Un piccolo prezioso libro: Personaggi aquilani - Recensione di Gianfranco Giustizieri

  Inoltrarsi per le vie della città dell’Aquila, cittade “di gloria e di virtù”, inerpicarsi per le salite dalle antiche storie, osservare i palazzi dalle pietre biscottate dal sole, fermarsi su piazze e piazzette con le chiese dai magici rosoni, imbattersi nelle facciate di casette medioevali con l’incisione del monogramma “YHS” , “Jesus Hominum Salvator”, insomma andare a zonzo qua e là con la curiosità di sapere, con il desiderio di scoprire, con la volontà di ricordare, ecco “Venti personaggi venti” emergere dalle pagine di un piccolo libro, prendere per mano e guidare il cittadino distratto, lo studente inconsapevole, il turista che non sa.

   Un libro prezioso dai grandi meriti quello di Monica Pelliccione: Personaggi aquilani, edizioni Arké, L’Aquila 2020; memoria e storia s’incontrano nel percorso cittadino in compagnia di personaggi noti e protagonisti “più nascosti”.

 

   L’autrice, giornalista per professione, scrittrice per passione, vincitrice di premi nazionali, ha scelto “ […] venti volti, venti storie. Icone di una città che attraversa i secoli e intreccia vicissitudini e cicliche rinascite” , venti personaggi che sono passati dall’86 a.C. ai giorni nostri nella nobile urbe che Federico II di Svevia così annunciò “Provvediamo a che nella località Aquila tra Forcona e Amiterno […] sia costruita una città unitaria che dal nome del luogo, e per questo sotto gli auspici delle nostre vittoriose insegne, decretiamo che debba essere chiamata con il nome di Aquila”.

 

   Incontriamo il primo personaggio: Sallustio che domina da oltre un secolo piazza Palazzo, scrigno di storia cittadina, con il suo monumento voluto dai facoltosi e dai sapienti aquilani. Partì dalla sua Amiternum per giungere all’approdo romano dove onore e fama l’attendevano. Quel Gaio Sallustio Crispo che una pennellata di scrittura ne fissa l’immagine e la storia per aprire i secoli che il libro attraversa.

 

   Poi l’ultimo nell’ordine di scrittura: Renzo Piano, con il dono realizzato dell’Auditorium del Castello “fulcro di cultura e culla di rinnovata musicalità”, incastonato da tre corpi geometrici collegati di abete vermiglio posti nel maggior Parco aquilano, contributo volontario per il post sisma aquilano. Quel Renzo Piano, architetto di fama internazionale, illustrato con lampi di luce dalla penna dell’autrice per presente e futura memoria.

 

   Nel mezzo gli altri diciotto. Così, a piedi, li conosciamo in strade e piazze, li incontriamo in palazzi e chiese, li ammiriamo in stemmi e simboli, li leggiamo in antichi libri. Personaggi di diverse epoche e dalle diverse fogge ci vengono incontro. Agnese, la martire cristiana, avvolta nella sua bianca veste; Braccio da Montone, spavaldo condottiero, pronto per l’ultimo assalto ma L’Aquila gli darà la morte; Adamo da Rottweil con i suoi incunaboli che Salvatore Tommasi raccoglierà; fra’ Bernardino con il popolo intorno e frate Pietro da Morrone, ormai Papa, benedicente la sua eletta città.

 

   Altri ancora aprono il tempo della memoria: “Di qui sono passati esponenti di nobili casate, Santi e papi, raminghi viaggiatori, predicatori scalzi e uomini d’armi, re e regine, poeti e scultori”, e più vicini al nostro ricordo: progettisti e musicisti, manager e artisti. Ognuno ha lasciato un’impronta, una sua specificità e così troviamo L’Aquila “di volti antichi e di nobili virtù” fissati dalla fotografia di Daniela Dattrino, L’Aquila narrata con una “scrittura piacevole quel tanto da non richiedere soste di lettura, godibile per la sonorità della parola e

 

Un piccolo prezioso libro: Personaggi aquilani

- Recensione di Gianfraco Giustizieri -

 

 

la costruzione del periodo che fanno della narrazione un canto che accarezza la pelle e scende nell’anima” secondo la sapiente Prefazione di Mario Narducci.

 

   Il libro della Pelliccione costituisce l’unione di un tempo passato e di un tempo presente, riannoda il filo della nostra e altrui memoria, svela e narra a chi non sa. La dea mitologica Mnemosyne, personificazione della memoria e le Muse, sue figlie, viaggiatrici metaforiche del cammino intrapreso, accompagnano noi e chi vuol conoscere: Monica Pelliccione le ha evocate.

 



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