50 ANNI FA, IL MITICO SUBBUTEO - UN REGALO PER LE FESTE CHE SA DI ANTICO ANZI DI NUOVO

50 ANNI FA, IL MITICO “SUBBUTEO”A L’AQUILA….

(Per le feste…un “regalo” che sa di antico anzi di nuovo…!)

Breve prefazione di Giuseppe Lalli.

 

Nello scritto che segue, Enrico Cavalli, firma assai nota ai lettori di “Assergi Racconta”, storico dal multiforme ingegno che ama cimentarsi sia nelle ardite vette della storia secolare civile del capoluogo abruzzese (basti ricordare il saggio su Adelchi Serena, storico podestà dell’Aquila, libro di una vita che presto uscirà nella sua versione definitiva e farà un certo scalpore) che nella più minuta epopea degli sport locali, convenzionali e non (sue sono la storia del rugby e calcio aquilano , pietre miliari nella narrazione sportiva della nostra città, ma anche piccoli saggi sui giochi  popolari in auge fino a qualche tempo fa nelle contrade aquilane fuori e dentro le mura), descrive, con dovizia di particolari e divertita competenza, la storia di un singolare e affascinante gioco, tra lo sport e la pratica ludica: il “subbuteo”. In esso due giocatori si confrontano su di un campo di calcio in miniatura e muovendo minuscoli calciatori di plastica con la punta di un dito. Sulle prime potrebbe essere definito una sorta di gioco del biliardino con le dita al posto delle bacchette, in realtà è qualcosa di molto più complesso, con regole analoghe a quelle del calcio vero, destinate ad esaltare non solo l’abilità “manuale”dei contendenti, ma ancor più la loro capacità di visione strategica, ciò che fa apparire il subbuteo, in qualche modo, un parente del gioco degli scacchi.

Questo originale gioco si diffuse in Italia negli anni 70-80, proveniente, come lo sport di cui voleva essere simpatica e “domestica” versione, dall’Inghilterra. Si tratta di una disciplina di nicchia che ha avuto una piccola diffusione “di massa” anche in Abruzzo e all’Aquila, e che sta vedendo un “ritorno di fiamma”. L’autore  ripercorre la piccola epopea del subbuteo quasi con la stessa passione che in questi ultimi mesi e anni ha riservato agli sport grandi, con la consapevolezza che sempre di gioco si tratta, cioè di metafora della vita, come fa trasparire qua e là con piccoli e dotti riferimenti.(G.L.)

 50 ANNI FA, IL MITICO “SUBBUTEO”A L’AQUILA….

- di Enrico Cavalli -

Prima di certi turgori scientisti, l’illuminista François-Marie Arouet detto Voltaire, nel libello filosofico “Zadig” del 1745, fa dire:”avete giuocato al pallone e siete stato sobrio”.

Esemplificazione letterale, fra le tante, di ciò che lo sport debba essere, ovvero, spirito di lealtà, competizione, esercizio fisico-mentale ed in questi frangenti storici settecenteschi in Inghilterra, prendeva forma l’agonismo moderno con leggi, simbologie e costumi sociali.

Da questa patria sportiva, originò fra le due guerre mondiali, il“Subbuteo”che nei dizionari dei”ludi” antichi e moderni (cfr., i ”Treccani”), sta accanto alla“Battaglia Navale”,“Monopoli”,“War Games”, ma dai quali si differenzia perché oltre alle comuni abilità del“self control”,”fair play”, “strategy” (o se volete, pure,”fortuna”machiavellica), contempla una certa”motilità”, velocità e precisione da parte dei due contendenti in gara.

