I NEGRI DEL GRAN SASSO RITRATTI DA PINO ZAC E LO SCI ESTIVO SUL GHIACCIAIO DEL CALDERONE

I “NEGRI” DEL GRAN SASSO RITRATTI DA PINO ZAC E LO SCI ESTIVO SUL GHIACCIAIO DEL CALDERONE

 

 - di Camillo Berardi -

 

Nel 1949, anno successivo a quello in cui due alpinisti abruzzesi superarono per la prima volta il 6° grado sulle rocce del Gran Sasso - precisamente gli aquilani Andrea Bafile e Achille Lucio Berardi che scalarono la Via Gervasutti sulle “Fiamme di Pietra” del Corno Piccolo - per favorire lo sviluppo dell’alpinismo sulla montagna più alta degli Appennini , Andrea Bafile ebbe l’idea di realizzare un piccolo rifugio, affettuosamente chiamato “Il Buco”, sotto uno dei massi enormi che emergevano a sbalzo dalla morena del ghiacciaio del Calderone. Il lavoro si concretò nel chiudere con una muratura di pietre a secco, localmente disponibili, lo spazio vuoto sottostante all’enorme aggetto del macigno rupestre. Per la realizzazione dell’opera, il Bafile fondò in quell’anno la <Nobile Istituzione dei “Negri” del Gran Sasso>. La qualifica di “Negro” - termine che fu coniato da Giuseppe Zaccaria, giornalista, regista e straordinario disegnatore satirico noto a livello internazionale, conosciuto con lo pseudonimo Pino Zac, anche lui appartenente alla categoria dei “Negri” - era un passaggio obbligato per i giovani che iniziavano a frequentare la montagna. Questi alpinisti portavano a spalla da Pietracamela i materiali necessari per realizzare “Il Buco” e per attrezzarlo all’interno, dove non mancavano le strutture per il pernottamento e la cucina a gas.

La “Nobile istituzione dei Negri del Gran Sasso”, appositamente creata da Andrea Bafile, dette contributi determinanti per la realizzazione della Via Ferrata del Sentiero “Brizio” e della Via Ferrata della “Piccola Parete al Corno Piccolo”, chiamata imprecisamente “Danesi”: questa Via fu aperta nel 1926 da Ernesto Sivitilli, Igino Panza, Bruno Marsili e Armando Trentini, mitici “Aquilotti del Gran Sasso” di Pietracamela. 

Sempre nel 1949, “I Negri” del Gran Sasso collaborarono attivamente con la troupe cinematografica impegnata nella realizzazione del film drammatico “La Roccia Incantata” che fu girato in parte sul Gran Sasso, e nelle scene di arrampicata sulle pareti strapiombanti, le controfigure furono Andrea Bafile e Marcello Vittorini.

Il rifugio “Il Buco”, realizzato nel cuore e nel baricentro dei maggiori vertici del Gran Sasso, per diversi anni è stato un punto di appoggio ideale per accedere con immediatezza alle impegnative vie di roccia del Corno Grande e del Corno Piccolo e per praticare lo sci estivo sul ghiacciaio del Calderone, sul quale fu installata anche una sciovia per la risalita, ideata e realizzata da Andrea Bafile.

Negli anni successivi, dopo la costruzione del rifugio Franchetti inaugurato nel 1960, in piena estate venivano organizzate gare slalom gigante sul “Calderone” e nel “Vallone delle Cornacchie”, mantenendo in vita lo sci estivo iniziato e praticato da Andrea Bafile, dai “Negri” del Gran Sasso e dai loro amici abruzzesi, laziali, marchigiani e umbri che, dal 1949 in poi, soggiornavano nel mitico rifugio “Il Buco”. La sciovia per la risalita - smontabile - era la stessa che utilizzavano i valorosi “Negri” e che Andrea Bafile donò a Gigi Mario, celebre guida alpina e primo gestore del Rifugio Carlo Franchetti.

Dopo la costruzione - nel 1966 - della prima seggiovia che collegava i Prati di Tivo alla “Madonnina dell’Arapietra”, posta a 2010 metri di altitudine, chiamata suggestivamente anche “Bianca Castellana” del Gran Sasso, in uno stesso giorno d’estate, era possibile sciare al mattino sul ghiacciaio del Calderone e andare in spiaggia nel pomeriggio e fare un bagno ristoratore nel vicino mare Adriatico: una straordinaria accoppiata estiva “neve-mare” che era impossibile praticare in qualsiasi altro luogo al mondo. 

