UN RICORDO DI EUGENIA - DI GIUSEPPE LALLI

UN RICORDO DI EUGENIA DI GIUSEPPE LALLI

La morte di Eugenia Vitocco è una di quelle notizie che rattristano. Eugenia   sembrava destinata a vivere in eterno, come tutte le persone sagge a cui non basta una sola vita per insegnare agli altri il bene e il bello, che sono parenti stretti, e che evocano l'eternità come loro condizione naturale.
Era una sorella maggiore che viveva lontano solo fisicamente da Assergi, come lei stessa teneva a precisare, ma non realmente, giacché il paese dove si nasce e si cresce dà a ciascuno - Eugenia ne era consapevole - quei colori del vissuto che restano per sempre nella grande tavolozza della vita.
Di "Assergi Racconta" Eugenia era ormai diventata  una sorta di nume tutelare, anzi una vestale.
Io e lei avevamo dialogato più di una volta, sia sul giornale che attraverso la posta elettronica personale. A me pareva che Eugenia, che tra l'altro padroneggiava con grande maestria la lingua italiana, come non avviene spesso tra gli emigrati in America, partiti il più delle volte in età assai giovane o addirittura pre-scolare, possedesse il talento della vera scrittrice. Aveva saputo far tesoro della sua doppia vita: quella trascorsa ad Assergi fin oltre la giovinezza e quella vissuta in America nella maturità e vecchiaia.
Eugenia era una poetessa. I suoi scritti erano pennellate sublimi di ricordi d'infanzia e lezioni di vita autentica, vita impastata di sofferenze acute e di gioie piene, come è per tutti, poeti e non poeti.
Una donna vera Eugenia Vitocco.

Mancherà molto a noi di "Assergi Racconta", non certo a quel Cielo che ha accolto la sua bella anima.
 



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