La Festa “de ju porche”

- di Sante Acitelli -

 


A Natale era festa al paese e, come in tutte le feste, c’era l’invitato d’onore: Sua Maestà il Maiale. Ricordo l’ultima festa alla quale partecipai, più di quarant’anni fa; era in piazzetta, il macellaio era un certo Antonio che arrivò con l’”ape” e tutti gli attrezzi del mestiere mentre il maiale credo fosse dell’amico Mimino. La tavola (ops… il tavolaccio) imbandito con secchi, corde e stracci vari. L’invitato, non proprio contento, piangeva disperato mentre veniva portato e trascinato a forza. Poi iniziò la “festa” con la scannatura ed il sangue che colava in un secchio per fare il sanguinaccio. L’invitato, mentre esalava gli ultimi respiri, più che salutare i presenti sembrava maledire il mondo intero. Appena trapassato veniva depilato con l’acqua bollente e poi iniziava la squartatura. Il primo taglio era dedicato alla “corata” facendo molta attenzione a non rompere la ghiandola del fiele. Sulle tavole venivano sistemate tutte la parti, anche la “cotenna” che sarebbe servita per i basti da soma. Mentre si “lavorava” si organizzava la festa degli altri invitati a base di pane e strutto, vino in abbondanza ed anche la musica; si ballava al suono della fisarmonica di un certo Domenico. Tutto questo sembrerà macabro e non più accettabile ma macellare un maiale voleva dire sfamare tutta la famiglia per un anno intero. Se il maiale si ammalava o moriva prima dell’inverno rimaneva da mangiare solo pasta e patate. Fatto sta che, finita la festa, tornai a casa abbastanza “alticcio” e con le scarpe sporche di sangue che ebbero tutta la notte per inacidirsi. Mi sentii così male che da quel giorno divenni vegetariano e lo rimasi per 24 anni!!!!!!!!!!



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