CI PUO’ PENSARE LA MAMMA AI PORTICI SPORCHI?

CI PUO’ PENSARE LA MAMMA AI PORTICI SPORCHI?

 

--- di Paolo Rico ---

 

La cameretta disordinata del giovane un po’ arruffone. Si propone molto spesso così il profilo dei portici di san Bernardino in queste afose serate di struscio; di ressa, addirittura. Per quel desolante quadro di birrine vuote; di bicchieri monouso, abbandonati sulle balaustre e poi a terra, spinti da qualche refolo. Con il pavé della passeggiata sudicio; incrostato di caramellose croste nere a causa dell’implacabile calpestio sì, di vocianti comitive, le quali insistono su quelle stesse areole, strattonandosi per circense celia o per esuberante machismo, anche con quadrupedi-(igienicamente) marcatori al seguito.

Sulle verticali degli incorniciati ecco antiestetici graffiti, quasi sempre espliciti  - più dei contatti social -  nel proporre perfomances di giovanile ardore. Poi, la demarcazione sotto-i-portici di una zona ovest decisamente out, per decoro civico, igiene urbana e comportamento; differenziata così dal versante est della camminata, in quest’ala meno abbrutita e maltenuta. Il tutto sotto l’improbabile occhio di inoperose telecamere, che sembra contrastare con l’accigliata o contrita osservazione di passanti, soprattutto di quegli anziani, evidentemente abituati all’autosufficienza domestica ed inibiti - perché no -  dal monito muliebre ad occasioni di disordine casalingo.

Tra costoro, tanti, però, fieri di una città storica, ben preservata; altrettanto, piccati delle lesioni, arbitrariamente inferte all’integrità dell’estetica urbana. Proprio come capita dentro l’appartamento, che si potrebbe violare e pure succede, ma che si finisce per conservare o anche rispettare. Soprattutto, se si riflette sul danno, che incrocia dabbenaggine e tracotanza più e meno giovanili. Un po’ come capita alla mamma, che non ce la fa più  - anche perché non è la schiava -  a tener dietro agli effetti perturbanti quel minimo standard di ordinaria gestibilità logistica in uno spazio di casa inadeguatamente fruito. Perimetro, che diventa allora arena di contrapposizione tra chi scompiglia e lei che riassetta. Insomma, ci vorrebbe una mamma la sera sotto-i-portici a sistemare, ma anche a rimproverare; a prevenire con uno sguardo acconcio e a sanzionare nel caso; a vietare ma anche a spiegare…

Proprio come accade quando generosi addetti spazzano alle prime luci dell’aurora. Così, per tutto il giorno i portici si propongono fruibili. Certo, con gli esercizi priapici in permanente evidenza e le indicazioni di contorno a prestarsi da bacheca agli esiti di quell’irrefrenabile emotività ormonale, declinata secondo manifestazioni di intrattenimento e posture di consultazione, amichevolmente goliardiche. Per lo più eccedenti le occasionali frequentazioni all’insegna di registri più teneri, non sempre sentimentalmente delicati. A conferma di un contesto più che confuso, estremizzato e incontenibile.

Incontenibile, forse perché non c’è la mamma. La quale si presenta, in realtà, sotto mentite forme. Tipo le divise fosforescenti e le rumorose tecnologie degli incaricati al ripristino dell’equilibrio ambientale. Magari se fossero sempre in azione queste squadre - pur nelle modalità di un unico addetto; di una mamma -  a seguir passo-passo; istante-prima-del-successivo gli effetti della relazionalità descritta sotto i portici di san Bernardino, potrebbe, perciò,  conservarsi sempre in ordine questa metaforica cameretta dello struscio giovanile. Suvvia: ma la mamma non può sempre trovarsi in casa; né si deve vicariarne la funzione in occhiuto guardiano dell’incontrollata esuberanza filiale.

Che ultima potrebbe, invece, riconoscersi alla scuola - in concorso con la famiglia -  protesa a valorizzare il radicamento civico dei ragazzi; premiarne l’adesione all’ornato estetico e alla sua ottimale fungibilità collettiva. Costruendo vero amor filiale: del ragazzo nei confronti della mamma-città che ne ha accolto la nascita. Programma da moral suasion? Forse! ma anche pratica della condivisione dello spazio urbano, al fine di assicurarsi una mamma-città sempre efficiente e solidale. E in quest’ottica ritrovarsi ciascuno civilmente adeguato e sostenibilmente interrelato, connesso all’interno dell’universo urbano ordinato. Verificando, ad esempio, se giova un’opportuna infrastrutturazione dei portici di san Bernardino. In che modo? Dislocando portarifiuti non danneggiabili; cointeressando gli esercenti ad una corretta vivibilità esterna ai propri locali; attivando strumenti e sanzioni di prevenzione; esaltando l’ornato del posto; sollecitando la scuola a campagne di conservazione urbana e di formazione alla cittadinanza concretamente operante. Proprio come fa la mamma: spiegando, consigliando, ammonendo. Talché diventi un’applicazione estensibile, ad esempio, nei distinti luoghi della movida in centro.

Così, si potrebbe valorizzare, ad esempio, il confort dei giovani in transito per la movida alla Fontana Luminosa. Come? Rivisitando, per esempio, Largo Tunisia, con una copertura trasparente. Dotando l’area di monitor di Pubblicità Progresso. Per intrattenere in sicurezza gli adolescenti, in arrivo dalla periferia e dai centri viciniori, per l’appuntamento di svago con amici. E a seguire, attrezzando la piazza per l’eventuale attesa  anche di genitori, impegnati, infine, a prelevare i figli dopo la serata fuori casa. Ogni cosa declinata maternamente, ma responsabilmente: senza alienare l’impegno di ciascuno e senza scarico di oneri per vantaggiose rendite di ruolo. Mamma: amore e determinazione. Affetto, cioè, per- e da- il figlio; Obblighi educativi per il figlio e, del pari, rispetto della funzione dal figlio.    



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