Storielle di Assergi - La primavera (anno 1937) - di Eugenia Vitocco

Storielle di Assergi - La primavera (anno 1937)

- di Eugenia Vitocco -



Era l'inizio del mese di Aprile nel 1937. Eravamo appena uscite da scuola. L'aria era tiepida, i giorni si erano allungati, il sole era radiante nel cielo. La Primavera era arrivata.


Io e le mie due inseparabili compagne andammo a lasciare le nostre borse al nostro orto dei FRATI; proprietà di mio padre. I fiori stavano sbocciando da per tutto e specialmente le viole. Quel giorno la nostra maestra ci aveva tanto parlato della Primavera che si era ormai riannunciata anche in Assergi con l'arrivo delle Rondini, che lasciato l'Egitto erano tornate a nidificare sotto le nostre tettoie e sotto tetti. Ci parlò tanto dei fiori in particolare delle viole e delle ginestre e (menzionate da un nostro compagno che fece ridere tutti) di quei pungenti fiori bianchi e gialli che chiamavamo le cieca galline, di cui la Selvuccia dei Frati ne era piena. Belli ma spinosi da non toccare. Noi bambine, estasiate da quella lezione uscendo dalla porta della scuola sentimmo e respirammo l'odore delle viole. Un profumo nuovo, antico, irrorato nell'aria da quel venticello primaverile che con gioia accarezzava tutto il germogliare di Madre Nature e di Madre Terra e spronando in noi la gioia di godersi quella meravigliosa venente stagione "La Primavera".
Di corsa andammo alla selvuccia attraversando quella viuzza che costeggia la casa di Pilato e la strada carrozzabile per andare tra quegli alberi e cespugli in cerca di viole. Cercandole ne avevamo appena colte un qualche mazzetto, quando cominciammo a sentire un forte temporale che stava venendo con tuoni, un forte vento e lampi abbaglianti e terrorizzanti. Abbandonammo quei mazzetti di viole e cominciammo a correre in cerca di un piccolo ricovero dove metterci in salvo e in riparo da quella furiosa e violenta tempesta. Li` alla casa di Pilato c'era un piccolo ponte che univa il muretto della carrozzabile con la scalinata d'ingresso della sua casa. Sotto a quel ponticello, causa la pioggia, si erano radunate tutte le sue galline, che noi egoisticamente scacciammo derubandole di quel loro abituale e protettivo rifugio che affollavano in caso di qualche emergenza.
Scapparono tutte schiamazzando ed il loro schiamazzo richiamò l'attenzione del padrone di casa "Pilato" che arrabbiato scese giù dicendoci di andare subito via da li`. Ma pioveva, tuonava, lampeggiava; come andare via da li'? Poi calmatosi vedendo le sue galline bagnate ed accovacciate al ridosso di un muro cambiò il suo tono di voce mentre noi ci stavamo alzando per scappare via impaurite, insicure e incapaci di come giustificare quella nostra intrusiva ed abusiva presenza li` ma lui un buon uomo nato, rivoltatosi con un gran senso di umiltà ci disse << Appena smette di piovere, uscite da li` e tornate alle vostre case e cambiatevi i vostri vestitini perchè son tutti bagnati>>.
Quanta umanità rivelò con solo poche parole! E poi con una voce riassicurante ci chiese <> Noi quasi in coro rispondemmo eravamo venute a cogliere le viole.
Lui alquanto commosso ci indicò un piccolo spiazzo con tante viole, dove forse il vento autunnale aveva portato tanti semi di viole e li` la Primavera ci aveva creato un praticello tutto un colore che sembrava una coperta color viola, stesa per terra per sfidare l'azzurro del cielo. Passata la tempesta decidemmo di non modificare quel perfetto praticello e di non cogliere più le viole. Ne scegliemmo soltanto alcune per metterle a seccare tra le pagine del nostro sillabario come ricordo di quell'avventuroso giorno pieno di paura causa quella inaspettata tempesta.
Grazie Zio Antonio, Pilato. Tu sei in cielo da tanti tanti anni, ma noi non abbiamo mai dimenticato la tua infinita bontà e comprensione nei nostri riguardi di bambine. Ci rigirammo più volte a guardare quel meraviglioso praticello, augurando a tutte le viole di godersi quel loro splendido paesaggio, sotto il sole radiante di quella Primavera ed elevare e di mostrare a Dio il loro colore ed il loro fragrante odore. Quell'odore che stimolò le nostre menti quel giorno ad andare alla Selvuccia in cerca di viole.
Riandammo all'orto dei Frati a riprendere le nostre borse. Risalimmo la Costa dei Frati verso l'Arco della Porta e vedemmo che quella tempesta aveva lavato tutte le strade del paese. Allora le strade non erano pavimentate come sono oggigiorno. La pioggia con la sua furia aveva spazzato via tutto quel terriccio sovrastante, riportando in superfice solo sassi e sassetti bianchi, puliti, lavati e scrostati da quel residuale odore di escrementi umani di cui ne erano inzuppati. Tutto odorava di pulito, l'aria si era purificata, rinnovata, e noi tutti rinvigoriti come la campagna e la vegetazione attorno.
Tutto era in piena rinascita e adesso è mio dovere di dire grazie a quella Primavera e a quei fantastici temporali che ogni anno riporta con se`.
Eugenia Vitocco, USA

 



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