Brevi Cenni sulla Storia di Assergi - ovvero “l’Ombelico” del Mondo

- di Sante Acitelli -

 

 

Il territorio di Assergi fu abitato fin dall’antichità, ed il primo insediamento risale all’età della pietra, all’interno di Grotta A Male, a circa due chilometri dall’attuale paese. Lo testimoniano i numerosi reperti ritrovati all’interno della caverna, visibili nel museo del Castello a L’Aquila e resti di macine di tufo al museo Pigorini a Roma, a dimostrazione del già avviato commercio con popolazioni distanti tra loro. Divenne città Vestina (popolazione pre romanica) che viveva intorno al Gran Sasso anche se non risultano testimonianze risalibili ai Vestini ed ai Romani. Sicuramente, la vicinanza al fiume “Raiale” ne faceva un posto vivibile. Il termine Assergi deriva, con molta probabilità, da “SILICE” come indicato dalla chiesa originaria: Santa Maria ad Silicem, oggi la cripta dedicata a San Franco della chiesa superiore dedicata a Santa Maria Assunta. Perché la silice? Perché la “fortuna” di Assergi è legata alla “fantomatica” PRIFERNUM, fornaci dove veniva lavorata la silice prelevata dalle montagne. Esiste, ancor oggi, un posto in località Monterotondo situato a pochi chilometri da Assergi, denominato “ju Forne” dove, probabilmente, era l’ubicazione di Prifernum anche se non sono mai stati condotti scavi che ne potrebbero portare i resti alla luce. Resta il fatto che, per molto tempo, sia stata fatta coincidere Assergi con Prifernum come si evince dalla carta dell’Abruzzo Ultra dove Assergi viene posto non a fianco dell’altro “castello” Filetto ma più a nord ovvero proprio dove dovrebbe essere stata Prifernum. Può essere interessante conoscere l’etimologia del termine Prifernum; è una parola composta ovvero formata, sicuramente, dalla preposizione latina “prae” che sta per “prima … davanti” e da un fonèma che potrebbe essere *gwher- che sta per “caldo” dal greco “theros” proprio per il calore delle fornaci della lavorazione della silice oppure *gwer- che sta per “montagna” dal greco “deiros” inteso come primo insediamento davanti alle montagne.

Tratto dal libro:

ANTICA TOPOGRAFIA ISTORICA DELL’ ABATE DOMENICO ROMANELLI
“……Dalla distanza segnata nella tavola di miglia 12 da Pitino e di miglia sette da Aveja si deduce chiaramente che Prifernum era città Vestina.  Ma quanto è chiaro questo primo dato altrettanto e incerto il secondo cioè il sito dove questa città s innalzava. Noi  istruiti dalle riportate distanze crediamo che Priferno alzar doveasi  nelle vicinanze di Assergi alle radici occidentali di Monte Corno.”  “………Attesta il sig  Camilli nella sua dissertazione su la regia strada per Apruzzo che presso Assergi vi abbia un luogo detto il Forno voce forse corrotta da Priferno dove si osserva una fontana di antichissima costruzione……….”

Cripta di san Franco dell’antica Santa Maria ad Silicem

Popolazioni Pre Romaniche

Noi sappiamo che le mura di Assergi furono costruite nel XII° secolo (millecento) quindi, nel 1100, già esisteva una località / paese / agglomerato che fu fortificato e, probabilmente, “rivisitato” urbanisticamente. Da chi? Perché? Chi erano i feudatari di Assergi, dalla sua fondazione fino al XIII° secolo?  Sappiamo anche che contribuì alla costruzione di Aquila (poi L’Aquila) voluta da Federico II° come uno dei famosi “99 Castelli Aquilani” , realizzando il quartiere che ancora porta il nome in via Assergi con la chiesa di santa Maria del Carmine. Prima di allora, Assergi era uno dei tantissimi feudi di proprietà delle curie vescovili. Risulta citato, infatti, per la prima volta, nel giugno dell’anno 956 in un diploma dell’imperatore Ottone I rivolto al vescovo di Forcona. Apparteneva al regno dei Sassoni che regnarono in Italia e non erano dei selvaggi come si possa pensare ma iniziarono una politica lungimirante per l’epoca, che si riuscì a raggiungere solo dopo secoli. (Ottone I voleva combattere la feudalità, sistema economico la cui controparte politica era il frazionamento dello Stato, e voleva mettere feudo contro feudo, attuare così la lotta tra i feudi: istituì un feudo cittadino, mettendo città contro campagna e affidando i feudi cittadini all’unica autorità rimasta in città, i vescovi.

Gli obiettivi di Ottone I erano sostanzialmente tre:

  • Costituire una dinastia, nella fattispecie la dinastia ottoniana di Sassonia, in modo da ovviare alle problematiche relative alle successioni nel Sacro Romano Impero.
  • Istituire i vescovi-conti, in verità già presenti nell’impero carolingio. Il fatto che questi non potessero avere successori legittimi implicava il fatto che i feudi loro destinati, benché vitalizi, erano destinati a ritornare nella disponibilità dell’imperatore.)

Un documento importante che testimonia lo sviluppo di Assergi risulta, nel giugno del 1178, nella bolla di papa Alessandro III al vescovo Pagano, per conferma dei suoi possessi (Assergi era feudo di 1 soldato a cavallo, concesso direttamente dal Re). E’ quindi probabile che la cinta delle mura e l’urbanistica, conservata ed ancora visibile, sia stata realizzata proprio durante il papato di Alessandro III°.

Successivamente sotto il regno angioino quando Carlo D’Angiò sostituì il regno svevo. Carlo I° fece amministrare i “Castelli” come al tempo degli Svevi da provisores castrorum, scelti dalle file dei francesi e dei provenzali. Una certa forma di supervisione e controllo era esercitata dal magister balistariorum, una carica introdotta da Carlo. I singoli castelli avevano come comandanti dei castellani, anch’essi francesi e provenzali. Con la dissoluzione del contado aquilano fu messa in vendita dagli Spagnoli come le restanti località, e fu acquistata tra il 1530 e il 1540 dal romano Cristoforo Cenci alla cui famiglia rimase, concedendo gli statuti nel 1586, fino a che la persero dopo le vicende legate a Francesco e Beatrice Cenci, per passare agli inizi del secolo XVII ai Caffarelli che la tennero con titolo di ducato unitamente alle località di Aragno, Camarda e Filetto. Importanti furono le iniziative di queste due nobili famiglie a favore di Assergi. I Cenci costruirono il convento con annesso ospedale mentre i Caffarelli lo ampliarono ed edificarono Santa Maria in Valle, la cui facciata fu “rimontata”, negli anni ’30, a fianco della chiesa dell’Assunta in piazza (vedi foto).



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