ASTROFILO CERCASI - SOTTO LE STELLE AQUILANE SOLO 2-3 INIZIATIVE ESTIVE IN PIAZZA AL TELESCOPIO

- di Paolo Rico -

 

Meno di 40 nel nostro circondario i possessori di un telescopio semiprofessionale. Stima improbabile, ma attendibile, stando alla rarità di manifestazioni astrofile estive. Pur frequentatissime da curiosi, appassionati e presenze occasionali, le iniziative in calendario si riducono, infatti, a: un happening conclusivo di un’escursione notturna sul monte Calvo, a Scoppito, il mese prossimo; e, il 10 agosto, una strapaesana della tradizione folk a Cesaproba. Quest’ultima, promossa, peraltro, da un villeggiante romano, di famiglia originaria del posto. Nulla più sull’agenda di quelle poche unità di arcinoti specialisti del comprensorio, ogni volta mobilitati di qui e di là, per interventi divulgativi collettivi sulle mappe celesti.
Nessun appuntamento nemmeno a Poggio Picenze, primo centro (rimasto l’unico esempio della zona), in cui si è riusciti  - purtroppo, inutilmente -  20 anni fa addirittura, ad impegnare un ente pubblico nella promozione astronomica, o, almeno, in qualcosa che l’approcciasse. Si acquistò pure una tecnologia  - all’epoca, di un certo rilievo -  e si provvide a preparare qualche operatore, curando di delegare ad altri la gestione dell’attività. Tanto che oggi chissà che fine ha fatto quel datato telescopio? sicuramente dimenticato e stivato, comunque bisognoso di preventiva rifunzionalizzazione, se non trasformato ormai, di necessità, in polverosa e malmessa anticaglia da smaltire,  da cedere a un robivecchi oppure donare ad un collezionista.
Né va meglio fuori L’Aquila. Sembra che l’elenco di iniziative astrofile esterne contenga una sola realtà regionale: Lanciano. Perché a Vasto, altro esempio virtuoso in passato, in Abruzzo, in campo astrofilo, i pochi volenterosi di un tempo hanno ripiegato per occuparsene a domicilio, autonomamente, sottraendosi ad ogni altro impegno collettivo, mai prenotato, peraltro, da nessuno veramente interessato alla lettura, seppur per semplice curiosità, della volta celeste.
Non si devono, però, tacere la bella vetrina astrofila, soprattutto per scolaresche, a Motorio al Vomano e l’interessantissimo planetario, gestito a Mosciano Sant’Angelo dagli eredi di un pioniere del settore, i quali organizzano un paio di perfomances mensili con buona partecipazione di utenza. Segno che la domanda c’è, ma non incanalata secondo protocolli organizzativi strutturati, molto spesso per una sorta di pigrizia  - si potrebbe definirla: gelosia professionale o ritrosia di classe -  di operatori, a digiuno di pratiche comunicative; assai poco relazionati, se non sui social tra sé; e magari avviliti da platee di vocianti dilettanti o di minori più meravigliati che coinvolti.
Colpa un po’ degli amministratori, assai poco generosi e men che meno attenti nel sostenere proposte di raduni notturni en plein air, in spazi, che la massa preferirebbe occupata da star delle sonorità turistico-estive piuttosto che da misterici viaggi nell’imperscrutabilità delle profondità stellari, sapientemente conditi da rimandi mitologici alle corrispondenze astrali con eroi e divinità archeologiche. Si tratta  - ahinoi -  di scambiare, però, astrofilia con astronomia, congiurando involontariamente anche in danno della seconda per quel senso di ‘esclusività’ scientifica, arbitrariamente attribuita alle pratiche di prima educazione alla conoscenza del planetario.  Ma non bisogna dimenticare che astrofilia sembra piuttosto interpellare un pubblico adulto, di volontari della domenica,  pensionati, che si dedicano per autogratificazione, per disponibilità di tempo e non maturano  - senza malignità, ovviamente -  autocoscienza per uno spirito di servizio ancillare alla diffusione del loro stesso hobby.
D’altronde, la platea giovane d’estate è lusingata dal divertimento prêt-à-porter; abbagliata dalle insegne della città e dalla pubblica illuminazione, di forte interferenza al buio dell’osservazione celeste. Inoltre, l’iPhone  - inseparabile protesi social dei millennials -  impone di chinare il capo sullo schermo e distoglie, perciò, dal sollevare lo sguardo verso le stelle, peraltro, invisibili nel cielo della movida come nei quartieri urbanizzati, distanti dai recessi oscuri, che propiziano le manovre al telescopio a caccia delle mappe sopra le nostre teste. Lo ricorda il dr. Saverio Tiberi, che ha cambiato casa alcune volte, sempre a caccia di posti isolati e su rilievi, da cui scrutare meglio il cielo: quello, che lo aveva sempre appassionato da bimbo sui poggi della natia Tornimparte, poi lasciata per nuove sistemazioni fino all’attuale a Collettara, anch’essa ormai raggiunta da nuovi insediamenti e nuove fonti di disturbo luminoso all’osservazione celeste.
Però, in controtendenza rispetto al quadro tracciato fin qui,  alla base della funivia del Gran Sasso un operatore della ricettività inserisce nel pacchetto-vacanza l’opportunità di familiarizzare con adeguata tecnologia ottica. E proprio da quest’esperienze, più ludiche che finalizzate, invero, sono sbocciate meravigliosamente nuove passioni, poi coltivate con efficace profitto al rientro in città dopo le ferie. Proprio quel che potrebbe accadere, se servizi preposti  - Pro-loco; agenzie di spettacolo; enti locali -  avviassero stabili appuntamenti con il telescopio, magari incentivando l’iniziale ricorso al binocolo. E invece sembra più facile all’assessore entusiasta installare in terrazze urbane uno o più punti di osservazione panoramica, talvolta con ticket, tradendo purtroppo la chiosa dantesca: «E, quindi, uscimmo a riveder le stelle», dove le «stelle» sono troppo spesso le «star»  - non sempre all’altezza -  dei cartelloni più caciaroni delle serate estive in piazza!
D’altronde, non opera più l’Associazione Aquilana Astrofili. I 15 iscritti non hanno più sede né un programma e neppure si concertano. In pochi si impegnano in personali interventi… di catechizzazione astrale quando raramente interpellati. Insomma, astrofilo: un missionario senza fedeli. Davvero, vox clamantis in deserto, nonostante il cielo sia, almeno simbolicamente, il perimetro dell’infinito.




 



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