IL CATALOGO DEGLI ASSENTI - CIMITERO DI ASSERGI

IL CATALOGO DEGLI ASSENTI

 

CIMITERO DI ASSERGI

 

- di Fernando Acitelli -

 

Personaggi: Lelio, Pier Paolo, un uomo

Cimitero di Assergi. È una notte d’inverno e cade una neve sottile. Lelio s’avvicina al cancello e mentre slega la corda osserva l’interno. In cuor suo sperava che a quell’ora nel cimitero non ci fosse nessuno ma in quell’area sacra egli vede una figura in lontananza. Lelio s’arresta, pensa per un attimo che sia cosa buona abbandonare il luogo e tornare un’altra volta ma poi dal cancello si pone in osservazione di quella figura. In lontananza quella persona ha una torcia in mano ed è come in ricognizione davanti alle lapidi. Si ferma, pare riflettere su una esistenza, staziona per un po’ là davanti e poi si muove e il suo è un continuo assommare nomi e volti. La torcia di quell’uomo pare a Lelio un atto indiscreto perché la luce che da essa si propaga è più potente dei lumini in terra, delle lucette sui marmi. Egli è incerto se entrare oppure no e le sue sensazioni sembrano frantumare quel minimo di coraggio che egli aveva sentito per recarsi di notte nel cimitero. Una domanda lo punge: ma si tratta d’una persona oppure di un’ombra? La parte profonda di sé s’augura si tratti proprio di quest’ultima ipotesi. Ma la torcia, allora? Ma non è forse un’ombra quanto aveva sempre sperato d’incontrare lì dentro? Lelio prende coraggio e lentamente slega la corda, sospinge in avanti il cancello ed entra in quel lieve rifugio. Il leggero cigolio del cancello provoca un’azione da parte di quella figura che staziona in lontananza: si volta verso il cancello e centra il nuovo arrivato. Quello sguardo sembra fulminare Lelio: ormai è stato visto e non serve a niente tornare indietro. Lelio si avvicina alle prime lapidi sulla destra e inizia ad accarezzarle con gli occhi. È turbato dal fatto che molti lumini siano spenti e in molti riquadri non vi siano neanche i fiori di plastica. Mentre osserva le lapidi con la coda dell’occhio vede quell’uomo in lontananza. Quest’ultimo avvista il nuovo venuto e subito dopo gli fa cenno d’avvicinarsi. Lelio lo raggiunge nel mezzo del cimitero.

 

 

Pier Paolo: pensavo d’essere solo

Lelio: le sorprese al cimitero non mancano

Pier Paolo: mi è mancato il tempo, cercavo angoli di quiete

Lelio: quel tempo s’è comunque dissolto

Pier Paolo: volevo scrivere un testo su un cimitero

Lelio: un cimitero è sempre dentro di noi

Pier Paolo: un testo che riguardi la notte in un cimitero

Lelio: ci vengo spesso qui ma è la prima volta che varco il cancello

Pier Paolo: ci vuole coraggio

Lelio: un uomo mi ha visto poco prima

Pier Paolo: forse pure lui voleva venire qui

Lelio: lo si può vedere pure da lontano un cimitero, dal crocicchio per esempio

Pier Paolo: non è la stessa cosa

Lelio: poteva dirmelo

Pier Paolo: ci vuole coraggio anche a dirlo

Lelio: pensi che voleva venire qui?

Pier Paolo: tutti cercano i propri morti

Lelio: equivale a una confessione

Pier Paolo: forse vagherà per tutta la notte

Lelio: si terrà alla larga, a distanza dal cancello

Pier Paolo: il cancello divide i due universi

Lelio: quello spago al cancello consente a tutti di entrare

Pier Paolo: forse verrà qui più tardi

Lelio: vorrà essere solo

Pier Paolo: osserverà i nostri movimenti e poi entrerà

Lelio: entrerà quando noi ce ne saremo andati

Pier Paolo: “finalmente solo…” dirà

Lelio: potevo almeno farmi dire il suo nome

Pier Paolo: non è detto che era in vita

Lelio: dunque era un ombra?

Pier Paolo: tutto possibile attorno ad un cimitero di notte

Lelio: dovevo essere indiscreto e chiedergli il nome

Pier Paolo: avremmo avuto una carta in più

Lelio: il sogno avrebbe avuto consistenza

Pier Paolo: non sarebbe stato più un sogno

Lelio: avrebbe potuto dirmi pure dove viveva

Pier Paolo: a quest’ora nessuno risponde

Lelio: è difficile non rispondere qui

Pier Paolo: chissà chi cercava…

Lelio: lo stesso nostro problema, la madre

Pier Paolo: è possibile

Lelio: con la neve tutto pare più leggero, qui

Pier Paolo: cercava la madre, vero

Lelio: vuoi che vada a cercarlo?

Pier Paolo: non sarà più lì

Lelio: chi può dirlo? Magari ci starà osservando…

Pier Paolo: rimani qui, custodiamolo come un’ombra

Lelio: voglio andare, ne va della ragione…se non vado poi me ne pentirò…

Pier Paolo: non è più dove l’hai visto

Lelio: ma allora non cercava sua madre

Pier Paolo: si può cercare la madre anche da lontano, come faccio io

Lelio: è così che fai tu?

