RICORDI DEL P.C.I. – ESPERIENZE PERSONALI – FESTE DELL’UNITA’ – NUOVI PARTITI

- di Giovanni Altobelli -

 

 

Premessa. In questo racconto cerco di parlare del P.C.I. – “Partito Comunista Italiano” della mia esperienza da ragazzo, delle feste dell’unità svolte nel passato a Filetto dell’Aquila, fino a parlare degli attuali politici ibridi senza ideologia. Partito Comunista Italiano. Nasce 100 anni fa a Livorno il 21 gennaio 1921 dal XVII Congresso del Partito Socialista Italiano, ci fu la scissione all’epoca Antonio Gramsci e Amedeo Bordiga fondarono il P.C.I.-  che divenne un partito ideologico, clandestino e antifascista fino al 1943. I segretari del P.C.I. che si sono susseguiti nella sua storia del 900 “Luigi Longo, Palmiro Togliatti 1943-1964, Enrico Berlinguer 1972-1984, Alessandro Natta e l’ultimo fu Achille Occhetto”, dove il 31 gennaio 1991 al XX   e ultimo congresso del P.C.I. fece nascere il Partito Democratico della Sinistra, divenuto PDI – DS e PD. Il P.C.I. è stato un grande partito del 900, un partito delle masse operaie, del popolo e di tutta la gente che dopo la Seconda Guerra Mondiale, dopo la ricostruzione ha dovuto scontrarsi con il partito della Democrazia Cristiana agguerrito e clientelare appoggiato dalla chiesa. Molti gerarchi fascisti avevano cambiato casacca mimetizzandosi nella Democrazia Cristiana, veniva condotto un anticomunismo viscerale, i comunisti venivano schedati dai preti delle parrocchie e non potevano partire per l’estero, non avevano privilegi come altri. Verso la fine degli anni 60, molti giovani si avvicinarono con grande entusiasmo al P.C.I., iniziarono le lotte del 1968 le contestazioni studentesche, fu allora  che scoppiò la scintilla che mi portò ad essere simpatizzante del P.C.I. – Esperienze personali con il P.C.I. – Sono nato nel 1945, appena finita la guerra a 13 anni già avevo simpatia  per questo partito, soprattutto del simbolo, tanto è vero che nel 1958 mi feci la tessera del P.C.I con 500 lire all’onorevole Vittorio Giorgi di Pizzoli, esibendola ai miei genitori come un vanto, me la presero strappandola e buttandola nel fuoco. Stavo quasi per piangere, ma loro mi dissero “Se lo viene a sapere il prete non potrai entrare in un posto di lavoro”.  Arrivato a 18 anni, non avevo avuta la fortuna di completare gli studi, ma ebbi la fortuna di trovarmi a lavorare alle Poste di Milano.  All’epoca nel lontano 1963, prendevo 40.000 mila lire di stipendio al mese, un’ora straordinaria di lavoro veniva pagata 150 lire e un pasto per mangiare costava 400 lire, mentre un caffè 20 lire. Mentre la vita passava regolarmente, ogni due mesi venivo licenziato e riassunto, questo durò per due anni, mi iscrissero subito al sindacato Cisl, ma custodivo segretamente col pensiero di essere comunista senza parlarne con nessuno, nel 1964 a Milano ascoltai dall’esterno del Teatro Lirico con tanti compagni il discorso di Palmiro Togliatti.  L’anno 1965 fui trasferito alle Poste Ferrovia di Bologna, mi inserii abbastanza bene nella vita sociale di questa bella città, ascoltavo i vecchi compagni nei discorsi la domenica nei sottopassaggi di Piazza Maggiore.  L’anno 1971 venni trasferito a lavorare alle Poste a L’Aquila, dopo qualche anno mi misi a disposizione del paese nel sociale, nel 1974 con altri due amici compagni costituimmo la Sezione P.C.I. di Filetto, dopo la morte del vecchio segretario Francesco Cupillari, in una riunione con pochi compagni del paese fui eletto segretario della sezione. E dopo il 1975 mi impegnai a fare le tessere, la Federazione Comunista in Via Paganica 3 per me era una seconda casa, ricordo i compagni dell’epoca con molto piacere “Peppe Del Vecchio, Italo Grossi e Alvaro Jovannitti” e tanti altri.  In quel periodo storico arrivai a fare 36 tessere di partito, molte volte anticipavo i soldi per essere quasi il primo a versare alla Federazione.  L’anno 1975/76 il partito mi mandò a fare i corsi politici alle Frattocchie (Roma) e dopo qualche anno la CGIL mi mandò a fare un corso sindacale ad Ariccia. In piccolo sono stato sempre impegnato politicamente e socialmente per quando riguarda il paese. Ho fatte tante battaglie, lotte, manifestazioni insieme ad altri bravi compagni, io direttamente per l’occupazione per la smilitarizzazione del poligono militare e altre lotte sociali ho anche pagato caro per le mie difese. Nonostante tutto sono contento di quello che ho fatto sia politicamente che socialmente, l’ho fatto con impegno continuo per una società civile e moderna, la mia è stata una vita spesa bene, senza alcun interesse personale. LE FESTE DELL’UNITA’.  