LOURDES: QUANDO LA FEDE SI FA POESIA - di Giuseppe Lalli

Oggi, 11 febbraio, la Chiesa Cattolica festeggia "Nostra Signora di Lourdes" e la  Giornata del malato.  Pubblichiamo di seguito uno scritto di Giuseppe Lalli. (a.g.)

 

 

Ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra. Ti ringrazio perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatte conoscere ai piccoli (Mt 11, 25; Lc 10, 21).    

 

            LOURDES: QUANDO LA FEDE SI FA POESIA

                                   - di Giuseppe Lalli -

Sono passati poco più di centosessanta anni da quella fredda mattina dell'11 febbraio 1858 in cui, in un angolo remoto della Francia, nel dipartimento degli Alti Pirenei (l'antica Bigorre)  una ragazzina di quattordici anni di nome Bernadette Soubirous esce in compagnia di una sorella minore e un'amichetta di un anno più giovane  per raccogliere lungo un torrente che scende dai Pirenei legna da ardere,e raccattare ossi di animali da vendere per qualche moneta.

È la figlia di un mugnaio andato in rovina e imprigionato un anno prima con l'accusa di aver rubato due sacchi di farina; un uomo che vive insieme alla moglie e quattro figli in una stanza di pochi metri quadrati, non riscaldata e con soli due letti: una camera fredda e buia dove il buon Dio non manda i suoi raggi, per parafrasare una canzone di Fabrizio De André.  La madre racimola qualche soldo facendo lavori pesanti nelle case in cui viene chiamata saltuariamente. Una miseria nera, quella della famiglia Soubirous, come quella che un tempo c'era nelle nostre campagne, spesso  tramandataci dai racconti delle  nostre nonne e bisnonne.

Marie Bernarde (è questo il vero nome di battesimo della fanciulla) è un’adolescente denutrita e analfabeta. Non ha frequentato il catechismo, né fatta la prima comunione. È di buon carattere, naturaliter cristiano, è semplice ma niente affatto ingenua, riservata ma  non introversa, modesta ma coraggiosa. A casa non ci sono i soldi necessari neppure per acquistare un sillabario. Non parla né comprende il francese: si esprime solo nel dialetto locale, un idioma occitano dalla forte assonanza ispanica. È in questa lingua che le si rivolgerà la giovane signora (“petito damiselo” la chiamerà) nelle diciotto apparizioni (dall'11 febbraio al 16 luglio) che dirà di avere.

Nel suo peregrinare insieme alle sue due compagne alla ricerca di legna, quella mattina di febbraio, giunge vicino ad un canale, che separa le fanciulle da una grotta detta Massabielle (“la roccia vecchia”), dove si intravedono rami secchi portati dalla piena del fiume. A differenza delle sue compagne, Bernadette esita ad attraversare: la mamma le ha raccomandato di non prendere freddo per via della sua salute cagionevole. Ciò nonostante decide di togliersi le scarpe e le calze. Subito dopo...due raffiche di vento, a breve distanza l'una dall'altra, richiamano la sua attenzione in direzione della grotta, e le pare di vedere, in un incavo della roccia...qualcosa di bianco: la figura di una piccola signora.

Sarà l'inizio di un racconto dove sembra che il Cielo si sia immerso nella storia degli uomini. Ma sarà anche, per quella ragazzina misera e insignificante, l'inizio di un calvario giudiziario e di grandi sofferenze, sopportate eroicamente, alla luce delle promesse rassicuranti ricevute dalla giovane signora che sostiene di vedere. In una Francia – quella del Secondo Impero – dominata dallo spirito anticlericale e da una cieca fiducia nella scienza, Bernadette sarà sottoposta a lunghi e snervanti interrogatori da parte delle autorità civili.

Niente fino a qualche tempo prima, alle viste umane, avrebbe potuto candidare quella grotta fuori mano a luogo di eventi straordinari, se si pensa che era un posto malfamato, dove pare si dessero appuntamento gli amanti per consumare i loro rapporti sessuali clandestini.

Certo, si possono avere opinioni diverse su questo ed altri fenomeni simili. A me credente, in quel luogo ai piedi dei Pirenei, in una cornice paesaggistica e storica che mi ricorda molto da vicino il mio villaggio di origine ai piedi del Gran Sasso, pare sempre di fare esperienza fisica della speranza cristiana, a cui ci richiama una donna che, come alle nozze di Cana, torna ad indicarci il Figlio come risposta alle nostre inquietudini. Ma ho la sensazione di incontrare, insieme alla speranza, anche la poesia allo stato puro. Mi sembra di toccare con mano il mistero e...la fiaba. Il mistero di un Dio che irrompe nella storia degli uomini, e la contamina; la fiaba di una giovane e sorridente regina che per consegnare il suo messaggio sceglie una ragazzina povera e ignorante (come la piccola fiammiferaia della storia di Andersen), alla quale si rivolge come nessuna persona prima aveva fatto, con ineffabile dolcezza, e dandole addirittura il “Voi”.  Il credente sensibile all'arte non vi vede solo il riflesso di un  Dio che si è fatto carne, ma anche l'immagine di un Cristo che si fa...favola, ma non la “favola bella” dell'illusione poetica di Gabriele D'Annunzio, ma la favola vera di una regina che ci si fa incontro per accompagnarci lungo il cammino della vita e verso la gioia senza fine.