Questo britannico ‘‘table game”il più diffuso in Italia negli anni’70-‘80, pur superato negli anni dai videogiochi, sta riavendo un”ritorno di fiamma”e sommessamente ci permettiamo di invitare a considerarlo quale”regalo”delle feste di fine anno e…non solo per i ragazzi/e”tifosi”, essendo stato riconosciuto un gioco intergenerazionale, giuste le citazioni e passaggi in film”cult”, in quanto educa alla”cultura sportiva”da cui una letteratura in argomento (di recentissimi, segnaliamo:“Subbuteo. La Memoria dei Ricordi” del pescarese Fabrizio Fedele e “Filosofia del Subbuteo” del genovese Paolo Dallachè), che descrive di ciò che sta dietro l’allestimento dei campi, accessori, la cura delle squadre, tattiche ecc., ossia, l’‘‘animus” di chi lo pratica: il”Subbuteo”va extra la normale simulazione-emulazione di una partita di calcio in una stanza, mansarda, cantina ecc., con il familiare, il parente, l’amico di turno, perché tutto questo sa di interattivo e creativo, di...natalizio!

A realizzare il‘‘Subbuteo”(nome latino del falco lodolaio) nel 1946, l’‘‘ornitologo” e simpatizzante del biancazzurro londinese F.C. Quenn Park Rangers, Peter Adolph di Tunbridge Wells in kent, sulla scorta del “button’s football su coperta di lana verde shetland”, giocato dai marinai militari britannici nella Grande Guerra, soprattutto, perfezionando il “New footy” del modellista di Liverpool William L. Keelings del 1927; di qui una battaglia commerciale in terra di Albione per il brevetto del gioco, a favore del marchio subbuteo, registrato dalla “Waddington Games ltd”. Questo calcio in miniatura, progressivamente, passato da pezzi in cartonato in quelli di celluloide (“1:100 Scala”), consisteva di un campo in panno (1:1,5 mt., adagiabile sul pavimento, plaid scozzese, tavola di compensato ed in astropitch o astroturf, dal 1980), dove due giocatori opposti l’uno all’altro, a tre tocchi a punta di dita colpiscono la pallina dai multicolori in direzione delle porte, azionando i rispettivi 10 omini o“flat cardboard”più il portiere in posa alzata(oppure a“barchetta”(in disuso perché facilmente scavalcabile dalla palla) unito ad una stecca talora ferrea, mentre un giocatore-portierino per la rimessa e due/quattro riserve della squadra erano in bustina a parte e talvolta da ordinare alla casa distributrice, tutte queste miniature, fissate su basi concave“hw” o”lw” bilanciate internamente da cerchietto di zinco (per evitare il cammino irregolare di queste pedine basculanti sul panno, esse vengono”strisciate”su di una superficie di cotone impregnato di prodotti per lucidare mobili o pelli e reperibili da artigiani del settore).

Gli hobbisty, sceglievano i “team”di club italiani, stranieri e/o di nazionali dipinte a mano dalle”casalinghe del Kent”in colorazioni di maglia“equivalenti”(ad esempio, l’A.S. L’Aquila 1931”corrispondeva”…al F.C.Bologna e viceversa ecc., ma, a piacimento modificabili in divise altre, usando perizia pittorica e vernici”Humbrol”), secondo il vasto catalogo della ditta produttrice: la WGL., forte del lancio del kit per i mondiali inglesi del 1966, ebbe pionieristiche propaggini a Verona e Roma nel 1968, ma in grande stile sbarcò nella penisola nel settembre’71, secondo il medesimo schema della discesa del football nell’800, perché una genovese ditta di giocattoli l’“Edilio Parodi”, si incaricò della diffusione italica del “Subbuteo”, condotta pubblicizzandolo su giornali e riviste per ragazzi, fintantoché a Torino nacque il “protclub subbuteistico” a fine’72 e giusto nel maggio’74, si tennero nel capoluogo ligure gli ufficiali campionati nazionali (vinti dal ‘‘Club Subbuteo Pegli’’ di Stefano Beverini, leggendario player e semifinalista agli stessi campionati mondiali di Monaco ed organizzati dalla”Waddington Ltd.”), preceduti da gironi regionali, laddove, per l’Abruzzo-Molise, si piazzarono gli aquilani Ruggiero De Paulis e Piero Gola entrambi studenti universitari che conobbero il ‘‘Subbuteo” dal’72, a merito degli esercizi di ferro-modellistica che vendevano al prezzo dei 5.500 lire cadauno, le scatole biancoverdi con scritte in nero delle squadre singole e lo scatolone“High Edition Continental” contenitivo del necessario“green cloth”, palloni, due squadre e set di accessori (omini per battere corner e falli laterali, recinzioni, piccole tribune, tower luci, tv, spettatori ecc), segnatamente, fra quegli esercizi specializzati, spiccava “Matteo Giammatteo” al secolo rivenditore di“cuoiami”, invece, maggiormente di prodotti iconici dell’“Airfix”, “Baravelli”, “Henkel”,“Meccano”a corso UmbertoI, “Oddi&co.” e ”DiGiamberardino” a via Sallustio, “Remo Rosone”a Piazzetta Del Sole, veri e propri “hub” per stormi di appassionati (apprezzanti, in una delle capitali della palla ovale la versione ‘‘subbuteistica’’ del rugby).

