INNO AL GRAN SASSO D’ITALIA - COMPOSTO DA S.E. AUGUSTO ANTONINO VICENTINI E MONS. LORENZO PEROSI

“ INNO AL GRAN SASSO D’ITALIA” COMPOSTO DA S.E. AUGUSTO ANTONINO VICENTINI E MONS. LORENZO PEROSI

- di Camillo Berardi -

                                                                                                                                                                                                     

Il testo del maestoso “Inno al Gran Sasso d’Italia” fu scritto dal Secondo Arcivescovo dell’Arcidiocesi dell’Aquila, S.E. Augusto Antonino Vicentini (nato ad Aquila il 16 dicembre 1829 e deceduto il giorno 11 settembre 1892) e fu musicato dal celeberrimo M° Mons. Lorenzo Perosi (nato a Tortona il 21 dicembre 1872 e deceduto nella Città del Vaticano il 12 ottobre 1956).

Il componimento fu elaborato per coro a cappella a 4 voci e la musica fu composta dal M° Perosi per l’inaugurazione della Chiesetta della Madonna della Neve nei pressi di Campo Imperatore, avvenuta il 20 settembre 1936. Il canto grandioso e stupendo fu eseguito per la prima volta nella splendida cornice della Basilica di San Bernardino, proprio nel giorno dell’inaugurazione del tempio sul Gran Sasso, con la direzione del M° Perosi, incantando il pubblico e le numerose autorità presenti che scattarono in piedi quando fu eseguita la parte finale del canto che recita:

Ecco la terra Esperia;

La terra dell’incanto;

Cui ride un Cielo armonico

Ai fiori, ai suoni, al canto;

S’Ella è dell’Arti il Tempio;

Questo è di Dio l’Altar.

Il grande Perosi, rivoluzionò la musica tra 800 e 900 e in maniera molto raffinata, restituì una nuova dignità alla musica sacra che dopo la scomparsa Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Händel, Ludwig van Beethoven e Wolfgang Amadeus Mozart, aveva perduto prestigio ed interesse. Nominato Direttore Perpetuo della Cappella Musicale Pontificia Sistina da Papa Leone XIII nel 1898, che era l’ultima Corale composta da voci bianche di cantori evirati, nel 1902 cambiò radicalmente l’istituzione da lui diretta ed introdusse nel Coro fanciulli cantori, affiancandoli ai falsettisti che già facevano parte del Coro della Cappella Sistina.

Nello storico e Maestoso “Inno al Gran Sasso d’Italia”, ricco e completo nella dotta e magistrale descrizione dell’Arcivescovo aquilano Augusto Antonino Vicentini, non mancano - tra le altre - le invocazioni delle popolazioni locali aquilane:

Te, invocano Assergesi,

Paganica e Camarda;

Te, tante genti affrettansi

Fin d’ora a salutar!!!

 

Ecco il testo completo del componimento:

INNO AL GRAN SASSO D’ITALIA

Versi di Augusto Antonino Vicentini

Musica di Lorenzo Perosi

 

Alpestre è il luogo e l’aere

Spira una brezza pura,

Qui tutto è nuovo e vergine

Il riso di natura;

Hanno un linguaggio insolito

L’acqua, la terra, i fior.

 

Gigante, ardito, innalzasi

Fra queste rupi un Sasso

Dove già tanti impressero

L’orme di lento passo;

Ma più veloce ascesa

Il tempo insegnerà.

 

Che questo grande immobile

Dalle canute chiome,

Non isdegnò d’Italia

L’invidiato nome,

Né per cangiar di secoli

L’avito onor cangiò.

 

All’urto, al cozzo, al sibilo,

Di furiosi venti,

Saldo rimase e indomito

Pugnò con gli elementi;

Il lampo, il tuon, la folgore

Ai piedi suoi frenò.

 

Tra nubi ascose il vertice

Nei lunghi giorni e brevi;

Si avvolse tra le nebbie,

Si ricoprì di nevi;

Or dispettoso, or avido,

Di rivedere il sol.

 

E lo rivide sorgere

Lieto fra l’ore ancelle,

Sereno, imperturbabile

Risalutò le stelle,

Ed addestrò dell’aquile

L’audace acume e il vol.

 

Senti da lungi fremere

Infuriar due mari;

Quasi il Tirreno e l’Adria

Nei loro flutti amari

Tentassero sommergere

Le italiche Città

 

Scosso nel mar Trinacrio

Sentì l’Etna lontano;

E del Vesuvio vittime

Pompei ed Ercolano

Ed il Peloro e il Vulture

Mugghiar tremanti udì.

 

Ma questa roccia immobile

Stette all’altrui ruina;

Salda colonna e guardia

Alla region vestina

Agli abruzzesi popoli

Novelle sorti aprì

 

E forse un giorno stridere

Di fuoco una corrente

Udrem tra queste viscere

Quasi fucina ardente

Che nuovo schiuda un tramite

Fra l’uno e l’altro mar.

 

Giorno felice!! Augurio

Dei popoli abruzzesi;

Te, invocano Assergesi,

Paganica e Camarda;

Te, tante genti affrettansi

Fin d’ora a salutar!!!

 

O Sasso!! Dal tuo culmine

Dall’arido granito,

Noi rimiriamo estatici

Un fiorellin riunito;

Che dal color ceruleo

Or or fermava i pié.

 

Oh! Qual contrasto! Attonito,

Io contemplavo il monte;

Quando quel fior pareami

Dir con modesta fronte:

Anche me, guarda! Osservami

Non ti scordar di me.

 

Sì; tutto è grande e provvido,

Tutto è quassù bellezza!!

Le rupi e le piramidi

Della vetusta altezza

L’acque, le valli e l’aure

Che scherzano coi fior.

 

Tu varchi i monti? E svelano

Di Dio la gran potenza,

Guardi alla terra? E’ simbolo

Dell’alta Sua sapienza;

T’innalzi al cielo? E’ vivido

Specchio del divo amor.

 

Chiedi la vera immagine

Che dal suo raggio accese

Dante Alighieri sul Catria!

Mira qui! Il bel Paese

Che dal Cenisio al Leuca

L’Alpe circonda e il mar.

 

Ecco la terra Esperia;

La terra dell’incanto;

Cui ride un Cielo armonico

Ai fiori, ai suoni, al canto;

S’Ella è dell’Arti il Tempio;

Questo è di Dio l’Altar.

 



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