Animali da cortile: la Locca, la Cavezella e u Jennece, una terminologia sconosciuta ai giovani

In tempo di pandemia, un numero sempre maggiore di persone oggi ritorna in campagna e cerca di ricostruire un mondo che pareva scomparso, un mondo al quale non sono estranei gli animali. Chi ritorna in campagna lo fa anche per poter costruire con gli animali un dialogo sognato ed immaginato, ma mai praticato.

 

Un dialogo con animali diversi da quelli presenti nelle case di città il cane ed il gatto soprattutto, preferibilmente con animali da cortile e per i quali si sono perdute le conoscenze tradizionali.

Ad Assergi nei tempi passati ogni famiglia aveva il suo pollaio e le uova venivano covate dalla chioccia (la locca).

Vogliamo ricordare la locca (chioccia) con una poesia in vernacolo dell’artista assergese Angelo Acitelli

LA LOCCA
Dentre a ‘nu canèstre co’ la pajja
Mèsse la lòcca co’ vind’ova,
diciòtte de cajjina e ddu’ de quàjja,
so vindùna jorni che còva.

Mindre che rappiccèa u foche
S’hanne ‘ndèse le prime pichelàte,
hanne nati i pucìni poc’a –poche
e pure qua’ jènnece ci-ha state;

chi scarùzza…, chi recòjje;
mamma e fijji è tutta ‘na canzona
scjolazzènne tra le fòjje;

a scènne larghe e piùmma regonfiàta,
co’ ‘na corza s’ha fiaràta
a ‘na jàtta che s’èra avvecinàta
e po’…sopre ajji fijji s’ha ‘nguccàta.

Angelo Acitelli

 

La terminologia usata dai contadini è ormai sconosciuta alle giovani generazioni. Vi riproponiamo una simpatica conversazione con il compianto Franco Giannangeli (Fumichitt), vi farà ricordare alcuni vocaboli dialettali usati nei pollai (caglinari).



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