IL CATALOGO DEGLI ASSENTI - CIMITERO DI ASSERGI
Posted by Antonio Giampaoli | 2022-02-25 | Commenti: 3 | Letto 976446 volte
IL CATALOGO DEGLI ASSENTI
CIMITERO DI ASSERGI
- di Fernando Acitelli -
Personaggi: Lelio, Pier Paolo, un uomo
Cimitero di Assergi. È una notte d’inverno e cade una neve sottile. Lelio s’avvicina al cancello e mentre slega la corda osserva l’interno. In cuor suo sperava che a quell’ora nel cimitero non ci fosse nessuno ma in quell’area sacra egli vede una figura in lontananza. Lelio s’arresta, pensa per un attimo che sia cosa buona abbandonare il luogo e tornare un’altra volta ma poi dal cancello si pone in osservazione di quella figura. In lontananza quella persona ha una torcia in mano ed è come in ricognizione davanti alle lapidi. Si ferma, pare riflettere su una esistenza, staziona per un po’ là davanti e poi si muove e il suo è un continuo assommare nomi e volti. La torcia di quell’uomo pare a Lelio un atto indiscreto perché la luce che da essa si propaga è più potente dei lumini in terra, delle lucette sui marmi. Egli è incerto se entrare oppure no e le sue sensazioni sembrano frantumare quel minimo di coraggio che egli aveva sentito per recarsi di notte nel cimitero. Una domanda lo punge: ma si tratta d’una persona oppure di un’ombra? La parte profonda di sé s’augura si tratti proprio di quest’ultima ipotesi. Ma la torcia, allora? Ma non è forse un’ombra quanto aveva sempre sperato d’incontrare lì dentro? Lelio prende coraggio e lentamente slega la corda, sospinge in avanti il cancello ed entra in quel lieve rifugio. Il leggero cigolio del cancello provoca un’azione da parte di quella figura che staziona in lontananza: si volta verso il cancello e centra il nuovo arrivato. Quello sguardo sembra fulminare Lelio: ormai è stato visto e non serve a niente tornare indietro. Lelio si avvicina alle prime lapidi sulla destra e inizia ad accarezzarle con gli occhi. È turbato dal fatto che molti lumini siano spenti e in molti riquadri non vi siano neanche i fiori di plastica. Mentre osserva le lapidi con la coda dell’occhio vede quell’uomo in lontananza. Quest’ultimo avvista il nuovo venuto e subito dopo gli fa cenno d’avvicinarsi. Lelio lo raggiunge nel mezzo del cimitero.
Pier Paolo: pensavo d’essere solo
Lelio: le sorprese al cimitero non mancano
Pier Paolo: mi è mancato il tempo, cercavo angoli di quiete
Lelio: quel tempo s’è comunque dissolto
Pier Paolo: volevo scrivere un testo su un cimitero
Lelio: un cimitero è sempre dentro di noi
Pier Paolo: un testo che riguardi la notte in un cimitero
Lelio: ci vengo spesso qui ma è la prima volta che varco il cancello
Pier Paolo: ci vuole coraggio
Lelio: un uomo mi ha visto poco prima
Pier Paolo: forse pure lui voleva venire qui
Lelio: lo si può vedere pure da lontano un cimitero, dal crocicchio per esempio
Pier Paolo: non è la stessa cosa
Lelio: poteva dirmelo
Pier Paolo: ci vuole coraggio anche a dirlo
Lelio: pensi che voleva venire qui?
Pier Paolo: tutti cercano i propri morti
Lelio: equivale a una confessione
Pier Paolo: forse vagherà per tutta la notte
Lelio: si terrà alla larga, a distanza dal cancello
Pier Paolo: il cancello divide i due universi
Lelio: quello spago al cancello consente a tutti di entrare
Pier Paolo: forse verrà qui più tardi
Lelio: vorrà essere solo
Pier Paolo: osserverà i nostri movimenti e poi entrerà
Lelio: entrerà quando noi ce ne saremo andati
Pier Paolo: “finalmente solo…” dirà
Lelio: potevo almeno farmi dire il suo nome
Pier Paolo: non è detto che era in vita
Lelio: dunque era un ombra?
Pier Paolo: tutto possibile attorno ad un cimitero di notte
Lelio: dovevo essere indiscreto e chiedergli il nome
Pier Paolo: avremmo avuto una carta in più
Lelio: il sogno avrebbe avuto consistenza
Pier Paolo: non sarebbe stato più un sogno
Lelio: avrebbe potuto dirmi pure dove viveva
Pier Paolo: a quest’ora nessuno risponde
Lelio: è difficile non rispondere qui
Pier Paolo: chissà chi cercava…
Lelio: lo stesso nostro problema, la madre
Pier Paolo: è possibile
Lelio: con la neve tutto pare più leggero, qui
Pier Paolo: cercava la madre, vero
Lelio: vuoi che vada a cercarlo?
Pier Paolo: non sarà più lì
Lelio: chi può dirlo? Magari ci starà osservando…
Pier Paolo: rimani qui, custodiamolo come un’ombra
Lelio: voglio andare, ne va della ragione…se non vado poi me ne pentirò…
Pier Paolo: non è più dove l’hai visto
Lelio: ma allora non cercava sua madre
Pier Paolo: si può cercare la madre anche da lontano, come faccio io
Lelio: è così che fai tu?