Gli estimatori aquilani del britannico hobby (che trova concorrenza dal “Goal” della “Clementoni”dagli omini plastici avanzati dai due contendenti a “colpi di dadi” su cartone e su questa trama ma anch’esso a “colpi di dita” dal“Giocagoal dell’”Atlantic”),inizialmente provengono, non diversamente da altre parti della penisola, dai giovani degli istituti superiori cittadini che non allestiscono la fenomenologia in tornei regolari. Da queste circolarità ludiche irrompe la fondazione di un club “subbuteistico” capofila in Abruzzo ed affiliato alla Federazione italiana calcio in miniatura il 29 luglio 1975: esattamente, nel centro storico aquilano, in via G. Verdi, quello del “Dark Valley Club”; esso è il nome inglesizzato di Valle Cupa frazione di Fagnano Alto in Valle Subequana, una “terra acconciana”, e luogo di origine di Piero Gola e di suo fratello minore Giuseppe, iscritto alla classe Ia, sezione “L”, della scuola media statale “G. Mazzini” in via Sassa (di questa classe, per restare in argomento ‘‘sportivo”, erano professori di Educazione fisica il rossoblù d’antan Fausto Di Giacomo ed il rugbysta Natalino Mariani), luogo di ‘‘socializzazione” di “subbuteisti” in erba, oltre che serbatoio del suddetto “DVCS” e sue relative “filiali” in garages, soffitte e mansarde dai tetti bassi di via Strinella, del Soccorso, Sant’Amico, Belvedere, San Francesco ed altre “palestre” meno note.

Questo variegato panorama del gioco ‘‘a punta di dito” vivrà per un decennio di memorabili barrages comunali (alle quali lo scrivente si fermava puntualmente, sebbene vantando l’ufficioso trofeo “Via Strinella”, nell’estate 1980…), agli affollati saloni dei Salesiani, del palazzetto “De’ Nobili”,“Pompeo Cesura” (grazie alla cortesia della“Corale Gran Sasso”del Maestro Paolo Mantini, il cui rampollo Gabriele era un seguace del verbo adolphiano), dell’“Hotel ’99 Cannelle” (qui, l’altro caso di ‘‘accoglienza” del subbuteismo per legami parentali dei fratelli Paolo e Stefano Pacitti rispetto alla famiglia Irti, proprietaria della struttura alberghiera). In questi aviti siti aquilano, si svolgevano le eliminatorie regionali, dalle quali i singoli qualificati salpavano per gli assoluti tricolori (il sistema competitivo prevedeva campionati nazionali a squadre di due/quattro giocatori per ogni regione) della Federazione italiana calcio in miniatura “Subbuteo”, sotto il patrocinio del famosissimo periodico bolognese ‘‘Guerin Sportivo”, a sua volta il ticket da strappare per le rassegne europee e mondiali di questo passatempo ‘‘cult” assimilabile agli scacchi ed attenzionabile dalla FIGC., per i risvolti di studio e divulgazione della materia calcistica insiti in chi lo praticava.

