Nove arresti per droga e prostituzione

Nove ordinanze di custodia cautelare, altre quattro persone denunciate e il sequestro preventivo di un locale notturno ad Alba Adriatica. Questo il bilancio dell’operazione “Costa dorata” scattata ieri all’alba - con arresti e perquisizioni all’Aquila, Teramo e Avezzano - per reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti e allo sfruttamento della prostituzione.
 Le indagini, condotte dalla squadra Mobile dell’Aquila e coordinate dal sostituto procuratore Antonietta Picardi, hanno consentito di «disarticolare un fiorente canale di spaccio di cocaina gestito da albanesi e italiani».
 In carcere sono finiti i fratelli Vladimir e Kujtim Picaku, rispettivamente di 30 e 27 anni, entrambi domiciliati a Coppito, Ervis Braka 26 anni residente a Teramo, il 25enne Edison Rrokaj, residente all’Aquila, Naim Grabovaj, 24 anni anch’egli residente all’Aquila.
 Gli altri 4 sono invece agli arresti domiciliari. Si tratta del 28enne Mirko Barone, pescarese ma residente nel comune di Scoppito, di Roberto Foschi (58 anni) residente a Teramo, così come il 34enne Fabio Romolo. Ai domiciliari anche l’unica donna del gruppo: la 31enne Alona Osipova, nata a Riga in Lettonia, ma residente a Teramo.
 Per tutti il reato ipotizzato è quello di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina).
 Ma per tre degli indagati ai domiciliari, ovvero Foschi, Romolo e Osipova, viene ipotizzato anche il reato di sfruttamento della prostituzione «esercitata», secondo gli inquirenti, «nel night club “La bussola” di Alba Adriatica. Locale di cui l’autorità giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo.
 L’inchiesta era partita nell’ottobre del 2010. Nel mirino degli investigatori un gruppo di albanesi, da tempo residenti all’Aquila e dintorni, sospettati di gestire «un fiorente canale di spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, con propaggini operative sia nella città capoluogo di regione, che ad Avezzano e nel Teramano, o meglio ad Alba Adriatica.
 «Le indagini» è stato subito chiarito in una conferenza stampa (nella foto), dal capo della squadra Mobile dell’Aquila, il vice questore aggiunto Fabio Ciccimarra, «ci hanno poi condotto al night club La bussola (sul lungomare di Alba) dove è stato possibile riscontrare che persone insospettabili esercitavano anche l’attività di sfruttamento della prostituzione».
 Attraverso intercettazioni telefoniche, servizi di video controllo a distanza e pedinamenti, gli agenti della sezione antidroga della squadra Mobile aquilana sono riusciti a documentare oltre 40 episodi di spaccio avvenuti fra il capoluogo, Avezzano ed Alba Adriatica.
 Episodi tutti contestati nelle ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Romano Gargarella, su richiesta della procura della Repubblica.
 Secondo la squadra Mobile dell’Aquila, che ieri ha operato arresti e perquisizioni in collaborazione con i colleghi di Teramo, con gli agenti del commissariato di Avezzano e con l’ausilio anche di alcune unità cinofile specializzate nella ricerca di sostanze stupefacenti (fatte arrivare da Ancona), «il gruppo di albanesi era in grado di gestire, secondo una stima approssimata per difetto, “affari” quantificabili in almeno 15 mila euro al mese. I guadagni maggiori avvenivano a luglio e dicembre».
 La droga, secondo quanto accertato nel corso delle indagini, veniva ceduta a consumatori di diverse età e dalle più disparate estrazioni sociali, economiche e culturali. «La conferma» ha detto Ciccimarra «di come il mercato risponda a una sempre più forte domanda trasversale di consumo di droghe».
 All’Aquila l’attività di spaccio gestita dal gruppo si concentrava soprattutto a Coppito e in prossimità di alcuni centri commerciali. Ad Avezzano, invece, i fatti sarebbero avvenuti nei pressi dell’ospedale.
 Spaccio di droga, ma non solo. «Nel corso delle indagini» ha chiarito ancora Ciccimarra «è stato possibile circoscrivere elementi di rilievo penale in ordine al reato di sfruttamento della prostituzione (imputabile in concorso agli indagati Foschi, Osipova e Romolo), concretamente esercitato nel noto locale La bussola».
 In questo locale notturno, sempre secondo la ricostruzione fatta dalla polizia, le donne che si prostituivano «offrivano prestazioni sessuali in cambio di somme di denaro variabili da 100 a 400 euro. Il tariffario veniva stabilito in funzione del luogo di consumazione delle prestazioni. Cosicché era necessario pagare di più per le prestazioni svolte fuori dal locale».
 Per tornare allo spaccio di sostanze stupefacenti, «L’Aquila» ha commentato il responsabile della squadra Mobile «è molto diversa da come mi era stata rappresentata. Tutt’altro che isolata, è anzi perfettamente al centro di un corridoio che collega il Tirreno e Roma all’Adriatico».
 Nell’inchiesta risultano indagate (a loro carico c’è solo una denuncia) altre 4 persone. Tra questi anche un imprenditore edile aquilano.
 Secondo quanto riferito nella conferenza stampa, le perquisizioni effettuate ieri mattina non avrebbero dato risultati rilevanti. Tre degli arrestati si trovano al carcere delle Costarelle, Vladimir Picaku è stato trasferito ad Avezzano, mentre Braka è rinchiuso a Castrogno.

 



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