Ad iniziare dal 1974 sono state fatte diverse feste dell’Unità, la prima volta dopo la gara di tiro al piattello e gara degli spaghetti, la sera in Piazza della Chiesa, mentre suonava il complesso musicale “Gli amici del popolo di Paganica” si riversarono in massa tanti giovani di qualsiasi tendenza politica, fu allora il primo successo di una festa popolare. Dopo il “Caso Defregger” del 1969.  IL ventennio successivo è stato un periodo fantastico con tanta gente e tanti giovani nella storia di Filetto. Nei primi di agosto di ogni anno i giovani dell’epoca cominciavano insieme a me a preparare le feste dell’Unità, dato che tornava pure tanta gente da fuori. Venivano svolti tanti giochi sportivi e popolari “Corsa dei sacchi, tiro al gallo, gara di braccio di ferro, tiro alla fune, palo della cuccagna, corse campestri, corse di 100 metri, gara di briscola, gara di bocce, gara del peso del prosciutto, gara del peso del maialino, lotterie e tante altre iniziative”.  Le feste dell’Unità nazionali che ricordo “Bologna, Genava, Milano, Ferrara, Roma e Reggio Emilia dove ero quasi sotto il palco il 18 settembre 1983 quando Benigni prese in braccio Berlinguer durante il comizio. Finito il P.C.I. e la politica in generale, sono finite le feste dell’Unità. Oggi la società moderna è cambiata e con i nuovi partiti non esistono più le ideologie di una volta. NUOVI PARTITI.  Finiti i vecchi partiti della prima repubblica “DC – PCI –PSI –MSI-DN – PLI – PRI – PSDI – PM” con i grandi politici “statisti” del passato da “Luigi Einaudi – Palmiro Togliatti – Pietro Nenni – Ugo La Malfa – Luigi Longo – Giorgio Almirante – Amintore Fanfani – Giulio Andreotti – Aldo Moro, Enrico Berlinguer e tanti altri hanno fatto la storia del nostro paese pur con idee diverse, ma sono stati dei veri politici.  I partiti nuovi sono “ibridi” senza una vera ideologia, non sono né carne e né pesce, ognuno va per conto suo, la maggioranza dei politici è impreparata, ma si impegna in politica perché è “strapagata” oltre a difendere i propri interessi.  Le colpe maggiori sono dei cittadini che eleggono quei politici che non fanno gli interessi generali della nazione, ma devono rappresentare la parte più ricca e corrotta della società. Oggi nel nostro paese esiste un vecchiume di politici e alcuni di essi hanno girato tutti i partiti e ancora sono annidati nella politica da tanti anni, non hanno vergogna di niente. La maggioranza di essi non pensa alle future generazioni, un parassitismo generale senza controlli e senza produrre ricchezza soprattutto nelle amministrazioni pubbliche. Ingiustizie all’ordine del giorno, sprechi e arricchimenti facili per le classi privilegiate, un mondo marcio creato dalla stessa politica in generale.  I partiti di sinistra di cui sono stato sempre simpatizzante, devono riunirsi tutti senza creare divisioni e frazionamenti personali, l’idee nascono insieme, bisogna evitare che ognuno crei un partito, fanno solo “bla bla bla – chiacchiere e distintivi”.  Ma per essere più incisivo in questo mio racconto proporre di cambiare le regole e il popolo onesto deve suggerire al governo quando segue: “Diminuzione del 25% degli stipendi  a deputati e senatori, sbarramento politico a l’8%, il deputato o senatore eletto non può cambiare casacca durante il suo mandato, diminuzione delle spese alla Presidenza della Repubblica, multa di 1.000 Euro ai parlamentari che durante le sedute schiamazzano o si agitano oggetti inutili, un deputato o senatore può presentarsi solo per due mandati, bisogna lasciare il“posto ai giovani”, eliminazione definitiva di “Regioni e Province”,  affidamento allo Stato Centrale che amministra gli uffici distaccati per mezzo delle Prefetture di qualsiasi categoria. Meno spese militari, spese eque per la sanità, più spese per la ricerca e la scuola, basta con l’assistenzialismo generalizzato, basta con il parassitismo generale, meno privilegi, controlli severi alle pubbliche amministrazioni e licenziamento per i vagabondi e per chi sbaglia.

              Collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli



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