LE AIE SCOMPARSE – LA NOSTRA STORIA – di Giovanni Altobelli

 

LE AIE SCOMPARSE – LA NOSTRA STORIA –

 

- di Giovanni Altobelli -

 

Premessa.  Nell’antichità nel corso dei secoli, i popoli che si sono succeduti nel tempo nelle loro dimore, sia nei piccoli che grandi paesi, hanno avuto bisogno per l’utilizzo delle aie nella cultura contadina.  Ma cosa sono le aie e a che cosa sono servite nel passato?  Le aie sono stati dei terreni a margine dei paesi, spianati e poi selciati con pietre di varie dimensioni soprattutto pietre piatte che formavano un’ampia pavimentazione, circoscritte con una fila di pietre che delimitava il confine da un proprietario all’altro.  Le pietre messe nelle aie con grande maestria con il contorno di terra dove nascevano dei ciuffi di erba, avevano una superficie come un fazzoletto di circa 40/50/60 metri quadrati, occorrenti ad ogni contadino per il deposito di mucchi di grano, segala ed orzo ed altro. Le aie realizzate nel passato sono state delle vere opere incomparabili della civiltà contadina di una bellezza straordinaria in tutti i paesi.  A cosa servivano le aie nel passato?  Nel passato le aie venivano usate per la trebbiatura o tresca fatta prima con “asini, muli e cavalli” poi con le moderne trebbiatrici per ricavarne il grano pulito.  Nei tempi passati il frumento veniva prima ventilato con gli antichi sistemi, poi vennero le moderne trebbie. L’utilizzo delle aie serviva a trescare o trebbiare: “grano. Orzo, segala” “oltre” venivano sgranati i vari legumi “fagioli, lenticchie, ceci e granturco ed altro”. Nei tempi passati molte case coloniche avevano già le loro aie, quindi storia delle aie è parte integrante dei nostri paesi della civiltà contadina. Le aie scomparse. Con il progresso e il grande sviluppo che si è avverato dopo il 1970 le aie di ogni paese scomparvero e vennero occupate da alcune case, garagi in lamiera, garagi in blocchetti, depositi di attrezzi edili, depositi di vario genere; vennero trasformate in orti, canili, pollai e vennero eretti muri di ogni genere. La colpa principale fu degli (amministratori, sindaci, urbanisti) che permisero e tollerarono lo scempio ambientale a tutti quei cittadini che ne approfittarono indisturbati per distruggere le antiche aie. Gli amministratori dovevano preservare la storia delle aie, rilevare e riacquisire come erano nate nell’800, esse erano la bellezza del passato che hanno visto passare tante generazioni nella miseria e nella povertà. Dovevano essere intoccabili anche se gli antichi lavori erano scomparsi, esse dovevano rimanere degli spazi liberi come parchi verdi, utili a tutti anche per eventuali terremoti. Le aie per ignoranza della gente, per una forte avidità insaziabile, ha creato e trasformato le brutture di ogni genere. Le aie nel nostro comprensorio sono scomparse in tanti paesi “Paganica – Camarda – Assergi – Filetto – Pescomaggiore – Barisciano e tanti altri”. Storia delle aie di Filetto dell’Aquila. Già nel “Periodo Borbonico” che va dal (1734-1860) le aie furono assegnate ai contadini per il deposito e la lavorazione e trasformazione dei prodotti della terra “cereali e legumi” questo avvenne in tutto il centro sud. A Filetto intorno al 1810/1815 sotto la guida del famoso Sindaco Pasquale Facchinei con il Decurionato dell’epoca, assegnò a tutte le famiglie pezzetti di terreni che vennero di conseguenza selciati.  