Pier Paolo: mia madre non è sepolta qui eppure io sto a Assergi
Lelio: non è sepolta qui?
Pier Paolo: è altrove ma è ovunque
Lelio: vale pure per me?
Pier Paolo: io così credo
Lelio: voglio andare a vedere quell’uomo, deve essere ancora lì
Pier Paolo: ma pure lui è un’ombra e sarà ovunque
Lelio: sento che è ancora lì, conto mi dia il suo nome
Pier Paolo: vai, dunque, io mi gusterò la neve sulle croci
Lelio: arriva da mia madre, laggiù
Pier Paolo: so dov’è
Lelio: sai dov’è mia madre?
Pier Paolo: io così credo
Lelio: due minuti e sarò di nuovo qui
Pier Paolo: è importante per te
Lelio: quell’uomo sarà ancora lì
Pier Paolo: vai, io m’accosterò meglio alle croci e a quel tempo
Lelio: non sparire pure tu…
Pier Paolo: fai presto
Lelio lascia Pier Paolo e s’avvia verso il cancello, esce dal cimitero in cerca di quell’uomo. Costui è nel posto dove l’aveva incontrato poco prima ma adesso è poggiato sul muretto accanto alla chiesetta con la Madonna. Lo sguardo in terra, sembra pensieroso ed i suoi tratti, adesso, sono evanescenti. Lelio resiste, anche se ha paura d’avvicinarsi, poi si fa avanti:
Lelio: uno sguardo a mia madre e me ne andrò
Uomo: non ho fretta, dedichi tempo a sua madre
Lelio: pure lei lo sa?
Uomo: qui siamo tutti per nostra madre
Lelio: lei non è di qui
Uomo: ho mia madre lì dentro, è uguale
Lelio: di notte è tutto più lieve
Uomo: si crede di più
Lelio: forse c’entra il buio
Uomo: di notte l’anima dà coraggio
Lelio: il nome di sua madre?
Uomo: il nome contava tra noi
Lelio: potrei farle visita, ogni tanto, che riquadro è?
Uomo: s’illuminerà la fiammella
Lelio: ma è già accesa
Uomo: sarà ad intermittenza e lei andrà verso di essa
Lelio: ma è sicuro?
Uomo: se ora rientrerà, sarà semplice trovarla
Lelio: ma come sa queste cose?
Uomo: mi ha dato lei delle istruzioni
Lelio: ci ha parlato?
Uomo: ci parlo tutti i giorni, all’alba
Lelio: com’è possibile?
Uomo: non più domande, sono esausto
Lelio: mi perdoni…
Uomo: vada e scorga anche mia madre
Lelio: ci saluteremo tra poco
Uomo: non sarò più qui
Lelio: come, e allora?
Uomo: vada
Il volto dell’uomo è come se lo si vedesse sott’acqua, a stento si colgono i lineamenti. Adesso nevica intensamente e nella chiesetta lì accanto le lucette del presepe sono ad intermittenza. Lelio vorrebbe dormire lì dentro ma l’inferriata è chiusa. Sarebbe bello intirizzirsi sotto l’immagine della Madonna con il presepe che dona tepore. Di giorno lo troverebbero lì dentro, abbracciato a se stesso. Sulle montagne si scorgono delle lucette e anche nelle case vicine qualcuno s’è svegliato, chissà per quale improvvisa angoscia. Lelio saluta l’uomo e s’avvia di nuovo verso il cimitero. Lì giunto, vi entra ma non vede più Pier Paolo. Con lo sguardo fruga in ogni angolo, ma niente. La fiammella d’una lapide emette un’intermittenza forte: deve essere lì la tomba della madre di quell’uomo, fuori. È dalla parte opposta rispetto all’entrata, lontana. Quella luce che pulsa ha vigore e attira Lelio che s’incammina verso quel punto: è vicino alla tomba di sua madre. Lì giunto vede l’intermittenza cessare, essa serviva come per fargli individuare il loculo. Quell’uomo aveva ragione. L’ovale della fotografia s’è scolorito ma lo sguardo della madre di quell’uomo ha mantenuto un residuo di sorriso. Si accosta a quell’ovale e lo accarezza. Rimane là davanti per qualche minuto, poi si sposta e raggiunge il riquadro di sua madre. Lì viene aggredito dal pianto e sotto la neve di notte è un evento splendido piangere con tutte quelle lucette a pulsare ed è come se lo chiamassero. In un istante si volta e con lo sguardo abbraccia tutte quelle fiammelle. Di Pier Paolo nessuna traccia. S’avvia verso il cancello e la neve fitta è come la purezza della Provvidenza. Stringe con lo spago il cancello e quella lucetta laggiù riprende la sua intermittenza ed è come un saluto. Spera d’incontrare nuovamente quell’uomo ma, lì giunto, s’accorge che non c’è e tra sé mette addirittura in dubbio che l’abbia veramente incontrato. Vede quella cappelletta e d’improvviso sente che sarà quello il suo luogo per quella notte, così forza la cancellata ed entra, si distende sotto il presepe con le lucette che pulsano nel rosso, blu e verde ed il suo cappotto è la coperta più calda che possa immaginare e con la sciarpa si copre il capo e dopo un po’ s’addormenta sotto il piccolo presepe e sotto la Madonna.
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