Oggi questa duplice attività non può più essere praticata, perché il Calderone si è ridotto notevolmente ed è stato declassato da “Ghiacciaio” a “Glacionevato” e il ghiaccio rimasto è coperto da una spessa coltre di detriti rupestri. Il “Glacionevato” è un corpo glaciale statico e inattivo, privo di qualsiasi movimento verso valle che rappresenta la caratteristica principale di un ghiacciaio.

Recenti indagini di autorevoli studiosi hanno verificato che alla fine dell’ottocento e agli inizi del novecento, al di sopra dell’attuale pietraia che copre il Calderone, c’era una massa di ghiaccio alta circa 70-80 metri che, addirittura, tracimava dalla morena frontale con una seraccata, mentre lo spessore del ghiaccio attualmente esistente sotto i detriti è di circa 25 metri.

Del glorioso “ghiacciaio” più meridionale d’Europa, rimangono soltanto la memoria e la storia, mentre resta intatto il mitico rifugio “Il Buco” realizzato dai “Negri” del Gran Sasso nella morena del “Calderone”.

Pino Zac, ha ritratto alcuni “Negri del Gran Sasso” visibili e riconoscibili nelle immagini allegate al servizio e che gentilmente sono state messe a disposizione dai familiari di Andrea Bafile. In esse sono raffigurati:

1) Tonino Salerno detto “Il Negro Coreano”, 2) Andrea Bafile, detto “Il Bieco Negriero”, 3) Giuseppe Zaccaria, noto come “Pino Zac”, “…era… di quelli che ammansisce al suon del ciufolo”, 4) Giggino Muzii, 5) Paolo Bafile, detto “Giacobbe il Chitarrista” che allietava i compagni con la sua chitarra, 6) Giorgio Di Marco, detto “Ossian”, 7) Bruno Velletri, 8) un “Negro” non identificato, 9) Giuseppe Cioccca, detto “Pepè Pellerossa”, 10) Dante Catalani, 11) Aldo Mallucci, 12) Fredy Mallucci. 

Altri “Negri” erano: Natale Bruno, Giorgio Camerini, Mario Cantalini, Eugenio Di Francesco, Giorgio Forti, Cencio Monti, Luigi Picchioni, Giuseppe Sabatini, Renato Velletri, Marcello Vittorini, Ettore Capparelli di Amatrice, noto “Negro Onorario” o “Negro per antonomasia” per il colore scuro della pelle. Alla categoria furono ammessi i meno giovani Nestore Nanni e Federico Tosti, “Il Negro Decano”, perché “persone stimatissime e di chiara fama”.

L’immagine in bianco allegata e nero è un “collage” realizzato da Andrea Bafile con i disegni dei “Negri” di Pino Zac, collocati nella magica conca in cui si trovava il Calderone, incastonato tra le quattro vette del Corno Grande, nei pressi del leggendario rifugio “Il Buco”.

Ai “Negri del Gran Sasso”, in occasione del cinquantenario della loro  nascita, Andrea Bafile ha dedicato il canto “I NEGRI”.

 

    I NEGRI

 

(Nobile istituzione appositamente fondata nel 1949)

 

Parole e musica di Andrea Bafile

 

                                                                          

 

Ci retrovemo assieme

 

come cinquanta anni fa.

 

Non se fa vecchiu ju core,

 

è sempre bellu campà.

 

Allora eravamo i negri

 

e doveamo ‘ngrufà,

 

ma  lo faceamo pe’ sfiziu,

 

non pe’ ‘nu pezzu de pà.

 

E venne ju rifuggittu.

 

e dopo la via ferrata,

 

e demmo pure ‘na mani

 

a rizzà la “roccia ‘ncantata”

 

 

Nell’estate del 1999, in una conviviale presso il Ristorante “Da Maria” a Fonte Cerreto, Andrea Bafile festeggiò il giubileo della fondazione della “Nobile istituzione dei Negri del Gran Sasso”, invitando generosamente tutti “Negri” ancora viventi e autorevoli alpinisti provenienti dal Lazio, dalle Marche, dall’Umbria e dalle province abruzzesi.

 



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