Esse vennero divise in tre zone “aia di sopra lato nord, aia di centro, aia di sotto” per un totale di una superficie di circa 15.000 metri quadrati. Poi vi erano le due piccole aie del castello utilizzate fino agli anni 60, rimasero abbandonate e imbruttite, in una delle quali vennero eretti muri impedendo il transito pedonale salente da Via Salere. La bellezza delle aie di Filetto di una volta è dimostrata dalla prima fotografia panoramica del paese scattata nel 1907, in occasione della benedizione del bestiame del 13 giugno quando gli animali salivano in montagna. Il primo avvenimento negativo deturpamento  delle aie fu commesso dalla costruzione nel 1916 di una casa da parte di Domenico Massaro alla parte di sopra, dove successivamente altro cittadino filettese imperterrito, dopo gli anni 60 a fianco a sinistra dove si trovava l’antico travaglio “struttura per la ferratura degli animali” vi costruì altra casa continuando il degrado ambientale, dopo tante liti il povero “Minicuccio” con le varie arrabbiature morì di crepacuore l’anno 1962, ma continuarono successivamente le costruzioni di altre strutture. L’anno 1950 il cittadino filettese Riziero Cupillari con tanti figli realizzò una casa all’ingresso dell’aia di sotto, luogo dove accedevano tutti quei proprietari che si dovevano recare nei campi nella località “Fornale”.  Altra casa di grande dimensione venne realizzata dopo 1985 nell’aia di centro dove era stato previsto un parcheggio.  Queste sono state le principali cause che hanno depauperato le aie di Filetto.  Lo scempio ambientale si è protratto nel tempo ad iniziare dal 1970, mentre prima nelle aie avvenivano le soste delle processioni delle feste religiose, la tosatura delle pecore, la medicazione delle mucche, il gioco del pallone dei ragazzi e tante altre cose belle. All’improvviso, soprattutto le abitazioni limitrofe alle aie si allargarono distruggendo tutti quei spazi liberi di una volta, creando orti, piazzali, rimesse e depositi di ogni sozzura scavalcando ogni principio di legalità ambientale.  In un angolo dell’aia di centro nel 1971 quando ancora transitavano gli asini che tornavano carichi di grano, tagliavano la strada passando nell’aia, poiché avevano le ammaccate nel dorso per spallare in anticipo i tempi dello scarico, il proprietario dell’aia punì tutte quelle povere bestie, realizzandoci un muro in blocchetti e quindi dovettero passare per la strada.  Nell’anno 1979, il Comune dell’Aquila fece espropriare una piccola parte dell’aia di sopra trasformandola in una Piazza, forse sarebbero stati apprezzati quei politici amministratori di allora se avessero fatto espropriare fino all’intera aia in fondo, includendo anche 200 metri in Piazza della Chiesa, questo non lo fecero e la politica ebbe ancora una volta le sue colpe. Non sappiamo sicuramente se le aie dal loro primitivo impianto fossero state di Uso Civico?  Le aie di Filetto sono state trasformate da una parte di alcuni abitanti nella “peggiore bruttura storica di un paese incivile del terzo millennio” sono avvenute cause di ogni genere, molte volte avallate dalla politica più retriva e di parte, da una diseducazione di amministratori dove quei cittadini hanno approfittato e voluto sempre di più per interessi delle loro comodità a discapito degli altri onesti umili che non hanno fatto nell’aie un bel niente. Conclusioni. Ho voluto ripercorrere la storia dall’inizio delle aie dall’800 alla fine per lasciare ai posteri come veramente sono andate le cose e le colpe e responsabilità, senza mancare di rispetto a nessuno. Filetto poteva diventare anche un piccolo paese turistico come S. Stefano di Sessanio, poiché c’erano le condizione e le potenzialità da vedere le cose belle, comunque si può tentare ancora di recuperare qualcosa di quello che è rimasto, sgomberare cose inutili,  lasciare liberi gli spazi per dare un senso di civiltà e non offendere ancora questo povero paese dove siamo nati.  Anche se è arrivato il terremoto nel 2009 e la pandemia nel 2019, noi cittadini ci dobbiamo comportare bene.  Le foto riportate in questo servizio parlano chiaro: quelle di prima rappresentano la bellezza del passato e la cultura contadina di una volta, mentre le attuali rappresentano il deturpamento ambientale e l’offesa alla natura.

 Collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli



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