I risultati del D.V.C., egemone in campo municipale, furono ragguardevoli: dall’approdo in A alle finali cadette di Arenzano nel 1977 (la terra ligure, favorevole per gli aquilani anche nel calcio da tavolo come lo fu per la storica  conquista della serie B nel 1934), al quarto posto a Roma nel 1978; dal secondo posto nazionale nel 1979 di Luca Brugnola all’organizzazione nel 1981 degli assoluti italiani alle”99 Cannelle”, che videro la vittoria agli juniores di Pierpaolo Pesce (ma, in quota del cittadino Club Belvedere) e che per una squalifica in extremis mancherà la finale juniores di Reggio Calabria nel 1982, così impedendosi per le sorti aquilane un’‘‘accoppiata” in virtù del tricolore del ‘‘veneto” Andrea Antiga, dalle”basi stratosferiche”, già affermatosi agli juniores nel 1980, che gli avevano comportato un gettone in Nazionale per gli Europei di Roma della stessa annata, nonché la Coppa Italia nel 1981 ai danni dei ‘‘Diavoli”di Milano. Questi lusinghieri traguardi non ebbero continuità a causa di varie vicissitudini conducenti alla auto-dismissione del D.V.C., forte un tempo, oltre ai Gola’s, Antiga, Brugnola, di Giovanni Cinque, Angelo Sebastiani, Gabriele Mantini, Fabrizio Pezzopane, Massimo Giuliani, Paolo Pietrinfermi (inizialmente, vi furono tra i tesserati Ferdinando Verde, Umberto Irti, Gianni Desideri, Mario Cordeschi e il sottoscritto), ciò nonostante durasse fra gli’80 e ’90 (anche con trasformazioni e scissioni di non facile individuazione) un variegato panorama di club ed iscritti informali: lo Sporting, composto da Pierluigi e Pierangelo Castellani ed in una fugacissima collateralità all’omonimo del TOF., dilettantistico, di Via Strinella (composto dai fratelli Paolo e Stefano Del Pinto e Gianluca, Marco, Nicola Racano, Duilio D’Alfonso, Filippo Pacifici, Luciano Picchione, Carletto Salvatore, Giulio Passerini, Giggi Maragni, Fabio Picuti e… dal sottoscritto, che cercò di mantenere a galla questo probabilmente più numeroso circolo cittadino in termini di giocatori fino al 1984), di San Francesco (composto da Amerigo D’Intino, Fabrizio Marchetti, i fratelli Gianluca e Renato Di Stefano), del menzionato ‘‘Belvedere”(composto da Giuseppe e Nuccio Ficara, Antonello Giangiuliani, Stefano Ibi e che indisse un torneo ‘‘accesissimo” allargato agli ‘‘esterni” nel 1980, onde affiliarsi in Federazione secondo il consiglio di Piero Gola, vicepresidente FICM., e presidente del Comitato Abruzzi-Molise), del ‘‘Villa Irti” (composto dai Pacitti’s, Gianriccardo Colucci, Ugo Mantini), della”Lauretana”(composto da Stefano Pacitti, Alfredo Properzi, Gianriccardo Colucci e Paolo Baglioni, in precedenza nei circoli di Santa Maria Paganica, San Sisto), del ‘‘Lion Club” (composto da Piercesare e Roberto Stagni, Antonio Orsini, Federico Cinque, Dassatti, Fidecicchi, Panella, Elleboro) e che ebbe la ventura di rapportarsi alle effimere realtà provinciali di Avezzano e Sulmona, costituite nell’ordine da Luca Di Ianni e Paolo Blandini. Ilsubbuteismo aquilano non avrà più i fulgori d’esordio, ricucendosi un tono minore rispetto all’ascesa dei club pescaresi.

