FESTA E CULTO DI SANTO EUTIZIO NELL’ALTO AQUILANO

INTRODUZIONE DI GIUSEPPE LALLI

 

Nello scritto che segue, Enrico Cavalli, insigne storico aquilano e penna assai nota presso i lettori di “Assergi Racconta”, ci parla della figura del monaco Eutizio, santo che con la sua vita esemplare onorò la nostra terra.

Con questo contributo il professor Cavalli prosegue nella sua meritoria opera tesa ad illustrare una religiosità, quella cristiana dei primi secoli, che è parte integrante della storia del nostro territorio e che nell’intenzione dello scrittore vuole riscoprire una permanente fonte di ispirazione e di energia spirituale a cui la nostra comunità può attingere anche nel tempo presente per affrontare e risolvere i complessi problemi che  la convivenza civile ripropone. (g.l.)

 

                   FESTA E CULTO DI SANTO EUTIZIO NELL’ALTO AQUILANO

                                       di Enrico Cavalli

 

I ”Dialoghi”di Papa e Santo Gregorio Magno del 593 d.C., fonte imprescindibile per conoscere il Medioevo, narrano della regione Valeria, corrispondente a gran parte della provincia aquilana, la quale fu meta di peregrinazione di monaci orientali durante le persecuzioni cristiane.

Dopo il caso emblematico del siro Lorenzo, fondatore del monastero di Farfa, emerge la figura del monaco Eutizio, come accade talora nella agiografia, scambievole con altro autore di“Atti favolosi”, un’ipotesi che si scontra con la stessa”vulgata”di“Sancti Euticii”a sua volta traente ispirazione dalla“Passio XII Fratrum”sortita dal cenobio di San Brizio (amico di Eutizio).

Dal rifugio spirituale nel lago di Bolsena, Eutizio si spostò al monastero della nursiana Valle Castoriana, diretto da Spes, tuttavia, conducendo vita di ascesi insieme al compagno Fiorenzo, in un eremo della Valle della Guaita (dal longobardo“waita”), cioè, la”villa”attorno ad un oratorio fortificato.

Per la fama di virtù e prodigi, Eutizio, succedette a Spes, entrando suo malgrado, in dialettica col vecchio compagno Fiorenzo che per la leggenda, fu pure lui artefice di miracoli, ma, non”graditi”da taluni eutiziani i quali, però, incorsero in solenni censure ecclesiastiche: si spiega, perché Eutizio, avesse visitato accuratamente nel 471, diversi cenobi castoriani, impartendo norme di vita claustrale.

Questo apostolato si irradiava in “celle”, dalla Marsica alla diocesi di Amiternum solcata dal monachesimo autoctono di Equizio, un precursore di San Benedetto Da Norcia, alla pari di Eutizio che scomparve il 23 maggio del 540 (per il” Martirologio di Farfa e Romano”, sebbene, il”dies natalis di Sancti Euticii Confessoris", fosse stato fissato erroneamente al 20 dicembre), così, subentrandogli Meliore a capo dell’abbazia castoriana, presso la quale era stata costruita una chiesa che accolse, proprio, le spoglie del venerabile anacoreta venuto dall’Oriente cristiano.

Le donazioni dei duchi longobardi di Spoleto, i privilegi imperiali e pontifici, incrementarono la giurisdizione tra il IX ed il XIII secolo, nell’Italia centrale, dell’abbazia di Sant’Eutizio, mantenente la celebre scuola amanuense e medica, tali dotazioni, ammirabili da San Filippo Neri (un co-compatrono dell’ Aquila) e dalla Regina Elisabetta I d’Inghiterra e Imperatore Ferdinando II d’Asburgo, entrambi serventesi della farmaceutica di quei monaci.

Nel’700, senza sostegni pubblici, gradualmente, l’abbazia venne abbandonata a se stessa per essere in parte riadibita a momenti di spiritualità negli anni’50 del secolo scorso.

A Marana, una delle 36”Ville”del comune di Montereale, e poco oltre la vecchia stazione ferroviaria dell’Aquila-Capitignano-Teramo, c’è la chiesa intitolata ad Eutizio Abate, di cui si fa menzione nelle Bolle pontificie del 1153 e 1182 inviate al vescovo di Rieti che ricomprese fra le sue pievi nel 1398, anche quella dell’”Arciprete di Marana pagante 8 tarini di decima papale”.

Cade, appunto, il 23 maggio la festa di Sant’Eutizio Abate, protettore dalla siccità e”terapeuta”, secondo gli editti nursiani del’500, e, esposto con la sua”croce d’oro”disegnata, parrebbe, da Benvenuto Cellini, su commissione di Margherita D’Austria”regnante”in quelle terre aternine.

Un culto quello eutiziano, veramente partecipato dalla comunità di Marana, che si intreccia ad un risvolto civile, perché il successivo 24 maggio, il Santo parrocchiale viene portato dal corteo fino al Monumento ai caduti di tutte le guerre, inaugurato il 22 maggio 1957, per interessamento di un nucleo di maranesi d’hoc, composto don Terzio Fulvi-Firmi, Livio Sevi, Luigi DeSantis, Oreste Pennelli, Elio D’Annibale, dunque, la duplice ricorrenza, questa annata, coincidente col 65’dall’edificazione dell’opera commemorativa del sacrificio di tanti giovani di Marana per la Patria.



Condividi

    



Commenta L'Articolo