Teatro in Tv in onda FONTAMARA dal romanzo di Ignazio Silone

Proseguono con  successo le trasmissioni di Teatro in Tv promosso dal Teatro Stabile d'Abruzzo nell'ambito del progetto “L'arte non si ferma”, fortemente voluto dal  direttore artistico  Giorgio Pasotti.

Giovedì 25 marzo 2021 alle ore 22,30 su Rete 8 e domenica 28 marzo alle ore 18,00 su LAQTV,  andrà in onda FONTAMARA dal romanzo di Ignazio Silone, adattamento e drammaturgia di Francesco Niccolini, costumi e scenografie Scenotecnica Ivan Medici, disegno luci Corrado Rea, musiche originali M° Giuseppe Morgante, regia Antonio Silvagni. In scena Angie Cabrera, Stefania Evandro, Alberto Santucci, Rita Scognamiglio, Giacomo Vallozza.

Cinque attori danno voce a un mondo, a un paese, ai suoi abitanti e pure ai loro carnefici. Raccontano quasi fosse un’opera sinfonica a più voci la storia di Fontamara, dei Fontamaresi, di Berardo Viola e di Elvira.

«Torno a Fontamara- racconta Francesco Niccolini- 35 anni dopo il mio primo viaggio. Allora avevo 15 anni: la forza disperata dei tre testimoni protagonisti del capolavoro di Silone non mi ha mai abbandonato. Quello stile piano, colmo di dignità e al tempo stesso di umiliazione, l’ironia della scrittura e la ferocia dei potenti. I privilegi dei ricchi, la loro ingordigia, la presa in giro spietata di un mondo destinato al genocidio. Perché un genocidio è stato. Solo che allora non avevo gli strumenti per capirlo. Quando vent’anni fa ho avuto la fortuna di lavorare con Marco Paolini e Gabriele Vacis al Racconto del Vajont, uno dei capitoli più duri da studiare e al tempo stesso esempio di coraggio e forza morale, è stata la lettura dell’arringa dell’accusa, scritta dall’avvocato Sandro Canestrini, ora novantaquattrenne: ne fece un piccolo libro, un autentico pamphlet, che intitolò Vajont:genocidio di poveri.Ecco, tornando a Fontamara a distanza di tanti anni, e con molti chilometri e incontri belli e tragici sulle spalle, penso che questo romanzo capolavoro sia un altro capitolo fondamentale per chi ha deciso di raccontare quel genocidio. Ora, insieme agli attori cafoni come si definiscono loro stessi del Teatro Lanciavicchio e ad Antonio Silvagni, provo a portare quelle voci e quei fantasmi sul palcoscenico.» 

“Fontamara è un romanzo spietato- spiega Antonio SIlvagni- Questa assenza mi ha suscitato da sempre un certo fastidio in questo straordinario romanzo, che ho amato, che dovevo amare, raccontava della mia terra, ma …qualcosa mi allontanava da Silone.

Sentivo che la commozione che io provavo per i cafoni, non intaccava minimamente Silone e questo lo trovavo inspiegabile, ma anche insopportabile. Silone non lascia trasparire mai la pietà per la situazione miserrima dei cafoni, che pure vivono in condizioni disumane, vengono imbrogliati, sbeffeggiati, sfruttati, violentati uccisi, ma l’autore tira avanti dritto nella sua strada narrativa, senza indugiare un momento in considerazioni sul loro dolore, in descrizioni della loro afflizione.

Malgrado quello che accade ai fontamaresi, Silone non è mai indulgente con loro, con i loro difetti, le loro meschinità dettate dall’ignoranza e dalla miseria.



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