Sono trascorsi oggi 60 anni dal primo uomo lanciata nello spazio

 

Sono trascorsi oggi 60 anni da quel mattino in cui un giovane uomo entrò dentro una capsula. Quando quella capsula venne lanciata nello spazio, l'uomo esclamò un'espressione che passò alla storia: «Poechali!». Andiamo, in russo. L'uomo era sovietico, e si chiamava Jurij Gagarin.
A bordo della Vostok 1, il 12 aprile 1961 Gagarin fece un giro del mondo in 108 minuti, sfrecciando in orbita a una velocità di oltre 27.000 km/h. Sorvolò l'Unione Sovietica, poi il Pacifico, l'Africa e la Turchia prima di fare ritorno a terra. Sano e salvo, contro ogni pronostico.
Gagarin, 27 anni da poco compiuti, fu il primo essere umano ad abbandonare il suo pianeta madre ed entrare nel cosmo. Nessuno aveva mai visto la Terra come l'aveva vista lui, «senza frontiere né confini» come la descrisse lui stesso. Gagarin era nato sovietico, ma lassù era semplicemente un figlio del pianeta Terra, un figlio dell'umanità che stava rischiando la vita per fare entrare la sua specie nel cosmo.
Sovietici e americani stavano competendo aspramente per far vincere alla propria nazione la corsa allo spazio, ma quello che poi scoprirono entrambi è che di fronte a tutto quello spazio noi non siamo sovietici, non siamo americani, siamo semplicemente esseri umani. Minuscoli e fragili abitanti di un'unica terra e di un unico cielo che ci avvolge tutti.

 



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