La comunità di Assergi in lutto per la scomparsa di Faustina Pace

A Parma è venuta a mancare all’affetto dei suoi cari all’età di 93 anni Faustina Giusti ved. Pace.
Le figlie, i generi, i nipoti, il fratello ed i parenti tutti ne danno il triste annuncio. I funerali si svolgeranno venerdì 8 luglio alle ore 15 nella chiesa parrocchiale di Assergi.

“Per me è stata una mamma meravigliosa, - ci ha raccontato la figlia Donatella - ha saputo soffrire per le tante prove che la vita le ha dato, ma anche gioire per le piccole e grandi soddisfazioni di tutti i giorni. - Ci ha circondato di affetto e reciprocità, insegnandoci ad amare profondamente e cristianamente. Grazie mamma, per tutto ciò che ci hai donato. Riposa ora nella pace e nella luce”.

Ai partenti di faustina giungano le condoglianze dalla redazione di "Assergi Racconta".

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO UN RICORDO DAL PASSATO

- di Fernando Acitelli -

 

MUSEO INTERIORE

 

Se non si è scambiata parola con tutti, questo non vuol dire che ci si è dimenticati delle persone che incontrammo. Resistono delle immagini in noi anche di quelle esistenze con le quali condividemmo appena qualche sguardo. Con una sola parola avremmo potuto immaginare tante cose, fantasticare, certamente, ma anche delineare un profilo, plasmare un carattere. Ma a ben pensarci, il sublime lo si può cogliere in quella parola che non venne, in quel silenzio che si creò e si mantenne. Il “non detto”, infatti, apre ad un universo di significati e a volte immaginare è meglio che ascoltare. È a questo che penso ora che Faustina si è soltanto spostata nella stanza accanto, come dice Sant’Agostino.

Rivedo il rione che la riguardava, quella stradina compresa tra l’abitazione di Vincenzo di Manetta e quella di Pierina. Quella stradina è in me sempre con il sole e inoltre con l’odore di chi era tornato dall’America, dall’Australia, figure che avevano scolpito nello sguardo il giorno della ripartenza – di lì a quattro settimane - con tutto il carico di dolore, fatica e lacrime. Rivedo la porta di Faustina che custodiva il silenzio e dalla quale si sollevavano soltanto respiri, bisbigli. Mai una parola gridata, e neppure un consiglio veniva pronunciato ad alta voce. Tra quelle pareti pareva che si svolgesse una vita pettinata. O si potrebbe anche dire: per qualsiasi cosa che accadeva si aveva la giusta misura per affrontarla e anche il tono lì era importante.

Le sensazioni, come si sa, non poggiano su strutture solide ma è con esse che spesso veniamo risarciti. È proprio con questo spettacolo delle sensazioni che ho potuto ricostruire esistenze che certamente m’avevano attratto ma con le quali non avevo avuto che qualche sguardo. Poi a me va bene così, figurarsi, con tutta quell’analitica odierna che sconfina anche nei sentimenti io non ho niente a che vedere e dunque evviva le mie emozioni che mi consentono, con un paio di tocchi, di riavere tutti qui. È un gioco, una strategia difensiva o cosa ancora? È l’unico bene possibile sul quale non si paga nulla. Dunque esentasse e non va nemmeno in successione.

In me provo a rimandare in onda la voce di Sor Checco (Ercolino), intento alla sua opera di fronte alla casa della già citata Pierina: il legno come situazione esistenziale più che come lavoro. Era come se egli dipendesse da quel ritaglio di natura. Faustina aveva della madre Angelina (di Milina) la riservatezza, l’educazione promossa a codice di comportamento. In strada si proteggeva già solo con lo sguardo. La sua bontà traspariva tutta. La ricordo anche in Piazza con direzione la chiesa.

E del marito Berardino, cosa dire? Uno degli uomini più sorridenti di Assergi, mai una volta che, incrociandomi, non mi abbia raggiunto con il suo sorriso di bontà. Una volta mi parlò anche delle sue gambe che stentavano un poco (spero di ricordare bene) per motivi circolatori. Tentai di confortarlo dicendogli che anche mio padre aveva nel distretto arterioso il suo punto debole. «E che voleme fa, Nando?», chiosava sempre sereno. Sua madre era Franca Alloggia, per me sempre “Pitturina”, che non potevo dimenticare anche perché era stata in classe con mia nonna Maria. E poi le figlie: Franca, Pina, Mimma e Donatella. Sembra una di quelle fotografie inattaccabili di fine Ottocento, quegli ovali dove già si delineava tutta la vita d’una famiglia con i rami collaterali delle varie discendenze.

Incantevoli flash riemersi come? Ma è l’animo oppure la mente con le sue strutture sofisticate a restituirmeli, a restituirceli? Perché tanti sguardi riemergono alla Porta del Colle o in Piazza o ancora sulla Strada Ritta? Perché si sente la voce d’un vecchio patriarca dall’uscio di casa e su un tavolo appare una bottiglia della Ferro-China? Non soltanto come digestivo, ma anche analgesico perché si dava a chi soffriva di crampi notturni, i cosiddetti “arugni” come narrava mia nonna.

Per comporre l’universale, è sufficiente quel dettaglio chiamato animo ed  è esso (in certi momenti) la nostra salvezza ma, nello stesso tempo, ci ricorda sempre la nostra fragilità. Ora possiamo dire così: è proprio grazie a quei fotogrammi sempre più scheggiati e ammassati nel ripostiglio della mente che si è in grado di ricostituire quel “teatro di posa” dove non manca nessuno e lo spettacolo della nostra vita (anche di quella dissolta) è ancora tutto in luce. Siamo anche noi, a tutt’oggi, dei personaggi in cerca d’autore.

Faustina la ricollocherò al suo posto, in quella stradina dove c’era anche una casetta di mio nonno, accanto a quella di Luigina, la sorella di Maria di Pipird. Di tutta questa valanga d’emozioni è indubbiamente responsabile l’animo. Qualche pennellata esatta e così da una tela bianca, immacolata, si può comporre un quadro, ma per ricreare il giusto sapore d’epoca è necessaria un po’ di sensibilità e una certa disinvoltura con le parole. Sembra poco? Un’altra anima di quel piccolo mondo antico se n’è andata: arrivederci Faustina.

Fernando Acitelli


 



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