Eccidio nazifascista di Onna, 11 giugno 1944

Accadde oggi: Eccidio nazifascista di Onna, 11 giugno 1944
"Il 2 giugno 1944 truppe tedesche di sosta a Onna, come già accaduto, fecero razzia di animali domestici e di beni ancora disponibili. In località Masergi furono requisiti due cavalli, uno di proprietà di Silvio Papola, che era insieme ai figli Mario e Cristina e ad Amerigo Colaianni (il quale faceva da interprete per i tedeschi) e un altro della famiglia Ludovici. I primi inutilmente cercarono di riavere l’animale, mentre la padrona del secondo cavallo, la vedova Bartolina De Paulis, richiamò l’attenzione del figlio Giovanni (detto Nino), che ingaggiò una colluttazione con un soldato tedesco. Nella lotta Nino Ludovici rimase leggermente ferito da un proiettile, a sua volta colpendo il soldato. Egli quindi fuggì e si nascose nella zona di monte Archetto con i partigiani della “Di Vincenzo”. Accorsero altri militari, che catturano Cristina Papola e le chiesero chi era e dove fosse il giovane. La ragazza disse di non sapere nulla perciò venne trascinata di peso per le strade del paese, bastonata, forse violentata, ed infine uccisa con tre colpi di arma da fuoco.
Nel pomeriggio dell'11 giugno arrivarono a Onna tedeschi della divisione 114a Jägerdivision (già protagonista della recente strage di Filetto). Con i mitra spianati operarono un rastrellamento della popolazione: vennero radunati circa 30 individui, condotti verso l’ingresso del paese (rione Parisse) ed inquadrati a ridosso di un muro. I soldati richiesero la consegna di Nino Ludovici, a loro dire responsabile della morte di un soldato tedesco, in cambio della liberazione degli ostaggi. Alcune donne cercarono la madre e la sorella del giovane e le consegnarono ai soldati nel vano tentativo di far avere da loro informazioni. Nel frattempo qualcuno dei prigionieri era riuscito a sottrarsi al controllo. Rimasero 16 persone dai 15 ai 38 anni (tra cui le due donne) che vennero introdotte a forza in una vicina casa di proprietà di Biagio Ludovici (persona vicina alle alte cariche locali del regime ma inviso al segretario del fascio di Onna). La moglie di Biagio, Lucia, venne fatta uscire a forza di casa. I sedici vennero fucilati con raffiche di mitra e il fabbricato, minato in precedenza, fu fatto esplodere."#laquiladenaote

 



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