“La voce che nen more”- Canto dedicato al tenore Emanuele Nanni

“La voce che nen more”- Canto dedicato al tenore Emanuele Nanni.

 

“La voce che nen more”

Versi di Lucio Cancellieri

Musica di Camillo Berardi

Foto di Angelamaria Tresca

 

 

Camillo Berardi

Il canto “La voce che nen more” è dedicato al talentuoso tenore aquilano Emanuele Nanni, cantante e solista storico del “Gruppo Corale di Tornimparte”, cantore del Coro alpino del CAI di L’Aquila, cantante e solista del Gruppo Corale “La Scerta” di L’Aquila e dintorni, artista indimenticabile che ha fornito il suo prezioso apporto anche a tante altre compagini corali, valorizzandone e arricchendone il prestigio.   

Con accompagnamento chitarristico del M°  Antonio Ciuffetelli, Emanuele Nanni ha interpretato anche tutti i canti composti dall’alpinista Andrea Bafile che sono stati pubblicati nel canzoniere del CAI aquilano edito nel 2013, contenente il CD2 con la registrazione dei brani.  

Il canto “La voce che nen more” è stato scritto dal poeta teramano Lucio Cancellieri che è venuto a mancare pochissimo tempo dopo la dipartita del carissimo Emanuele, al quale - senza indugio - ha voluto dedicare questa canzone composta insieme al musicista Camillo Berardi. Emanuele Nanni, poco tempo prima di andarsene, aveva registrato in un CD il canto teramano “Nustalgija Lundane” scritto da Cancellieri ed eseguito suggestivamente con il controcanto femminile.

Il timbro toccante ed unico della voce di Emanuele continua ad echeggiare nell’incanto dei monti da lui tanto amati e rimane vivo nella memoria delle persone che hanno avuto la fortuna di ascoltarlo e di apprezzarlo.

Il video con l’esecuzione strumentale della canzone è stato realizzato con le bellissime fotografie della montanara Angelamaria Tresca che ha saputo cogliere tanti aspetti variegati e affascinanti delle nostre meravigliose montagne.

 

 

LA VOCE CHE NEN MORE

Versi di Lucio Cancellieri              Musica di Camillo Berardi

 

 

  (preludio)                                                           (interludio)
  Muntagna me’ stinghe a rmini’                          Muntagna me’ stinghe a rmini’
  simpre nghe te vuje armane’,                              simpre nghe te vuje armane’,
  la ggenta me’ vuje arvide’.                                  la ggenta me’ vuje arvide’.
  Muntagna tu che fi’ sugna’                                 Muntagna tu che fi’ sugna’
  bbelle accuscì tu fi’ ‘ncanta'                                bbelle accuscì tu fi’ ‘ncanta'
  e sopra a te vuje vula’.                                         e sopra a te vuje vula’.

  1^ strofa                                                             2^  strofa
  Chi saje lu sintire di muntagna                           Lu sole che ci porte lu surrise
  tra lu silenzie sente ‘n’armunie,                         all'albe ve’ a pusa’ ugne matine
  ‘nu cante che sajenne  l'accumpagne                 ‘na voce che da su lu Paradise
  chisà da quale monne sta a mini’.                      arsone e pi’ li valle se ne va.       
  ‘Na museche che ve’ d'assi’ luntane                  La voce che ci argale l'armunije
  sulleteche lu core e lu cunzole                            arrive da l'azzurre di lu cile
  e leve da lu pette ugne dulore...                          è chelle de ‘nu core che nen more
  liggire su lu monte fa saji’.                                 che bbatte e chi nisciune vo’ scurda’.

                                                      rit.
(si ripete due volte)
                                                      Tra li valle e li cime
                                                      cante simpre ‘na voce
                                                      e 'sta voce gintile
                                                      ‘n ci vo’  lascia’.
                                                      Come ‘n’eche luntane
                                                      accarezze li munte
                                                      ‘nghe li fonte che ‘ncontre
                                                      ‘nu duette ci fa.



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