IL VALORE DELL’ACCOGLIENZA,L'IMPORTANZA DEL RICORDO - di Pierfrancesco Gigante

IL VALORE DELL’ACCOGLIENZA,L'IMPORTANZA DEL RICORDO

- di Pierfrancesco Gigante -

 

Oggi, 10 febbraio, si ricordano le vittime del terribile eccidio delle Foibe.

Una pagina di Storia per troppo tempo ignorata, considerata dalla storiografia ufficiale con un sentimento di diffidenza e di sottovalutazione, una marginale conseguenza di colpe pregresse, un regolamento di conti dovuto alla violenza Fascista, una sorta di feroce espiazione per peccati radicati nel tempo.

Finchè, dal 2004, si decise finalmente di ricordare.

Di riflettere sulle complessità e sui delicati equilibri sociali e identitari propri del confine orientale, sull’orribile sorte toccata  ai nostri compatrioti infoibati, vittime di un preciso disegno di pulizia etnica e di sradicamento culturale e territoriale pianificato.

Fino alla vergognosa gogna alla quale furono sottoposti i profughi Istriani, costretti ad una diaspora forzata , osteggiata da chi doveva accoglierli a causa della propaganda del tempo; privati della patria, stranieri in casa propria.

In questo contesto, in quei primi anni del dopoguerra, si inserisce anche il nostro territorio.

Roio infatti fu sede designata ad ospitare molte famiglie di esuli, nella colonia montana IX Maggio, presso la Pineta di Monteluco.

Fortunatamente questo passaggio fu un esempio di accoglienza virtuosa, con le testimonianze di episodi di solidarietà che i paesani Roiani riservarono ai nuovi arrivati.

Questi, ospitati nella vecchia struttura riservata ai figli della “gente di Mare” durante il fascismo, in attesa del riconoscimento dello status di “profugo”, toccarono il nostro paese come “Porto sicuro” dal quale ripartire, nella speranza di recuperare una esistenza dignitosa e prospettive future.

Un parallelismo scontato, in questa attualità tristemente nota, è quello che porta alle nuove schiere di persone in fuga dalla guerra e dai regimi autoritari, che nuovamente trovano rifugio nel nostro territorio.

Non è raro imbattersi in profughi Afghani a passeggio nella ridente campagna Roiana, dignitosi nel loro saluto ma cordiali  ,con i loro occhi espressivi nei quali percepire nostalgia, rassegnazione ma anche speranza e gratitudine.

E’ormai abitudine vedere sfrecciare i ciclisti Ucraini per le strade delle 4 frazioni, austeri e concentrati, con la voglia di riscatto e di futuro che li caratterizza.

Un crocevia di popoli, di sogni e di speranze. Di rispetto e collaborazione, al netto delle diversità di ognuno.

La prospettiva che chiunque auspichi una civile convivenza tra i popoli dovrebbe perseguire .

Ma che purtroppo, in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia non è stata.

 



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