«FAMM SENTÌ I PUCINI…» - di Fernando Acitelli

«FAMM SENTÌ I PUCINI…»

 

- di Fernando Acitelli -

 

Una diagnostica spicciola avveniva nelle case, e se il bambino s’esponeva in colpi di tosse, ecco che subito la madre interveniva, potremmo dire con un consulto d’urgenza molto alla buona ma efficace. Per l’appunto la madre osava: «Famm sentì i pucini», e con questa frase lei invitava il suo bambino a respirare forte di modo che ella avrebbe potuto cogliere se quella tosse si mostrava in un effetto transitorio oppure se il bimbo era nel pieno sorgere d’una bronchite. A quel punto il bambino ci metteva tutto se stesso e rispondeva esemplarmente a tutte le indicazioni della madre. Così, tirata su la maglia, egli mostrava il petticello bianco, d’una epidermide immacolata e, al segnale della madre, lui provvedeva ad un respiro esemplare. «Riprova un po’», osava subito dopo la madre. E così lui ripeteva quell’azione e questa volta, anche per soddisfare la mamma, s’esibiva in un respiro ancora più lungo di modo che lei avrebbe potuto capire di cosa si trattava (o almeno farsi un’idea di qualche fischio più o meno intenso). Il secondo tentativo del bambino chiarì molto e subito la madre ricoprì quel petticello. Lo sguardo di lei propendeva per una telefonata al dottore perché i “pucini” all’interno di quel piccolo costato, li aveva sentiti distintamente. Dunque era necessario l’intervento del dottore e, per l’intanto, lei provvide a misurargli la temperatura. Fu così che lo condusse sul letto, gli mise il termometro, provvide ad “accapparlo” e gli si pose vicino.

Il termometro scandì 37,8, dunque s’era nel bel mezzo della febbre ed il dottore, giunto nel pomeriggio, auscultando il petto del bambino non poté che constatare una bronchite in atto. Costui prescrisse delle supposte e se fosse salita la febbre, il piramidone. Quella presenza severa ma che comunicava la vera dottrina della scienza, assieme alla cortesia del dottore, tranquillizzarono molto la madre. Il bambino rimase una settimana al letto e la madre non sentì più i pucini già dal quarto giorno. Poi egli si alzò, respirò la vita prima dalla finestra e poi dal balconcino e gli sembrò, vedendo di nuovo sfilare le persone nella strada, che si fosse assentato dal mondo per tanto tempo. E tutto questo era accaduto in una casa a ‘Na Porta, ed era il mese di gennaio e la strina lucidava le pietre delle case ed intirizziva muschio e trifoglio. Ed era già un ricordo il Natale, ed i comignoli emettevano quel fumo lieto che scaldava anche la vista con gli occhi che s’esponevano in spunti romantici. La bellezza di quel fumo lieto a fuoriuscire dai comignoli prevedeva nelle persone, sin dal suo sorgere dal focolare, un affetto verso tutte le azioni, anche quelle minime, e, più in generale, un amore per l’esistenza. E tutt’intorno s’espandeva così un sentimento intenso, come se la vita non dovesse finire mai. E anche quel bimbo risanato spuntava di nuovo alla vita.



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