Camping a Campotosto abbandonato, 5 condanne

Un’area per piccolo campeggio ricoperta dalle erbacce e dai rovi e mai entrata in funzione. Nonostante sia costata quasi 300mila euro di soldi pubblici, 237mila della Regione e 60mila del Comune. Per un comportamento connotato da «colpa grave», con conseguente danno erariale ravvisabile sia nei mancati introiti dovuti all’inutilizzazione del bene sia nel mancato beneficio economico per il territorio, cinque persone tra amministratori ed ex amministratori del Comune di Campotosto sono state condannate dalla Corte dei Conti a versare 18mila euro nelle casse comunali. La sentenza dei giudici contabili della sezione giurisdizionale per la regione Abruzzo è stata pronunciata nei confronti del sindaco Antonio Di Carlantonio (assessore ai Lavori pubblici all’epoca dei fatti), del suo precedessore Bruno D’Alessio e degli altri tre amministratori Giovanna De Angelis, Ruggiero Manzolini e Donato Berardi tutti difesi dall’avvocato Adriano Calandrella. La vicenda del campeggio abbandonato risale al 2006 e scaturisce da un’indagine del nucleo di polizia tributaria della Finanza. Le Fiamme gialle in un blitz attorno al lago scoprirono una struttura destinata alla ricettività turistica lasciata nel degrado più totale. Una struttura completata nel 2006 eppure mai entrata in funzione. Da qui la denuncia alla Corte dei Conti che ha scritto la sentenza. I giudici contabili hanno ravvisato il danno erariale a causa del mancato utilizzo e del sostanziale abbandono di un’opera realizzata con fondi pubblici. La Procura della Corte dei Conti, che aveva chiesto la condanna degli amministratori a risarcire il Comune di Campotosto per 100mila euro, nell’atto di citazione parla di «condotta inefficiente degli amministratori convenuti che, in un Comune di ridotte dimensioni come Campotosto, avrebbero dovuto adoperarsi con maggiore celerità ed efficienza». Per questo motivo era stata chiamata in causa la giunta in carica dal giugno 2006. Secondo i giudici «non può dubitarsi della grave negligenza degli amministratori i quali, una volta realizzata l’opera, si sono poi disinteressati alle sorti della stessa, lasciandola in stato di abbandono o, comunque, non curandosi di metterla in funzione in attesa di un ipotizzato futuro affidamento in gestione a terzi».

 



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