Si è conclusa la grande avventura rievocativa della Transumanza

Si è conclusa l’8 ottobre la grande avventura rievocativa della Transumanza, che si ripete ogni anno dal 1997. Era iniziata il 29 settembre dalla basilica di Santa Maria di Collemaggio, ha ripercorso il Tratturo magno, un percorso lungo duecentocinquanta chilometri, dieci tappe che hanno condotto pastori, greggi e camminanti dall'Aquila fino a piazza Epitaffio nel cuore di Foggia. Il Tratturo L’Aquila-Foggia, con i suoi 244 km, era il più lungo, grande e il più importante dei cinque Regi Tratturi: per questo motivo, era chiamato anche “Tratturo Magno”. Si tratta del più “adriatico” di tutti, convogliando le enormi greggi provenienti dai massicci del Gran Sasso, di parte del Sirente e della Majella ai vasti pascoli del Tavoliere delle Puglie, dopo aver lambito in più occasioni le sponde del Mar Adriatico; unico caso nel quale le pecore e i pastori arrivavano a toccare anche materialmente l’acqua del mare. Da esso si diparte e poi si ricongiunge il Regio Tratturo Centurelle-Montesecco, collegati a metà strada anche dal Tratturo Lanciano-Cupello.

Il suo tracciato, un vero e proprio percorso storico tra l’Abruzzo e la Puglia attraverso il Molise, parte dalla Basilica di Collemaggio dell’Aquila ed è caratterizzato nell’Aquilano da tratti alquanto integri e da numerose chiese tratturali.

Il Tratturo Magno veniva percorso dalle greggi al pascolo sul versante sud del Gran Sasso e sul versante nord del Sirente, seguendo sotto la città di L’Aquila il corso dell’Aterno per circa 10 chilometri. L’inizio può essere simbolicamente individuato nel Parco della Transumanza, adiacente alla Basilica di Collemaggio, edificata nel XIII secolo proprio con il contributo della corporazione dei Lanaioli. Tutto il centro storico dell’Aquila è stato costruito con le ricchezze derivanti dalla pastorizia e dall’Arte della Lana, e poi ancora ricostruito dopo il terremoto del 1703 grazie all’esenzione totale per trenta anni dal pagamento dei fitti per le Locazioni in Puglia concessa dal Viceré ai notabili aquilani, proprietari di greggi numerosissime.



Condividi

    



Commenta L'Articolo