I CONTADINI E LA LOCOMOTIVA - di Paolo De Angelis -

CONTADINI E LA LOCOMOTIVA

- di Paolo De Angelis -

Il mese di luglio si mieteva. I campi di grano, nella zona del borgo di s. Maria erano nelle vicinanze del paese, ma anche nella pianeggiante valle che fiancheggia la ferrovia. Il pomeriggio il sole impietoso si divertiva a battere nelle dure teste dei contadini, protette da cappelli di paglia similmente ai peones messicani e con maglie di rude lana di pecore, direttamente a contatto con il sudore che sgorgava copioso e che le maglie, diligentemente, assorbivano. Poi c’era un momento di riposo. Da lontano si udiva un fischio prima di avvistare il mezzo meccanico. Allora i mietitori alzavano la schiena ricurva sulle spighe, si asciugavano la fronte e bevevano dal fiasco di paglia il vino allungato con acqua e zucchero. Il fischio aumentava di intensità, ed un tossire convulso preannunciava la locomotiva che sbuffando, affrontava la salita verso il passo di sella di Corno. Dapprima gagliarda, poi sempre più affaticata, fino a competere con un baldo camminatore. Il vapore usciva dal suo cammino come segnali di fumo di una tribu indiana, ed io correvo tra le spighe per vederla da vicino. Un semplice sentiero fiancheggiava la ferrovia e io la inseguivo senza difficoltà, come si insegue un ciclista su una erta salita del giro d’Italia. Il vapore e l’acre odore del carbone permanevano per un periodo imprecisato nei polmoni, giusto in tempo per correre di nuovo dietro la prossima locomotiva,qualche ora più tardi finquando, al tramonto del sole, un’ultimo fischio ed un’ultimo sbuffo salutava il carro colmo di covoni che tornava all’aia del paese. Io rispondevo al saluto seduto sul covone più alto del carro, aggrappato alle corde che tenevano il prezioso carico. Ieri, arrivando da l’Aquila in bici mi sono fermato alla stazione di Pescara dove troneggia una locomotiva a vapore e ho pensato di lanciarle una goliardica sfida. Chissà quante ne ha viste, sbuffando tra campi, valli e montagne, sbuffando oltre spazi e tempi ormai dimenticati.
“Ma intanto corre, corre, corre la locomotiva
E sibila il vapore e sembra quasi cosa viva
E sembra dire ai contadini curvi il fischio che si spande in aria:
"Fratello, non temere, che corro al mio dovere!
Trionfi la giustizia proletaria! “ ( Guccini, La locomotiva)”



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