Il generale movimento, come in altre lande della penisola, risentirà delle cadute progressive di attenzione dei teen agers verso i giochi non tecnologici e nello stesso football; quindi, a parte i tentativi di auto-aggiornarsi dalle regole meno ferree alle miniature ‘‘low weight” e ‘‘low ball”, il britannico hobby dovette attendere il salto nel terzo millennio per riacquistare una qualche visibilità.

Nell’era delle “Playstation FIFA 2000”, avviene, paradossalmente, grazie ai forum sul web (per lo scambio fra i collezionisti di informazioni, squadre ecc), il rinvigorimento del “Subbuteo”, il cui marchio è ceduto alla ditta americana “Hasbro”, varante la base “lw”, quindi alla italiana “Zeugo” della “Giochi Preziosi”, ma non mancano le auto-produzioni artigianali del gioco in miniatura; il tutto, per una dialettica in questo gioco fra i tradizionalisti e gli appassiionati del “calcio da tavolo”, prevedente le miniature performanti ed a base più piatta entrambe le consorterie, sotto la Federazione italiana sportiva calcio tavolo affiliata alla mondiale FISTF..

Intra et extramoenia, a parte i barrages cittadini, partecipazioni alla serie “D” e trofei federali, la comunità subbuteistica contempla al vertice il Club dell’Area Sport di Monticchio messo su da  Danilo Valloni, che chiama nel 2014, in un rassemblement, le varie correnti del movimento, quali Paolo Baglioni, Giovanni Cinque, Andrea De Santis, Graziano Celestini, Piercesare Stagni, pronti ad apparentarsi all’A.S.L’Aquila per un proprio spazio in uno stand (da dedicarsi a Fabrizio Pezzopane”) all’ ‘‘Italo Acconcia-Gran Sasso D’Italia”; la “liberale” ed attrezzatissima Clubhouse alla ”Villa Irti” in via Gualtieri D’Ocre di Stefano Pacitti, punto di aggregazione dei fedelissimi ”adolphiani” della penisola, il “globetrotter” Gianriccardo Colucci, vincitore nelle fila del romano”Black Rose” della Coppa Italia 2019-20; nel mezzo di queste entità competitorie, l’amatoriale”Club Gran Sasso” in via dell’Acquasanta presso il pub di Simone Laurenzi, animatore dell’invernale ”Boxing Day” ed estiva “Scottish Cup”, dalla idea di un membro del capitolino Centro sportivo calcio in miniatura Foffo Perchinunno ed appoggiantesi a Luca Frontera, Angelo Liberatore, Marco Mancini.

Da tali espressioni, dialoganti in "reunion" con presenze di illustri contendenti nazionali, al di là delle accennate divaricazioni fra ‘‘tradizionalisti” e ‘‘calciotavolisti”, sortiva il primo  ‘‘Torneo Città dell’Aquila” al ”Palazzetto Dei Nobili” nel novembre 2019, riscuotente un successo di pubblico e consensi.

Il capoluogo abruzzese, snodo saliente, ieri ed oggi, della Federazione italiana sportiva calcio tavolo, attenzionabile dalla stessa FIGC., a fronte di oltre 100 club dalle Alpi alla Sicilia, punta al rilancio in grande stile di questo gioco“cult”riunente un pubblico intergenerazionale, proponendolo in progetti scolastici di Scienze Motorie, Educazione Civica....

In conclusione, trattasi del ‘‘ritorno al futuro” per un ‘‘game” che fa diventare "mister" di un club o nazionale, e che fa portare alla vittoria di un campionato realtà locali che mai avrebbero avuto tale possibilità nel calcio"vero” ; e del resto, per i”players”, vale la leggenda che sia stato inventato prima il ‘‘Subbuteo”, in chissà quale sperduta e misteriosa landa, del ”football”… .



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