"Pino" vi ringrazia

Riceviamo e pubblichiamo volentieri un post di Marco e Roberto Ippoliti, figli di Pino, recentemente scomparso.

 

Cari amici di "Assergi racconta", caro Antonio, siamo a ringraziarvi per il post in ricordo di nostro papà Pino che vedo con piacere letto da moltissimi iscritti al sito. Forse quasi tutti gli Assergesi.
Come già scritto in privato, veramente esso rappresenta quella congiunzione tempo/distanza tra, coloro che hanno avuto la fortuna di calpestare quei ciotoli, girare per quei vicoli e piazzette e respirare quei profumi che sono sempre impregnati di antico, e la loro lontananza forzata dal tempo delle vicende familiari, professionali e sociali.
Assergi nel cuore, "serci" dove voler fuggire, "serci" dove voler tornare.
Scrutare i monti e le nuvole per intuire l'evolversi delle nuvole minacciose, godere altresì il solleone agostiano, o rimembrare quella trombetta di chi avvisava che un pò di città era venuta a trovare, con qualche camioncino, i paesani intenti alle loro quotidiane faccende campestri.
Curiosando nelle immagini che scorrono sullo schermo, vedo facce e personaggi odierni che non mi appartengono più con i quali vorrei tanto scambiare qualche ricordo di quelle interminabili estati passate a cacciare vespe, mangiare pannocchie crude, fare il bagno nelle fontane creando inconsciamente qualche problema agli assetati asinelli, o ascoltando con le uniche 50 lire, canzonette al Juke-Box.
O il gelato o Umberto Tozzi (tanto nel biliardino mettevamo la stecchetta blocca leva con Dora che giustamente si arrabiava).
Per non parlare poi delle "signorine" che la sera di San Franco canticchiavano in minigonna dal palco, per allietare innocenti trasgressioni dei simpatici vecchietti, tra sguardi rapiti, mogli tolleranti e odore di calde noccioline e baccelli di carrube.
Questo e altro abbiamo vissuto con papà non capendo in quel momento il valore di quello che stavamo vivendo in quel periodo storico dove l'andare in ferie non era ancora una necessità modaiola.
Eravamo solo "i villeggianti" che tornavano " a "lu paesello".
Grazie Antonio di nuovo, e magari se vi farà piacere scriverò ancora qualcosa per implementare quella sotto pagina del "quaderno dei ricordi" di cui Assergi ne è orgoglisamente pieno e Assergi racconta ne è il prezioso testimone.

Marco e Roberto



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