Nel suo ultimo libro su Lourdes dal titolo Bernadette non ci ha ingannati , Vittorio Messori ci ricorda, con logica stringente, che se Lourdes è vera, se la piccola e giovanissima “demoiselle” giunta dal Cielo è davvero apparsa in quella grotta adibita a  rifugio comunale dei porci del villaggio, «allora sono vere anche tutte le verità della Chiesa Cattolica, e questa grotta è dunque il salvagente regalato ai credenti in questa difficile modernità». 

Ci segnala altresì, il Messori, che Lourdes ricorda a cristiani distratti che il Vangelo non è un'astratta teoria, né una filosofia, né un progetto sociale, tanto meno un'ideologia, ma una rivelazione che deve abbracciare l'intera esistenza.

Il celebre scrittore cattolico ci informa anche - circostanza che mai avrei immaginato - che la bellissima signorina che appare («Aquerò», cioè «quella là» nel dialetto della Bigorre, l'unica lingua che Bernadette conosce, ma soprattutto «el petito damiselo», cioè «la piccola signorina», come la ragazzina  ripete spesso), quasi sempre sorridente, almeno in tre occasioni addirittura ride di cuore. Ride alla seconda apparizione, quando Bernadette, nell'evenienza che si tratti di un fenomeno diabolico, cerca di spruzzarle addosso l'acqua santa. Ride anche alla terza apparizione, quando la veggente, dietro suggerimento, porge all'affascinante signorina carta e penna  affinché scriva il suo nome, ricevendone per tutta risposta uno scoppio di «riso, cristallino come quello di una bambina». Ed è a questo punto che la Vergine, che non si è ancora rivelata, scende dall'ogiva, in alto, si porta all'altezza della piccola veggente, e le due ragazze, l'una di fronte all'altra, continuano a ridere con la complicità di due coetanee. La giovanissima Vergine ride perfino nel momento più solenne, il 25 marzo, quando rivela a Bernadette di essere l'Immacolata Concezione.

Che dire? Teologia avvolta dalla poesia...

A completare la bellissima “fiaba”, mi piace ricordare la toccante  descrizione (sempre riferita da Messori nell'opera citata) fatta di Bernadette da un giovane e facoltoso notabile di Lourdes, Jean-Baptiste Estrade, dapprima scettico, poi letteralmente rapito (e lo sarà per tutta la vita!), dopo aver assistito, spinto dalla sola curiosità, alla settima apparizione, quella del 23 febbraio 1858 :

 

        «I suoi occhi divennero splendenti, un sorriso angelico apparve sulle sue labbra, una grazia indescrivibile, da regina, si sparse per tutta la sua persona, pur coperta com'era di poveri stracci. Mi sembrava che la sua anima si sforzasse di uscire dalla prigione del corpo per raggiungere ciò che vedeva...». 

 

Due piccole regine, dunque, una ricoperta di stracci, l'altra avvolta di luce, che s'incontrano in una vecchia porcilaia. Autentica, profonda, irripetibile poesia...

Ai piedi dei Pirenei Maria si mostra come una ragazza dolce e sorridente, a tratti perfino allegra e gioviale, che parla di cose profondamente serie con una sua coetanea. Il fascino che promana da questa circostanza è la cifra stessa del mistero.

A Lourdes, come in nessun altro luogo sacro - lo dico con il fiato sospeso - , ho avuto l'impressione di leggere il quinto Vangelo, quello che ciascun cristiano, nella prosaicità della vita ordinaria - in famiglia e nel luogo di lavoro - è chiamato a scrivere con la sua vita mettendo in pratica i precetti dei quattro vangeli canonici. Ma per riconoscere questa profonda verità occorre farsi bambini. Anche l'intellettuale cristiano deve farsi semplice come quell'adolescente di nome Bernadette.

Ci si può chiedere : perché il fenomeno è avvenuto in quel preciso giorno? ; perché in quel villaggio? ; perché in quel posto? ; perché è stata scelta proprio “quella” fanciulla?

Ho spesso pensato che forse bisognerebbe riscrivere la storia degli ultimi secoli alla luce di...questa Luce. E sarebbe ugualmente una storia degli uomini, ma illuminata dalla volontà di un Padre che incarica la sua figlia prediletta di additare ad altri suoi figli la via della felicità.

La lezione che ci viene da questo villaggio della provincia francese è che Dio si nasconde tra le pieghe della storia, come l'autentica bellezza si cela tra le pieghe del tempo. Il cristianesimo è un guanto...rigirato, una verità nascosta ai sapienti e svelata ai piccoli. I cristiani hanno spesso commesso l'errore di collocare lo spirito troppo in alto, forse per metterlo al riparo dai colpi degli avversari; ma così facendo lo hanno allontanato dall'orizzonte dei loro contemporanei. Lo devono riportare in basso, a contatto con la vita vera, nelle periferie esistenziali di questa difficile ma pur sempre interessante modernità.

Per il resto, lo Spirito soffia dove vuole...



Condividi

    



Commenta L'Articolo