Bolli richiesti agli aquilani: la Regione deve sospendere la procedura coattiva in autotutela

Ieri è stata convocata la 1 commissione consiliare sul tema cartelle di recupero coattivo dei bolli non pagati. "Nessuna delle autorità politiche regionali invitate si è presentata alla riunione della commissione consiliare sul tema delle cartelle di recupero coattivo dei bolli non pagati. Questo è inaccettabile e va censurato»: così esordiscono, in una nota congiunta, i consiglieri comunali dell'opposizione aquilana Enrico Verini, Stefania Pezzopane, Gianni Padovani e Simona Giannangeli. Vogliono un intervento più incisivo della Regione: «Chiediamo immediatamente il ritiro delle cartelle in autotutela da parte della regione, e diffidiamo la stessa a percorrere la strada intrapresa per evitare la nascita di un contenzioso abnorme i cui costi legali, in caso di soccombenza dell'ente, sempre saranno imputati alla collettività dei cittadini e non alla autorità politica che ha promosso questa iniziativa con atti propri».Poi i quattro ripercorrono le tappe della vicenda: «È bene ricordare che ad alleviare i danni subiti dagli aquilani, era intervenuta una legge del 2011 che prevedeva il pagamento dei bolli auto relativi alle annualità del terremoto, nella misura del 40% dell'importo dovuto e in 120 rate da pagare in 10 anni vale a dire fino al 31 dicembre 2022. Scaduto questo termine, la Regione Abruzzo, ha inteso inviare cartelle di recupero coattivo ignorando ogni norma di prescrizione che, per i bolli auto, è certamente triennale». Spiegano: «Va ricordato che la prescrizione non riguarda in via generale e astratta il tributo, ma determina l'estinzione del diritto di credito in relazione alla singola scadenza di pagamento. In altre parole, ogni rata non pagata rappresenta un debito a se stante con la sua prescrizione. Facendo un esempio pratico, la scadenza della rata di gennaio 2013, doveva essere richiesta, pena la prescrizione, entro il 31 dicembre 2016. Ad oggi quindi la Regione può recuperare solo e unicamente le rate scadute successive a marzo 2020 e non quelle precedenti come invece ha fatto (senza considerare interessi a aggravi vari relativi agli anni precedenti)».Quindi l'affondo: «Inaccettabile quello che sta accadendo e testimonia, se ce ne fosse ancora bisogno, il carattere vessatorio della regione a trazione romana/pescarese verso la città dell'Aquila, trattata non solo in questo caso, in maniera ingiusta tanto da arrivare al vero insulto di dichiarare implicitamente ed esplicitamente 40mila cittadini aquilani e del cratere, evasori fiscali".
 



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