Pier Paolo: mia madre non è sepolta qui eppure io sto a Assergi

Lelio: non è sepolta qui?

Pier Paolo: è altrove ma è ovunque

Lelio: vale pure per me?

Pier Paolo: io così credo

Lelio: voglio andare a vedere quell’uomo, deve essere ancora lì

Pier Paolo: ma pure lui è un’ombra e sarà ovunque

Lelio: sento che è ancora lì, conto mi dia il suo nome

Pier Paolo: vai, dunque, io mi gusterò la neve sulle croci

Lelio: arriva da mia madre, laggiù

Pier Paolo: so dov’è

Lelio: sai dov’è mia madre?

Pier Paolo: io così credo

Lelio: due minuti e sarò di nuovo qui

Pier Paolo: è importante per te

Lelio: quell’uomo sarà ancora lì

Pier Paolo: vai, io m’accosterò meglio alle croci e a quel tempo

Lelio: non sparire pure tu…

Pier Paolo: fai presto

 

Lelio lascia Pier Paolo e s’avvia verso il cancello, esce dal cimitero in cerca di quell’uomo. Costui è nel posto dove l’aveva incontrato poco prima ma adesso è poggiato sul muretto accanto alla chiesetta con la Madonna. Lo sguardo in terra, sembra pensieroso ed i suoi tratti, adesso, sono evanescenti. Lelio resiste, anche se ha paura d’avvicinarsi, poi si fa avanti:

 

Lelio: uno sguardo a mia madre e me ne andrò

Uomo: non ho fretta, dedichi tempo a sua madre

Lelio: pure lei lo sa?

Uomo: qui siamo tutti per nostra madre

Lelio: lei non è di qui

Uomo: ho mia madre lì dentro, è uguale

Lelio: di notte è tutto più lieve

Uomo: si crede di più

Lelio: forse c’entra il buio

Uomo: di notte l’anima dà coraggio

Lelio: il nome di sua madre?

Uomo: il nome contava tra noi

Lelio: potrei farle visita, ogni tanto, che riquadro è?

Uomo: s’illuminerà la fiammella

Lelio: ma è già accesa

Uomo: sarà ad intermittenza e lei andrà verso di essa

Lelio: ma è sicuro?

Uomo: se ora rientrerà, sarà semplice trovarla

Lelio: ma come sa queste cose?

Uomo: mi ha dato lei delle istruzioni

Lelio: ci ha parlato?

Uomo: ci parlo tutti i giorni, all’alba

Lelio: com’è possibile?

Uomo: non più domande, sono esausto

Lelio: mi perdoni…

Uomo: vada e scorga anche mia madre

Lelio: ci saluteremo tra poco

Uomo: non sarò più qui

Lelio: come, e allora?

Uomo: vada

 

Il volto dell’uomo è come se lo si vedesse sott’acqua, a stento si colgono i lineamenti. Adesso nevica intensamente e nella chiesetta lì accanto le lucette del presepe sono ad intermittenza. Lelio vorrebbe dormire lì dentro ma l’inferriata è chiusa. Sarebbe bello intirizzirsi sotto l’immagine della Madonna con il presepe che dona tepore. Di giorno lo troverebbero lì dentro, abbracciato a se stesso. Sulle montagne si scorgono delle lucette e anche nelle case vicine qualcuno s’è svegliato, chissà per quale improvvisa angoscia. Lelio saluta l’uomo e s’avvia di nuovo verso il cimitero. Lì giunto, vi entra ma non vede più Pier Paolo. Con lo sguardo fruga in ogni angolo, ma niente. La fiammella d’una lapide emette un’intermittenza forte: deve essere lì la tomba della madre di quell’uomo, fuori. È dalla parte opposta rispetto all’entrata, lontana. Quella luce che pulsa ha vigore e attira Lelio che s’incammina verso quel punto: è vicino alla tomba di sua madre. Lì giunto vede l’intermittenza cessare, essa serviva come per fargli individuare il loculo. Quell’uomo aveva ragione. L’ovale della fotografia s’è scolorito ma lo sguardo della madre di quell’uomo ha mantenuto un residuo di sorriso. Si accosta a quell’ovale e lo accarezza. Rimane là davanti per qualche minuto, poi si sposta e raggiunge il riquadro di sua madre. Lì viene aggredito dal pianto e sotto la neve di notte è un evento splendido piangere con tutte quelle lucette a pulsare ed è come se lo chiamassero. In un istante si volta e con lo sguardo abbraccia tutte quelle fiammelle. Di Pier Paolo nessuna traccia. S’avvia verso il cancello e la neve fitta è come la purezza della Provvidenza. Stringe con lo spago il cancello e quella lucetta laggiù riprende la sua intermittenza ed è come un saluto. Spera d’incontrare nuovamente quell’uomo ma, lì giunto, s’accorge che non c’è e tra sé mette addirittura in dubbio che l’abbia veramente incontrato. Vede quella cappelletta e d’improvviso sente che sarà quello il suo luogo per quella notte, così forza la cancellata ed entra, si distende sotto il presepe con le lucette che pulsano nel rosso, blu e verde ed il suo cappotto è la coperta più calda che possa immaginare e con la sciarpa si copre il capo e dopo un po’ s’addormenta sotto il piccolo presepe e sotto la Madonna.



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