I MILLE COLORI DI UN PAESE, GRAN FINALE A FOSSA E OCRE CON I MURALES DI GAZEL E MORELLO

RIABITARE CON L’ARTE: I MILLE COLORI DI UN PAESE,  GRAN FINALE A FOSSA E OCRE CON I MURALES DI GAZEL E MORELLO

Due splendidi murales, traboccanti di colori, vibranti di significato e talenti non ostentati, ma al servizio di una creazione di comunità. Uno a Fossa, mobile, realizzato su vecchie tavole e finestre, in cerca di una casa anch'esso, nel paese in ricostruzione, realizzato dall’artista argentino Bruno Morello. Il secondo a San Panfilo d’Ocre, ad opera da Amirah Gazel, artista multidisciplinare del Costa Rica, su una parete di un map e all'interno della scuola elementare. Entrambi l’esito di un lavoro corale e a tantissime mani, quelle di bambine, bambini, adulti e anziani, dei due paesi aquilani del cratere sismico 2009. Nati dal basso, dall’ascolto dei desideri, dai racconti, e non come talvolta avviene imposti dall’alto in operazioni di arredo urbano autoreferenziali e sterili.

Sono stati presentati ieri, nell’ultima emozionante tappa di  Riabitare con l’arte, progetto della casa editrice Carsa con il sostegno dell’Usrc, l’Ufficio speciale per la ricostruzione del Cratere post sisma 2009, che fino ad ottobre avrà come teatro i comuni di Barisciano, Fontecchio, Fossa ed Ocre, sostenitori del progetto, Acciano, Fagnano Alto, Poggio Picenze, San Demetrio ne’ Vestini, Sant’Eusanio Forconese, Tione degli Abruzzi e Villa Sant’Angelo.

A tracciar un bilancio il titolare dell’Usrc, Raffaello Fico: un successo non scontato, visto che il progetto è stato avviato in un contesto probematico della emergenza covid, con la neccessità di far arrivare in Italia artisti da mezzo mondo, e convolgerli in attività di animazione, con un budget davvero limitato.  Tutto è nato da un incontro casuale con l'artista californiano Todd Brown, che ora vive ed opera a Fontecchio, che ha suggerito importanti spunti progettuali. In questi tre mesi sono accadute cose importanti, non solo nell'aspetto prettamente artistico, ma dell'incontro, dell’interazione tra culture, sensibilità ed esperienze”.

Ha aggiunto Fabio Liberati, di Carsa e coordinatore del progetto: “È stata un'operazione importante grazie a tutti gli amministratori, all’accoglienza e partecipazione attiva della popolazione, alla capacità dello staff. Senza tutto questo non sarebbe bastato coinvongere artisti anche di fama internazionali, tutti  comunque disponibili a mettersi in gioco. Riabitare con l’arte è stato uno sguardo rivolto al futuro”.

Il murales di Fossa è l’esito di un mese di residenza e attività di laboratorio nel villaggio map dell’argentino di origini italiane Bruno Morello, che ha costruito la sua carriera internazionale ventennale di muralista grazie ai numerosi viaggi in Sud America, Nord America (California) e in Europa, e che a seguito di questa esperienza ha deciso di rimanere a vivere in Abruzzo, prendendo casa a Fontecchio.

“È stata davvero una ‘linda’ esperienza, prima di tutto di conoscenza del territorio  e di una ricca storia millenaria. Nel lavoro che abbiamo realizzato non potva non esserci la necropoli di Fossa, il periodo romano, una citazione bizantina, e poi ancora i volti delle persone e sopratutto il mondo visto dai bambini. Io mi sono limitato ad andarli a trovare nella scuola, a suonare e cantare una canzone della mia terra, l'Argentina, e loro hanno disegnato e colorato. Un niño non conosce il passato, e anche noi  in fondo non possiamo che vivere nel presente. Non c'è modo di far tornare indietro l'acqua che scorre in un fiume”.

Ad Ocre la regia creativa è stata affidata a Amirah Gazel, le cui opere sono esposte  il mondo, e fa parte del Movimento surrealista internazionale con cui farà una mostra a Il Cairo a dicembre di quest’anno. Protagonisti anche in questo caso bambine e bambini delle elementari della scuola di San Panfilo con la collaborazione delle maestre e del  dirigente scolastico dell’istituto comprensivo San Demetrio-Rocca di Mezzo, Antonio Lattanzi. Ma anche adutli ed anziani.

“Pablo Picasso  - ha spiegato Gazel - diceva che ogni bambino è un artista. Il problema è come continuare ad esserlo quando si cresce. Basta guardare i bambini che prima ancora di imparare a parlare prendono in mano una matita. Del resto l'arte e' strettamente legata alla natura umana. E’ motore di comunicazione, perchè trasmette emozioni e messaggi.
Grazie a tutti per l'entusiasmo e la disponibilità, per il coraggio di saltare nel vuoto per lasciare una traccia. Grazie per il calore umano, le risate, momenti di silenzio, resterete tutti nel mio cuore”.

Ha aggiunto la direttrice creativa di Riabitare con l’arte e coordinatrice delle relazioni degli artisti con le comunità, Silvia Di Gregorio, che ha gestito il progetto sul campo assieme alla direttrice artistica Allison Delauer: “dopo più di tre mesi di lavoro sul territorio davvero possiamo dire che il progetto ha avuto un successo inimmaginabile fino a poco tempo fa grazie alle tante relazioni e connessioni nate tra artisti e i territori  e tra gli artisti stessi . Chiaro segno di questo il desiderio da parte delle amministrazioni, delle comunità e di tutti i protagonisti del progetto  di proseguire e rinnovare quest'esperienza: 'riabitare con l' arte' è quindi possibile e costituisce una vera spinta nella ricostruzione sociale e culturale dei nostri paesi”.

Hanno partecipato alla prima edizione di Riabitare con l’arte, oltre a Gazel e Morello, i seguenti artisti: Martina Riescher da Monaco in Germania con il suo Hello world, Abruzzo  calling ", Gisela Weimann da Berlino in Germania con l'installazione "Cocci e pietre”; Angiola Bonanni da Madrid in  Spagna con " voci nel paesaggio ", Michelle Wilson con il suo "rhinocero's  Project " dagli Stati Uniti, l’iraniano Mamhoud Saleh Mohammadi con "Love Is UniversAll "e   "SagrArt ", Jonathon Keats dagli  Stati Uniti  con la " fontana della tolleranza", Huda Lutfi dall'Egitto con il suo "scaffale della memoria", la canadese Suzanne Sphai  con i suoi "tappeti di mosaico", Sebastian Alvarez dal Perù con la performance " la distanza della Luna”,  Louis Fantasia dagli Stati Uniti con la messa in scena delle opere di Shakespeare ambientate in Italia, Lewis deSoto dagli Usa che con il suo progetto fotografico e la sua tecnica particolarissima  è andato alla scoperta dei " luoghi del cuore" degli abitanti.



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