FILETTO, STORIE DI ABIGEATO IN PAESE - LADRI DI BESTIAME -

- di Giovanni Altobelli -

 

Premessa.  La parola abigeato deriva dal latino “abigeatus” ossia furto di bestiame,  fin dai tempi più antichi sono esistiti i ladri di bestiame facendo delle vere razzie.  Cerco di raccontare i furti di bestiame avvenuti a Filetto dell’Aquila negli ultimi 150 anni, fatti nelle stalle e in montagna.  Gli animali nei tempi passati, dopo essere stati rubati venivano trasferiti altrove, facendo lunghi percorsi di notte.  Il bestiame rubato veniva nascosto nei boschi o nelle grotte per una breve sosta prima di riprendere il cammino nei giorni successivi per arrivare alla destinazione prefissata: “fiere di bestiame”.  Gli animali rubati venivano mischiati e camuffati con altri di proprietà, all’epoca ancora non esistevano marchi a fuoco o altri sistemi di riconoscimento.  I vecchi di Filetto raccontano di un fatto di “abigeato” avvenuto intorno al 1860; quattro prepotenti del paese “ladri di bestiame”, spesso rubavano vacche, muli e cavalli in altri paesi.  Una notte partirono da Filetto verso Barisciano, arrivati in località “Le Locce” dove stazionavano diversi capi di bestiame nei cosiddetti “mandroni”.  I quattro filettesi quella notte rubarono sette vacche e un vitellino. Verso le due di notte erano già di ritorno a Filetto, la refurtiva del bestiame venne nascosta in una antica grotta in Via Piedi le Case di proprietà di uno dei componenti della banda, mentre durante il tragitto il vitellino rimase ferito a una gamba.  Arrivati in paese il vitellino   venne macellato e un cosciotto cucinato nella casa vicina, degustato dai quattro forse con grande appetito.  Da una finestrella del piano superiore i rumori allarmarono un giovane “scapolone” soprannominato “Ciarrocca” della famiglia di Pietro Sante Altobelli, che non si fece riconoscere per paura di ritorsione.  Dopo qualche giorno i quattro ladri di bestiame di notte si avviarono per raggiungere il paese di Montereale dove si teneva la fiera per vendere le sette vacche insieme anche a quelle di loro proprietà. Questi sono solo dei racconti del passato trasmessi oralmente dai vecchi di una volta. Voglio raccontare un fatto accaduto la notte del 4 ottobre 1954 a Filetto, dove vennero rubati quattro muli.  “Avevo appena nove anni quando durante la notte, vicino la mia abitazione in centro storico, sentii un rumore e avvicinandomi alla finestra, vidi due persone che non riconobbi, portavano due muli con le cavezze verso la strada principale, io non capii  chi fossero e mi rimisi a letto.  La mattina si venne a sapere che in paese erano stati rubati quattro muli. Due in Via Piè delle Case: uno a Valentino Ciampa e uno a Luigi Marcocci, una mula di Domenico Ciampa a Piedicolle nelle vicinanze e un’altra mula a Umberto Marcocci sotto l’arco di Via Castello. In mattinata furono avvertiti i carabinieri di Assergi che cominciarono le prime indagini, pensando che ai piedi dei muli avessero messo delle calze di lana per non fare rumore.  Dopo qualche mese furono ritrovati nelle grotte del Gargano in provincia di Foggia i muli di Valentino Ciampa e Umberto Marcocci, mentre gli altri due non furono mai ritrovati. Successivamente ci fu una causa penale presso il Tribunale dell’Aquila, ma non furono mai trovati i veri colpevoli, la gente in paese mormorava che c’era stato un basista del paese a pianificare il furto. Un altro furto di bestiame avvenne nell’estate del 1968 in montagna in località “Macchiole” dove furono rubate sette vacche: di Paolo Cialone, Fortunato Marcocci, Zelindo Marcocci e Natale Gambacurta. Quest’ultimo insieme a Berto figlio del vaccaro Mario Riziero Cupillari e il brigadiere di Assergi Pomponi si recarono a San Nicandro Garganico, ma senza trovare le vacche. Dopo qualche tempo furono trovati alcuni autori del furto della provincia di Chieti e ritrovata la carne in alcune macellerie, alcuni vennero processati e condannati.  Nel 2000 nel mese di settembre nelle vicinanze del paese ad un allevatore gli vennero rubati tre vitelloni e dieci pecore, sempre allo stesso allevatore il 23 dicembre dello stesso anno vennero rubati dieci agnelli.  A Piano di Fugno sempre nel 2000 nel casolare “Palumbo” ad un allevatore gli fu rubato un montone di razza francese del valore di lire ottocentomila. Gli autori di questi furti non sono stati mai trovati. Il vecchio e il nuovo abigeato non cambia pelo. Per fortuna che oggi le bestie sono tutte marcate e ci sono più controlli da parte delle forze dell’ordine.
                        Collezione fotografica di Giovanni Altobelli.

 



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