratto da un canto popolare croato di chiaro sapore agreste, il terzo movimento, la “Lieta brigata dei campagnoli”, descrive un’allegra riunione di contadini in festa, con danze al suono di pifferi e cornamusa, il quinto ed ultimo movimento è introdotto dal suono della zampogna. L’intera sinfonia è un continuo dialogo con la natura, con melodie agresti ispirate all’antica vita pastorale.

Viene proposta la visione di un breve video con l’esecuzione zampognara calabrese del canto amatriciano.



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