“I PAPI E CELESTINO V”, IL LIBRO VI di ANGELO DE NICOLA

Lo scritto che segue è un’interessante recensione di Enrico Cavalli, studioso aquilano assai noto ai lettori di “Assergi Racconta”, all’ultimo libro di Angelo De Nicola, noto giornalista e studioso del capoluogo abruzzese. Cavalli ha saputo fissare in poche, dense e chiare righe i tratti salienti dell’ultima fatica di De Nicola. (g.l.)

 “I PAPI E CELESTINO V”, IL LIBRO “VI” DI ANGELO DE NICOLA

                                         - di Enrico Cavalli -

 

 

È stato presentato in libreria “Colacchi”, di recentissimo, il libro “I Papi e Celestino V”(L’Aquila, Onegroup, 2022), di Angelo De Nicola, al suo”sesto” lavoro dedicato alla storia e spiritualità della Perdonanza.

Se il discorso “scientifico” assegna alla “sperimentazione” una parte importante nel progredimento delle “conoscenze”,  ebbene, De Nicola può vantarsi, ormai, di un”expertising”, sull’epopea Celestiniana.

Trattasi di un vero manuale in argomento (comprensivo della prefazione di Giovanna Chiarilli e di un saggio introduttivo di don Luigi Epicopo), minuziosamente, ripercorrente fatti, personaggi, situazioni antiche e postume sul discusso Papa, entro la specola del pensiero che a “morronese” hanno rivolto 24 papi e un antipapa; una questione di per sé assai complessa, che l’Autore affronta, palesando di quanto Celestino V sia stato, in debite proporzioni, un “casus” per la Chiesa.

In un’unica parola, potremmo affermare che Celestino V ha l’ardire di voler cambiare il mondo offrendo un punto di partenza interessante che è “il cambiamento di noi stessi”.

Naturalmente, da sottolineare gli approfondimenti sul successore del papa rinunciatario al soglio petrino, con buona pace di chi a Celestino V attribuisce il “gran rifiuto” dantesco, il “Sommo”poeta presente alla incoronazione dell’eremita morronese, a Santa Maria di Collemaggio nell’agosto 1294). Bonifacio VIII, se cerca di “annullare” la Bolla “Inter sanctorum solemnia”, salvaguardata dagli Aquilani, non è stato colpevole di alcun “crimine” verso Pietro Angelerio (altra”leggenda”che l’Autore sfata a suon di documenti e studi “medici” anche inediti…), così canonizzato nel 1313 da Clemente V come “Confessore” e non”Martire” come voleva in suo disegno “imperiale” il re Filippo IV il “Bello”, re di Francia ed avversario di Benedetto Caetani.

Altresì, nel corso della storia ecclesiastica, è interessante scorgere il ruolo di altri pontefici sul tema specifico, sicchè Celestino V sarà santificato da Clemente IX nel 1668, invece, nella “modernità” Leone XIII nel 1896, al VI “centenario” compone un’elegia in latino per “Petre” e di lì quasi ad un secolo, nel climaterio del Concilio Vaticano II, inizia la “riabilitazione” di Celestino V, per merito di Paolo VI, che reduce da Fumone, porrà al principio delle Indulgenze, proprio, la Perdonanza Celestiniana, forse, dietro consiglio dell’Arcivescovo aquilano dal 1941-50 e cardinale Carlo Confalonieri (lo zio dell’Arcivescovo di Bologna e porporato Matteo Zuppi che aprì la Porta Santa a Collemaggio nel 2020 ed ora è Presidente della Commissione Episcopale Italiana). Se Giovanni Paolo II, nella sua visita aquilana per il centenario della nascita del Santo “predicatore” Bernardino Da Siena, nel 1980 non poté evitare allusioni a Celestino V, molto è da dirsi di Benedetto XVI, autore di un gesto clamoroso nella sua venuta all’Aquila, colpita dal sisma del 6 aprile 2009, perché egli depose il suo pallio sul “cenotafio dell’Eremita”, senza contare che, nell’ottocentesimo dalla nascita dell’umile frate, in quel di Sulmona, il papa tedesco rilanciava il “coraggio” del suo lontano predecessore. Trattasi, invero, due situazioni “profetiche” a tre anni dalla “rinuncia” di Joseph Ratzinger all’ufficio di Capo del cattolicesimo ed ancora suscettibile di paragoni ed intrecci con chi lo fece il 13 dicembre 1294.

Seguendo il “leit motiv” dell’opera, si giunge al papa “venuto dalla fine del mondo” che pretese in nome della “Misericordia” un Giubileo Straordinario alla “periferia del mondo” (a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana) nel 2015, e, che sarà il primo pontefice della storia a presiedere l’apertura della Porta Santa (eccezionalmente, in ora antimeridiana). Francesco è in linea con Celestino V, che donò l’Indulgenza a tutti senza distinzione, di converso a ciò che era concesso per chi si recava  “liberare” la Terra Santa o alla Porziuncola francescana di Assisi.

L’edizione n.728 della Perdonanza anche patrimonio Unesco sarà dunque nel segno del 192° papa, che il 2 aprile 2014 , disse “Jemo’nnanzi” (il motto dell’omonima Onlus cittadina) alla comunità dell’Aquila, tanto consapevole che i propri destini sociali sono stati legati rito dell’Indulgenza nei secoli.

Molto ancora sarebbe da comprendere, dell’ultima fatica editoriale di Angelo De Nicola, ad esempio, sulla liceità canonica delle dimissioni di un pontefice, tuttavia, questo è un compito che spetta ai “lettori”, che saranno di certo numerosi.



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